Avevamo espresso la nostra perplessità già un anno fa, quando l'abrogazione dei voucher a seguito del referendum promosso dalla CGIL fu seguita da una nuova normativa che aveva ed ha tuttora il difetto di considerare lavoro occasionale, pur con dei limiti, qualunque lavoro si svolga entro un certo limite di corrispettivo economico, senza alcun riferimento ad una reale occasionalità. Oltretutto con una forma, quella del contratto di prestazione occasionale, che di fatto è una possibilità, per il datore di lavoro, di non applicare forme contrattuali esistenti che garantirebbero più diritti e tutele ai lavoratori.
Ora, se sarà confermato, l’intervento governativo sui voucher peggiorerà una normativa già discutibile, spacciandola peraltro, come il titolo dell'emendamento recita, per una misura a favore degli stessi lavoratori!
Verrà introdotto il principio dell’autocertificazione della loro condizione soggettiva (pensionati, studenti, disoccupati, non iscrizione negli elenchi anagrafici per i lavoratori agricoli), elemento che condizionerà pesantemente in negativo il già scarso profilo sanzionatorio.
Si amplierà il numero dei dipendenti oltre i quali è fatto divieto di ricorso al lavoro occasionale per le aziende alberghiere e per le strutture ricettive, creando un pericoloso precedente ed estendendo di fatto l'utilizzo di uno strumento che "concorre" in dumping con il lavoro stagionale.
Si aumenterà, in agricoltura, strutture alberghiere ed enti locali, l'arco temporale (da 3 a 10 giorni) in cui l'utilizzatore deve comunicare, oltre ad altri elementi, la data di inizio e di termine della prestazione e il monte orario complessivo presunto, lasciando molto, troppo spazio ad un possibile uso della piattaforma Inps per coprire, più che per far emergere, il lavoro non regolare.
Si consentirà all'utilizzatore di poter effettuare il versamento delle somme per pagare il prestatore anche attraverso un intermediario ed al prestatore di ricevere il pagamento del compenso presso gli sportelli postali solo a seguito di richiesta all'atto della registrazione e con oneri a suo carico.
Con queste norme, quindi, tante imprese dei settori dell’agricoltura, del commercio, del turismo e dei servizi subiranno la concorrenza sleale di chi già sta facendo i conti, grazie ai voucher, di puntare sullo sfruttamento e sulla bassa qualità del prodotto e delle condizioni lavorative delle persone.
I voucher non riducono la precarietà ma nascondono il lavoro nero e creano un dualismo all'interno dello stesso settore fra lavoratori "inclusi" con diritti contrattuali e lavoratori "esclusi" ai quali diritti e trattamenti economici sono del tutto preclusi. C'è davvero bisogno di regalare alle imprese ulteriore flessibilità non contrattata che consentirà di pagare meno e di utilizzare a piacimento chi lavora?
Fonte: Ufficio di Segreteria CGIL Siena Ufficio Stampa e Comunicazione CGIL Siena
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