Moschea. Opposizione: "Capriole tecniche per nascondere intolleranza"

Evidentemente, in questi tempi di ipocrita perbenismo, l'intolleranza va coltivata ma pudicamente nascosta; non solo nelle chiacchiere da bar ma anche nelle delibere amministrative.

Eh già, perché la delibera di giunta n. 152 del 31 luglio 2018 sin dal titolo - "Atto di indirizzo teso alla rivalutazione complessiva della situazione urbanistica della zona di Porta a Lucca" - pare proprio non aver neppure il coraggio di affrontare la questione per quella che è e pertanto la moschea (ipocritamente) neppure si nomina. In sintesi, si presenta Porta a Lucca come un quartiere oberato da molteplici problemi, dalla intensa e caotica viabilità, alla mancanza di parcheggi adeguati, alla vulnerabilità idraulica, all'esistenza di altri attuali o prossimi venturi luoghi di aggregazione, alla presenza del mercato cittadino ben due giorni alla settimana, alla mancanza di aree a verde. E così, la nostra nuova giunta, omettendo di menzionare il suo vero obiettivo, peraltro sbandierato ai quattro venti durante tutta la campagna elettorale, si lancia in una valutazione di impatto socio-ambientale, a dire il vero piuttosto casereccia, evidenziando anche che la nuova moschea attrarrebbe fruitori "da altri Comuni e da altre Province e ciò aggraverebbe ulteriormente una situazione già di per sé attualmente critica".

Su quali basi tecniche queste valutazioni siano formulate non è dato di sapere. Infatti, mentre nelle premesse si citano le normative, su questi passaggi mancano del tutto i riferimenti a studi, valutazioni ecc... E mancano anche, naturalmente, in riferimento alle valutazioni precedenti che hanno fatto da base per le previsioni urbanistiche. Dulcis in fundo, prima della parte di delibera vera e propria c'è scritto esplicitamente che viene "omesso il parere di regolarità tecnica (...), ai sensi dell’art. 49 D. Lgs. 267/2000, in quanto trattasi di atto di mero indirizzo". Il che comporta una negazione dell'assunto tecnico iniziale, confessando di fatto un orientamento che è tutto politico. E aggiungiamo, discriminatorio: perché non si propone di ridisegnare un quartiere e la mobilità in funzione dei servizi alla cittadinanza e nel rispetto dell'ambiente, ma semplicemente si mette in stand by la realizzazione della moschea.

Allora, ricordiamo alcune cose, a partire dal fatto che la zona interessata dalla costruzione della moschea fa parte di un comparto più ampio di ristrutturazione urbanistica che comprende diverse destinazioni d'uso:
- la parte più a sud è destinata a residenza e verde pubblico ed è soggetta a piano urbanistico attuativo;
- la parte più a nord è invece destinata a servizi religiosi per il culto, attività culturali e sociali e verde pubblico, ed è attuabile con un intervento diretto che ne favorisce la più veloce realizzazione prevedendo la possibilità che il soggetto proprietario dell'area si impegni con un semplice atto d'obbligo a realizzare una o più destinazioni previste dallo strumento urbanistico;
- le due parti hanno un'ampia area di verde pubblico in comune, collocata lungo la via del Brennero.
Sottolineiamo che le aree per il culto ed altri servizi non rispondono ad interessi privatistici, ma soddisfano le quantità minime di dotazioni per gli insediamenti residenziali. Lo dice il Decreto Ministeriale del 1968 che considera la destinazione d'uso per il culto fra le dotazioni minime indispensabili di attrezzature di interesse comune, riconoscendo - dal momento che non specifica i culti - l'interesse pubblico ad ogni tipo di religione. L’“area per la moschea”, quindi, fornisce servizi pubblici alla cittadinanza, e il Comune non la può eliminare con una variante urbanistica senza adeguate motivazioni di superiori interessi pubblici. Ed è difficile davvero motivare la cancellazione di destinazioni, anche parziali, ad “edifici per il culto”: perché si determinerebbe una palese discriminazione in contrasto con la Costituzione.

Senza contare che ridurre le aree per standard pubblici non è possibile senza una revisione dell'intero Regolamento Urbanistico. La legge urbanistica regionale stabilisce che ogni 5 anni ne venga fatto un monitoraggio e che ogni variante sia adeguatamente motivata, soprattutto se interessa servizi pubblici. Questa procedura garantisce principalmente l'interesse pubblico ma anche quello privato, ed ogni atto in contrasto non può che ledere gli interessi della collettività e rivestire probabili profili di illegittimità.

Che ridisegnare il quartiere e la mobilità di Porta a Lucca sia necessario non dubitiamo. Questo va fatto attraverso un'ottica complessiva di qualità urbanistica, ambientale e sociale, e nel rispetto dei diritti, delle leggi e delle procedure previste. Non con capriole tecniche ma a partire dalla Costituzione, cui comunque i regolamenti urbanistici sono soggetti.

Diritti in comune Una città in comune, Rifondazione Comunista, Possibile

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