Apprezzati spettacoli chiudono il Festival del Teatro Romano di Volterra

Dopo la cancellazione di “Pane Amaro. La spartenza”, ultimi due spettacoli al Festival internazionale del Teatro Romano di Volterra. Avremo, tutti e due al Teatro Romano, mercoledì 8 l’atteso “Sarah e Victor” di Fernando Arrabal, mentre giovedì 9 sarà la volta dell’intenso “L’oppio di Demetra”, con la coeografia di Francesca Selva.

Partiamo da “Sarah e Victor”, dove Fernando Arrabal, alla veneranda età di ottantasei anni, continua a sorprenderci. Questa è la sua ultima opera, scritta per Mila Moretti, “un’attrice pericolante”, com’è stata definita in un film recente, che da anni risiede a Siena e che sublima i suoi problemi fisici, con una interpretazione di grande forza e singolarità, certo adattissima ad Arrabal, che l’ha eletta a sua musa personale.

Arrabal reinterpreta in “Sarah e Victor” la relazione tra Sarah Bernhardt e Victor Hugo. Intorno ai due irrompono la rivoluzione e il terrore, paradossalmente senza che questo li tocchi troppo. Come in tutti i testi di Arrabal una storia apparentemente lineare e casuale, si va moltiplicando attraverso punti di vista divergenti e riferimenti che variano, come ripetizioni della stessa immagine. Personaggi che si riflettono come in una galleria di specchi nei corridoi del subconscio, aprendo porte nuove che fanno intravedere storie parallele.

Victor Hugo insieme alla straordinaria attrice Sarah Bernhardt, in balia della rivoluzione. Ruy Blas, nella putrida corte di Castiglia, accanto alla Regina. Arrabal in mezzo al caos di una società che sembra sgretolarsi. “Sarah e Victor” entrano ed escono dai loro quadri, in un gioco che trasforma continuamente il paesaggio.

Un gioco che decontestualizza gli oggetti per ricontestualizzarli alla ricerca delle possibili risposte, attraverso piccole miserie umane ed ambiguità, verso la rivelazione e un colpo di scena finale. Un testo scritto apposta per lei, Mila Moretti, attrice protagonista e composto da Fernando Arrabal, con la regia di Sergio Aguirre. Lo spettacolo, una produzione AttoDue e TeatrO2.

Fernando Arrabal, poliedrico artista, viene considerato uno degli autori più importanti e completi del XX secolo, visto come l’incarnazione dell’arte contemporanea. Lo stile del dialogo è noto e richiama un teatro che porta spesso all’estremo le tematiche del realismo, dell’assurdità dell’esistenza. A teatro come al cinema. Cinico e maudit. Attacco frontale alla civiltà dei consumi e al buon gusto borghese, nei toni di un immaginario surrealista, blasfemo, macabro e sadico.

Fernando Arrabal schizza fuori da ogni linearità narrativa, innescando continui cortocircuiti come tanti campanelli d’allarme nella guerra senza quartiere che sono le relazioni umane. Un altro mondo che sbuca fuori da questo dialogo assurdamente fantastico. Con Mila Moretti, Marco Bonucci, Anna Mucelli. Regia Sergio Aguirre. Traduzione e Scene Marisa Casale. Costumi e Trucco Lucy Montalban. Consulenza coreografica Francesca Selva. Light Designer Alessandro Ruggiero.

In “L’oppio di Demetra”, in scena il agosto ancora al Teatro Romano, arriviamo in un’altra dimensione, quella della danza e del sogno. Racchiudendola nei suoi petali rossi, il papavero fa scivolare la protagonista in una dimensione onirica, ma al risveglio la riconsegna alla gabbia della realtà. Nuda sulla scena, preda dell'angoscia e della paura. Con il dolore che resiste e persiste, nonostante tutto. Difficile raccontare il dolore. In genere si tende a scappare, si fa di tutto per evitarlo. Ne abbiamo paura, è quasi un tabù parlarne. Ma il dolore, per quanti sforzi facciamo, fa parte della vita.
Combatterlo è necessario. A volte arrendersi diventa l’unica via di salvezza. ll papavero è il fiore dedicato alla dea Demetra, solo bevendone il succo, la dea trovava consolazione alla straziante perdita della figlia. Come lei anche la protagonista di “Oppio” è invasa dallo stesso insopportabile e straziante dolore. Cerca una via d’uscita. Ma la fuga è impossibile. L’oppio che le avvolge l'anima, leggero come una piuma, è solo un inganno.

Interprete: Silvia Bastianelli Coreografia: Francesca Selva Musica: Pergolesi, Vivaldi Soggetto e Messa in Scena: Marcello Valassina. Produzione Consorzio Coreografi Danza d’Autore/Compagnia Francesca Selva Con il contributo MIBACT e Regione Toscana. Ha scritto Philippe Verriele, dopo le recite ad Avignone: "Oppio is the gem of the Festival Avignon off".

Fonte: Ufficio stampa

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