Beni comuni, approvata la modifica dello Statuto toscano, inserita la tutela dei beni comuni
Passaggio finale in aula per la modifica dello Statuto: la Toscana è la prima Regione che prevede nel proprio Statuto una disciplina dedicata al tema dei beni comuni, le dichiarazioni di Titta Meucci e Giacomo Bugliani
L’obiettivo che mi ero prefissata portando avanti questa proposta – spiega Titta Meucci consigliera regionale e prima firmataria della proposta di legge statutaria da cui ha preso il via la modifica attuale - era quello di aggiornare uno statuto che risaliva al 2005, una vita fa se si pensa all’evoluzione della sensibilità sociale insieme all’affermarsi di nuove forme della democrazia rappresentativa pur nell’ambito e nel rispetto della Costituzione. Con la modifica statutaria approvata oggi la regione Toscana non solo ha tagliato il traguardo della regione prima in italia ad inserire nel suo statuto la tutela dei beni comuni, ma interviene non solo a consolidare un indirizzo già presente in molti Comuni del nostro territorio ma anche a sostenere l’azione del governo regionale già da tempo concretamente vicino e attento a quelle forme innovative di collaborazione civica che costituiscono l’essenza del principio di sussidiarietà sancito in Costituzione.
Grande soddisfazione è stata espressa anche dal presidente della prima commissione Giacomo Bugliani, “Provo grande soddisfazione nell’annunciare che il Consiglio Regionale della Toscana, primo in tutta Italia, ha appena modificato il proprio Statuto inserendovi la valorizzazione dei Beni Comuni. In un momento storico come quello in cui viviamo, è un atto di grande significato prevedere la tutela di risorse che soddisfano i bisogni della comunità e che esaltano il senso di solidarietà e di partecipazione attiva dei cittadini alla realizzazione dell’interesse generale. Sono orgoglioso di una Regione che esalta i veri valori dell’uomo e si attiva per far riemergere il senso di comunità”.
Beni comuni: la Toscana, prima in Italia, li inserisce in Statuto
Approvato in aula a maggioranza, in seconda lettura, il testo unificato di modifica statutaria che deriva da due proposte di legge di Pd e Sì-Toscana a sinistra
Via libera alla proposta di legge statutaria in materia di tutela e valorizzazione dei beni comuni. L’atto, dopo la prima votazione avvenuta nel maggio scorso, è stato approvato in seconda lettura questa mattina, primo agosto, dal Consiglio regionale.
La norma, che è passata a maggioranza con il voto favorevole di Pd, M5S, Sì-Toscana a Sinistra e del Gruppo misto/Tpt, pone tra gli obiettivi fondamentali della Regione Toscana anche “la tutela e la valorizzazione dei beni comuni intesi quali beni materiali e immateriali e digitali che possono essere riconosciuti di interesse diffuso”.
Come ha tenuto a sottolineare il presidente del Consiglio regionale Eugenio Giani in aula, “con l’approvazione di questa proposta di legge la Toscana si pone all’avanguardia. E’ infatti la prima Regione che prevede nel proprio Statuto un concetto importante come quello dei beni comuni”.
Il testo approvato oggi in seconda lettura nasce dalla sintesi, a suo tempo operata, di due proposte di legge a firma del gruppo del Partito democratico e di Sì-Toscana a sinistra.
“E’ un passo storico – ha commentato Tommaso Fattori (Sì-Toscana a Sinistra) –, con cui la Toscana guadagna un primato nazionale ed europeo nel riconoscere nello Statuto i beni comuni. E’ il frutto di una cultura diffusa dopo il referendum del 2011 sull’acqua, per cui sempre più spesso si assiste sui nostri territori alla condivisione di beni comuni, il che ci permette di applicare il principio di sussidiarietà”.
Fattori (Sì): “Approvata la nostra legge statutaria”
Via libera definitivo alla proposta di legge statutaria in materia di tutela e valorizzazione dei beni comuni. L’atto, dopo la prima votazione avvenuta nel maggio scorso, è stato approvato in seconda lettura questa mattina, primo agosto, dal Consiglio regionale con il voto favorevole di Sì - Toscana a Sinistra, Pd, M5S, Gruppo misto. Si tratta di un testo unificato che deriva dalla sintesi di due proposte di legge, l’una a firma di Sì-Toscana a Sinistra e l’altra del PD.
“La Toscana è la prima Regione a riconoscere i beni comuni nel proprio Statuto, impegnandosi a valorizzarli e a tutelarli”, afferma Tommaso Fattori, capogruppo di Sì - Toscana a Sinistra, che di beni comuni si occupa fin dalla fine degli anni ’90 e che è stato uno delle figure di riferimento del referendum del 2011 contro la privatizzazione dell’acqua. Con la modifica approvata, nello Statuto si prevede che la regione Toscana tuteli e valorizzi “i beni comuni, intesi quali beni materiali, immateriali e digitali che esprimono utilità funzionali all’esercizio dei diritti fondamentali della persona, al benessere individuale e collettivo, alla coesione sociale e alla vita delle generazioni future e la promozione di forme diffuse di partecipazione nella gestione condivisa e nella fruizione dei medesimi”. “Una formulazione che riprende la definizione datane da Stefano Rodotà”, ricorda Fattori, che con Rodotà ha avuto “la fortuna di fare un bel pezzo di strada assieme”.
“E’ un momento storico, a 7 anni dalla vittoria del referendum per l’acqua” - continua Fattori - “Ora si tratta di porre un argine alla privatizzazione e mercificazione dilagante di beni comuni fondamentali, come appunto l’acqua, che devono essere preservati e la cui gestione deve essere condivisa e partecipata. Non a caso a gennaio scorso abbiamo presentato la prima legge regionale che si propone di ripubblicizzare il servizio idrico integrato.”
“Ma si tratta anche - aggiunge Fattori - di saper riconoscere e tutelare la gran quantità di esperienze che si stanno moltiplicando grazie a gruppi di cittadini che si prendono cura di beni comuni urbani o rurali. Che sia il piccolo orto urbano, il giardino restituito alla fruizione collettiva grazie all’impegno di abitanti della zona o la fattoria prima abbandonata e degradata e ora finalmente riattivata da un collettivo di contadini, si tratta sempre di forme con cui gruppi di persone si autorganizzano per condividere una risorsa, generando effetti positivi per la collettività e l’ambiente, contrastando lo spreco e il degrado. Queste esperienze sono state perlopiù ostacolate, adesso vanno incoraggiate e protette”.
“Siamo ricchi di beni comuni, di risorse condivise materiali ma anche immateriali, come ad esempio il software libero o wikipedia. La capacità cooperativa e collaborativa umana deve essere valorizzata e dobbiamo proteggere questi beni dall’assalto del mercato e del profitto. Non ci sono beni comuni senza relazioni di condivisione, senza una gestione partecipativa, insomma, i beni comuni non esistono senza le persone che se ne prendono cura, che li creano e li ricreano a vantaggio della collettività”, commenta Fattori.
“I beni comuni obbligano anche a ripensare il principio di sussidiarietà, spesso distorto, secondo una nuova logica che riassumerei così: ‘ubi minor, maior cessat’, ossia, dove c’è una comunità di persone si sta prendendo cura di un determinato bene, non solo se ne deve impedire la mercificazione ma anche l’istituzione deve farsi da parte o eventualmente partecipare, ma in forma non dominante, senza sottrarre spazio alla capacità di autorganizzazione di chi tutela e vivifica il bene”, afferma Fattori.
“Questa legge statutaria interviene sulle finalità della Regione, adesso si tratterà di tradurre i principi in atti concreti: per questo abbiamo da tempo depositato una legge ordinaria sui beni comuni, un’altra legge l’ha invece depositata il PD, di segno diverso, e il dibattito in commissione e in un apposito gruppo di lavoro è aperto”.
Apicoltura, via libera alla nuova legge regionale. Anselmi (PD): “Aggiornamento importante per tutela e sviluppo del settore”
Dopo il sì unanime ricevuto pochi giorni fa in Commissione, la Proposta di legge che modifica l’esercizio, la tutela e la valorizzazione dell’apicoltura arriva in aula e viene approvata, anche in questa sede, con il voto favorevole di tutti i consiglieri.
“Quello dell’apicoltura è un settore che merita tutta la nostra attenzione – spiega Gianni Anselmi, presidente della commissione Sviluppo economico e rurale, illustrando l’atto in aula –, vede la presenza di aziende di varie dimensioni, molte di natura familiare, giovanile e femminile. I prodotti sono tra le eccellenze che può vantare la Toscana. Crediamo, quindi, sia doveroso e opportuno dotarci di una norma moderna e che ben possa rispondere alle esigenze dei produttori garantendo, al contempo, la massima tutela delle api e degli ecosistemi in generale. Quello che approviamo oggi è un testo evoluto rispetto al precedente e l’impegno è quello di proseguire nella strada del supporto al comparto per favorirne sempre di più lo sviluppo”.
“Una vera e propria nuova legge regionale, seppur sostitutiva della 21 del 2009, che introduce importanti modifiche per l’attività e la tutela dell’apicoltura nella nostra regione – prosegue Anselmi –. Il testo parte dalle modifiche apportate alla normativa nazionale per inserire alcune novità, per lo svolgimento dell’attività apistica, ad esempio, viene introdotto un parametro oggettivo che delimita l’ambito dell’attività per autoconsumo al limite massimo di 10 arnie; per le attività commerciali si cerca di sburocratizzare e di alleggerire le procedure per l’attivazione dell’impresa; per una maggiore tutela delle api e degli insetti pronubi (che trasportano il polline da un fiore all'altro permettendo l'impollinazione), la cui presenza è fondamentale per l’equilibrio dell’ecosistema, la proposta rivede anche la norma relativa al divieto di utilizzo di prodotti fitosanitari che possano essere dannosi nei periodi di fioritura; si introducono, infine, tutele di carattere ambientale, delineando zone di rispetto per la tutela delle api regina”.
Apicoltura: nuova legge in Toscana
Approvata all’unanimità la normativa che modifica l’esercizio, la tutela e la valorizzazione dell’apicoltura: 32 voti favorevoli su 32 votanti
In Toscana approvata all’unanimità una nuova legge sull’apicoltura: 32 voti favorevoli su 32 votanti. La legge, sostitutiva della 21 del 2009, è volta a modificare le norme per l’esercizio, la tutela e la valorizzazione dell’apicoltura al fine di recepire nell’ordinamento regionale le recenti novità in materia di apicoltura, introdotte a livello legislativo nazionale con le “Deleghe al Governo e ulteriori disposizioni in materia di semplificazione, razionalizzazione e competitività dei settori agricolo e agroalimentare, nonché sanzioni in materia di pesca illegale”.
L’atto, come spiegato dal presidente della commissione Sviluppo economico e rurale Gianni Anselmi (Pd), poggiando su modifiche apportate alla normativa nazionale, introduce una serie di novità. “Tra le più rilevanti l’inserimento del perimetro per lo svolgimento dell’attività apistica: viene introdotto un parametro oggettivo che delimita l’ambito dell’attività per autoconsumo al limite massimo di 10 arnie”, ha ricordato. Per una maggiore tutela delle api e degli insetti pronubi (che trasportano il polline da un fiore all'altro permettendo l'impollinazione) viene rivista anche la norma relativa al divieto di utilizzo di prodotti fitosanitari, che possano essere dannosi nei periodi di fioritura e si delineano zone di rispetto per la tutela delle api regina.
“L’intento dell’atto è anche quello, per le attività commerciali - ha detto Anselmi - di cercare di sburocratizzare e di alleggerire le procedure per l’attivazione dell’impresa”, a partire dalle modifiche all’iter per l’inizio e lo svolgimento dell’attività di apicoltura.
Di “norma condivisibile” ha parlato Tommaso Fattori (Sì-Toscana a sinistra), interessato soprattutto alla tutela delle api, costrette a convivere con l’uso dei pesticidi. Il consigliere ha anche presentato un proprio emendamento - approvato dall’aula - che va ad incidere sulle sanzioni, portandole da 15 mila a 30 mila euro. A favore dell’atto si è dichiarato anche Roberto Salvini (Lega), che ha lamentato la scarsa tutela delle api e invitato a un maggiore controllo sulla densità delle arnie. Irene Galletti (M5S) si è, invece, soffermata sull’importanza della semplificazione amministrativa e burocratica, per una regione come la Toscana “a vocazione apistica”. La consigliera ha, inoltre, invitato la Regione a investire di più in tutte le filiere minori. “Condivido lo spirito della legge: quando si parla di sburocratizzare sono sempre d’accordo”, ha esordito Monica Pecori (Gruppo misto/Toscana per tutti), che ha espresso perplessità sul rilascio dei patentini per l’utilizzo di fitofarmaci e invitato a riflettere sulla difficoltà a effettuare verifiche puntuali nell’apicoltura.
Un “grazie per il lavoro svolto”, al presidente e alla commissione tutta, ma anche al legislativo del Consiglio – che ha permesso quasi una riscrittura della legge 21, che va a recepire norme nazionali e direttive europee – è arrivato dall’assessore all’Agricoltura Marco Remaschi, che ha parlato di un “settore in crescita in Toscana, cui garantire sostegno normativo ed economico”. “Raccolgo le sollecitazioni e le sottolineature emerse – ha concluso – utili a migliorare e a far crescere il sistema”.
Economia: mozione per proseguire sostegno lavoratori Tmm
Presentato dalla consigliera Irene Galletti (Movimento 5 stelle), l’atto impegna la Giunta a prevedere corsi specifici per i lavoratori riunitisi in cooperativa e forme di sostegno formativo a quanti non sono confluiti nell’impresa collettiva
“Proseguire nel sostegno agli ex lavoratori dell’azienda Tmm di Pontedera (Pi) è quanto chiede la mozione approvata dal Consiglio regionale e presentata dalla consigliera del Movimento 5 stelle Irene Galletti.
L’atto impegna la Giunta a prevedere corsi di formazione per i lavoratori riunitisi in cooperativa e forme di sostegno formativo agli ex impiegati Tmm non confluiti nell’impresa collettiva.
Nel testo si ricorda che in tempi brevissimi una trentina di lavoratori della fabbrica firmeranno l’atto costitutivo della cooperativa. Un’iniziativa presa a seguito della chiusura dell’azienda e della conseguente perdita dei loro posti di lavoro, che viene giudicata “lodevole”.
Sulla vicenda della Tmm il Consiglio della Toscana si è già espresso con due atti a sostegno dei dipendenti. Uno a firma Pd, Art.1/Mdp, l’altro presentato da Sì – Toscana a sinistra.
Crisi aziendali: Regione segua vicenda Molino Rossi, mozione unanime
Presentata dal Partito democratico, prima firmataria Alessandra Nardini. “Scongiurare chiusura è nostra priorità, 33 lavoratori e 20 dell’indotto a rischio licenziamento”
Crisi aziendali: il Consiglio regionale della Toscana approva con voto unanime una mozione presentata dal Partito democratico sulla situazione dell’azienda Molino Roberto Rossi di Ripafratta, nel Comune di san Giuliano Terme (Pisa). La mozione, prima firmataria la consigliera Alessandra Nardini, impegna la Giunta regionale a “monitorare la situazione, in considerazione delle “possibili ricadute negative in termini sociali per un territorio già colpito dalle conseguenze della crisi economica nelle strutture produttive e negli assetti occupazionali dei molteplici comparti dell’economia provinciale.
“Torniamo a parlare di lavoro – dichiara in aula Alessandra Nardini – l’azienda sta attraversando un momento di particolare difficoltà. Siamo certi che la Regione come sempre non mancherà nel suo impegno, lo testimonia l’incontro fissato per il 3 agosto con i sindacati, le istituzioni e la proprietà. L’eventualità dello stop definitivo dell’azienda è assolutamente da scongiurare. Il rischio è che nell’anno in cui si festeggiano i 120 anni dalla fondazione, 33 lavoratori, oltre ai 20 impegnati nell’indotto, ricevano addirittura la lettera di licenziamento. L’azienda non ha perso né commesse, né ha subito cali di produzione. Vive una crisi che può essere attribuita a un investimento di alcuni anni fa, quando ha acquisito quote di una società di Altopascio che già versava in una situazione difficile. Individuare soluzioni che possano scongiurare la chiusura definitiva di questa attività, conclude Alessandra Nardini, “è una nostra priorità”.
Molino Rossi di San Giuliano Terme. Nardini, Mazzeo e Pieroni (PD): “Salvaguardare posti di lavoro e produzione”
Mozione approvata all’unanimità dall’aula del Consiglio regionale
“Chiediamo alla giunta regionale di continuare a monitorare la crisi del Molino Rossi, una delle aziende storiche del nostro territorio che sta attraversando un momento di particolare difficoltà. Siamo certi che l’impegno dell’unità di crisi della Regione, come sempre, non mancherà e lo testimonia l’incontro già fissato per il 3 agosto con sindacati, istituzioni e proprietà, ma sentiamo il dovere di esprimere anche il nostro sostegno approvando quest’atto in aula”. Così i consiglieri regionali Alessandra Nardini, Antonio Mazzeo e Andrea Pieroni sulla mozione presentata e approvata in aula.
“L’eventualità di uno stop definitivo delle attività del Molino Rossi è assolutamente da scongiurare per le molteplici ricadute che avrebbe sul territorio sia dal punto di vista occupazionale e sociale, che da quello economico – commenta Alessandra Nardini illustrando l’atto –. Il rischio che proprio nell’anno in cui il Molino festeggia i centoventi anni dalla fondazione i lavoratori, 33 più circa 20 unità impegnate nell’indotto, ricevano una lettera di licenziamento pare oggi più che mai concreto e porta con se un alone di delusione e rabbia, perché l’azienda negli anni non ha perso commesse né subito cali di produzione, ma vive una crisi probabilmente ascrivibile dall’investimento di sette anni fa con cui la proprietà ha acquisito le quote di una società di Altopascio, già in difficoltà. Questo territorio è già duramente colpito dagli effetti della recessione, viviamo ormai in una sorta di costante emergenza occupazionale e produttiva, per questo individuare, attraverso il confronto, soluzioni che nel tempo possano scongiurare la chiusura definitiva di attività è fondamentale per dare ossigeno e prospettive alle comunità”.
L’atto, approvato all’unanimità dall’aula del Consiglio, è stato sottoscritto anche dai capigruppo del Partito Democratico Leonardo Marras e di Mdp Articolo 1 Serena Spinelli e dal presidente della commissione Sviluppo economico Gianni Anselmi.
Caccia al cinghiale: nuova cartografia per la stagione venatoria
Voto a maggioranza del Consiglio regionale. Si sono dichiarati contrari Tommaso Fattori (Sì – Toscana a sinistra) e Irene Galletti (Movimento 5 stelle). Astensione di Roberto Salvini (Lega). Passano a maggioranza anche tre emendamenti (presentati da Pd e Art.1/Mdp)
La prossima stagione venatoria in Toscana avrà nuove aree vocate alla caccia al cinghiale. Lo ha deciso l’aula di palazzo del Pegaso, approvando a maggioranza la delibera per la revisione delle zone dove sarà possibile cacciare i cinghiali. Si sono dichiarati contrari Tommaso Fattori (Sì -Toscana a sinistra) e Irene Galletti (Movimento 5 stelle). Voto di astensione da parte di Roberto Salvini (Lega).
Il Consiglio ha approvato anche tre emendamenti presentati rispettivamente dal presidente della commissione Sviluppo economico e rurale Gianni Anselmi (Pd), dal presidente della commissione Affari istituzionali Giacomo Bugliani (Pd) e dalla capogruppo Art.1/Mdp Serena Spinelli sottoscritto anche dalla consigliera Fiammetta Capirossi (Pd). Le modifiche riguardano le aree nei territori di Livorno, della Lunigiana e della Val di Sieve.
Come spiegato dal presidente Anselmi, “questa norma rappresenta uno stralcio del Piano faunistico venatorio di prossima adozione”, e il nuovo inquadramento delle aree vocate e non vocate al cinghiale (individuate secondo i criteri previsti dalla legge regionale 10/2016 - Legge obiettivo per la gestione degli ungulati in Toscana-) non introduce un fattore di totale novità nella gestione faunistica delle popolazioni di ungulati. “La delibera rappresenta una revisione dell’attuale assetto già previsto dalle amministrazioni provinciali con i propri piani faunistico venatori, già sottoposti nel corso dell’iter di approvazione alle procedure di valutazione ambientale strategica (Vas) e di valutazione d’incidenza sui Siti della Rete Natura 2000”, ha continuato il presidente.
L’aggiornamento delle aree vocate e non vocate al cinghiale si configura, pertanto, come una modifica minore e non sostanziale del quadro pianificatorio vigente.
Come ricordato da Anselmi, l’iter per la definizione delle nuove aree è stato lungo; i criteri erano stati presentati dall’assessorato oltre due anni fa. Poi, le numerose osservazioni da parte delle associazioni di categoria e dagli Ambiti Territoriali di Caccia (Atc) e infine, un lavoro di analisi che ha visto impegnati i consiglieri regionali nella valutazione di proposte correttive fino al parere favorevole a maggioranza in commissione Agricoltura e al voto dell’aula. La parola passerà, quindi, agli Atc, chiamati a provvedere alla nuova perimetrazione delle aree vocate nei territori di competenza e all’individuazione dei distretti di gestione, a cui andranno assegnate le squadre per la caccia al cinghiale in battuta.
Il presidente, alla fine del proprio intervento, dopo aver ringraziato le strutture della Giunta, che hanno permesso di poter evadere le numerose richieste di modifica pervenute, ha sottolineato “la necessità di mettere uno strumento legislativo in campo”. E parlando dell’Isola d’Elba, dove di persona ha avuto incontri sul territorio, ha aggiunto: “abbiamo pensato di lasciare le cose come stanno, perché nelle aree non vocate non ci sono strumenti efficaci di rimozione della specie”.
E proprio sull’Isola d’Elba, in sede di dichiarazione di voto, il consigliere Fattori ha ricordato l’opinione espressa dal Parco nazionale dell’arcipelago toscano secondo il quale quell’area “non è vocata”. Sulla caccia in generale, il presidente del gruppo Sì-Toscana a sinistra si è dispiaciuto del fatto che si continui a ritenere l’attività venatoria “strumento per contrastare la densità”.
La vicepresidente della commissione Sviluppo economico e rurale, Galletti, ha contestato quanto dichiarato dal presidente Anselmi: “questa è una delibera che ridisegna le aree e non uno stralcio del Piano faunistico e venatorio”. La consigliera si è dichiarata poi stupita dalle richieste della maggioranza per la revisione della normativa nazionale: “avete avuto molto tempo per intervenire quando eravate al Governo. È tra gli impegni che abbiamo preso e interverremo. Ma con la nostra idea di caccia” ha dichiarato.
Un voto di astensione anche “molto critico” è arrivato da Salvini secondo il quale il provvedimento “non affronta seriamente il problema. Siamo anzi convinti che alla lunga la situazione si aggraverà ulteriormente”. Il consigliere ha poi ricordato quanto detto dall’assessore all’Agricoltura Marco Remaschi sulla considerevole diminuzione dei danni. “Ne siamo lieti, ma sarebbe opportuno che venissero pagati i danni degli anni passati”.
Sulle opinioni espresse dal Parco nazionale dell’arcipelago toscano ricordate da Fattori è intervenuto il presidente Anselmi che ha ricordato: “Tra gli impegni assunti dal presidente c’è anche quello di verificare con maggiore nitidezza quanto sia l’impatto di questa attività”.
Caccia al cinghiale: il dibattito in aula
Gli interventi di Tommaso Fattori (Sì-Toscana a sinistra), Roberto Salvini (Lega), Gabriele Bianchi (M5S), Irene Galletti (M5S), Simone Bezzini (Pd) e la replica dell’assessore Marco Remaschi
“Affidare la soluzione della popolazione dei cinghiali alle associazioni venatorie è per noi causa del proliferare degli ungulati”. Con queste parole il consigliere Tommaso Fattori (Sì -Toscana a sinistra) ha aperto il dibattito in Consiglio, ribadendo la non validità della legge Remaschi, come dimostrano i danni all’agricoltura. “E’ necessaria una strategia più articolata e complessa se vogliamo risolvere le problematiche legate agli ungulati”, ha sottolineato.
Questa delibera è connessa alla legge 10 e dovrebbe portare ad un incremento delle catture, ma per Roberto Salvini (Lega) “non è ancora sufficiente, il problema di fondo è la densità e la regolamentazione della legge”. “Le aree vocate devono essere zone boschive, non possono trovarsi nel bel mezzo di zone coltivate”, ha sottolineato, invitando a contenere la specie, in difesa dell’agricoltura e degli allevatori.
“Noi siamo contrari alle legge 10 e anche a questa delibera”, ha esordito Gabriele Bianchi (M5S), invitando a tenere d’occhio ciò che avviene nel settore della caccia e degli Atc (Ambiti territoriali di caccia), “dove non c’è assolutamente governance”. “Stiamo assistendo alla mancanza di pianificazione e monitoraggio – ha concluso – e non c’è alcun rispetto né per l’agricoltura né per i cacciatori”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Irene Galletti (M5S) che, partendo dalla legge 10 e definendola una norma “fallimentare e da abrogare”, si è soffermata sulla necessità di “rifare il Piano faunistico regionale, vecchio di otto anni”. E “incuriosita” dalle tante sollecitazioni arrivate, ha chiesto se siano espressione dei territori.
“Il mio intervento si limiterà a una chiosa politica” ha sottolineato Simone Bezzini (Pd), invitando i consiglieri della Lega e del Movimento 5 Stelle a parlare con i ministri dell’Agricoltura e dell’Ambiente. “A livello nazionale siete maggioranza parlamentare – ha affermato – e vorrei evidenziare che abbiamo una normativa obsoleta, il quadro nazionale deve cambiare e non potete esimervi”.
Anche la replica dell’assessore all’Agricoltura Marco Remaschi è partita dall’importanza di rivedere la legge nazionale e, venendo alla Toscana, ha precisato: “l’obiettivo è ridurre la densità degli ungulati nella nostra regione, per dare risposte al mondo agricolo”. Secondo l’assessore è “una battaglia da fare insieme, collaborando con il governo nazionale e continuando a dialogare con i territori, dai quali abbiamo ricevuto e sempre riceviamo sollecitazioni”. In tema di legge 10, Remaschi ha affermato che “i danni in Toscana sono diminuiti e il monitoraggio va fatto al termine dei tre anni”. “Questo provvedimento, che ha richiesto tanto lavoro, non è il migliore degli atti, ma va ad incidere sulla densità: abbiamo ancora della strada da fare e l’importante è continuare insieme”, ha concluso l’assessore.
Elba, area vocate per il cinghiale. Fattori (Sì): “La Regione respinge le richieste del Parco nazionale e svela il bluff: l’obiettivo è allargare le zone di caccia, non contenere i cinghiali. Danni per gli agricoltori”.
Il Consiglio regionale ha approvato oggi, con il voto contrario dei consiglieri di Sì- Toscana a Sinistra, la Revisione delle aree vocate e non vocate alla specie cinghiale (Sus scrofa) in regione Toscana.
“Con la revisione delle così dette aree vocate al cinghiale, si svela il bluff della legge sulla caccia voluta dall’assessore Remaschi. Zone della nostra regione come l’isola d’Elba ora pullulano di ‘aree vocate’, cioè di aree in cui la specie cinghiale deve essere conservata, al fine di poterla cacciare, e non eradicata. Il che è perfettamente in linea con la legge regionale sulla caccia voluta da Remaschi che a parole afferma di voler aiutare gli agricoltori che subiscono danni, ma in concreto affida ai soli cacciatori il compito di contrastare la sovrappopolazione di cinghiali. Il problema è che spesso è proprio la caccia a determinare il proliferare di questi animali, non solo perchè chi caccia ha un ovvio interesse a continuare a farlo, ma anche perchè gli studi scientifici mostrano una chiara correlazione tra caccia ed estro delle scrofe, e dunque aumento della prolificità della specie”, dichiara Tommaso Fattori, capogruppo di Sì Toscana a Sinistra.
“Il caso dell’Elba è emblematico. In quest’isola i cinghiali si erano estinti all’inizio dell’Ottocento ma sono stati reintrodotti negli anni 60/70 dai cacciatori, ai soli fini venatori e ricreativi. E ovviamente non sono stati reintrodotti i cinghiali maremmani ma cinghiali ungheresi e ibridati, insomma, specie aliene. Nel corso degli anni, questi nuovi ospiti hanno raggiunto un numero insostenibile e causato ingenti danni all’agricoltura, alla viticoltura e alla biodiversità locale. Il Parco nazionale sta portando avanti da tempo una saggia politica non conservativa, con azioni mirate ed efficaci di contenimento. Con la decisione di oggi, invece, in tutte le aree esterne al Parco, alcune delle quali ricomprese nelle Zone di protezione e conservazione speciale, i cinghiali saranno liberi di mangiarsi la fauna e la flora per il solo diletto di pochi cacciatori. Il che non è solo un danno per la biodiversità dell’isola ma anche per gli agricoltori”.
"Abbiamo portato queste argomentazioni nel dibattito d’aula di oggi, senza riuscire a far correggere il tiro. Dispiace che proprio un collega elbano, il presidente della commissione Anselmi, sia stato il più convinto a sostenere e difendere una scelta che va contro le indicazioni non solo del Parco, ma anche di Legambiente, ISPRA e pure del Nucleo di valutazione regionale che raccomandava attenzione a queste indicazioni”
Toscana, approvata dal Consiglio la legge MONNI sull'economia circolare
La vice capogruppo PD in Regione : “La Toscana continua la sua svolta verde. Centrosinistra compatto per una regione più forte, equa e sostenibile.”
“La Toscana sceglie definitivamente la strada della sostenibilità e dell’economia circolare”. Lo afferma la vice capogruppo del Pd in Regione Monia Monni prima firmataria della legge sull’economia circolare che orienta le politiche regionali verso il modello dell'economia circolare, individuando obiettivi e contenuti minimi nel coordinamento dei settoriali regionali con il Programma regionale di Sviluppo (Prs) che la Giunta dovrà presentare al Consiglio entro tre mesi. La legge ha avuto il via libera del Consiglio regionale con i voti a favore, oltre che del Pd, anche di Art1-MDP e Sì Toscana a Sinistra “Questa legge- ha detto Monia Monni intervenendo in aula - orienta tutte le politiche regionali verso questa direzione. Una proposta assolutamente innovativa che non confina queste tematiche in esclusiva relazione al ciclo dei rifiuti, ma conferisce la giusta connotazione di trasversalità. Se vogliamo concretamente parlare di sostenibilità ed economia circolare dobbiamo guardare alla società nel suo insieme: ambiente, forme di sviluppo, diritti, lotta alle diseguaglianze, salute, energia, mobilità ed istruzione. E sul voto a favore delle altre forze politiche presenti in Consiglio Monni è soddisfatta “Sono contenta - prosegue la vice capogruppo- nel vedere che tutto il centrosinistra ha votato a favore di questa proposta di legge, segno evidente che esiste un perimetro culturale comune che abbiamo il dovere di riscoprire insieme, a partire proprio dalle tematiche legate alla sostenibilità, all'ambiente ed ai nuovi processi di sviluppo. Il centrodestra, in cui ormai non possiamo che annoverare anche il Movimento 5 Stelle, si è difeso sventolando due righe sull’economia circolare nel contratto di governo e facendo fronte unito nel voto di astensione. Credo non ci si potesse aspettare molto di più da quelle forze politiche che osannano il Presidente Trump che non è certo noto per la sua sensibilità ambientale. Non posso che rimandare al mittente qualunque idea che collochi questa complessa discussione nell’alveo di una discettazione filosofica riservata a pochi esperti. La politica può farsi trovare impreparata ed essere travolta dai cambiamenti, perché intenta solo a studiare qualche slogan ad effetto, o può invece svolgere il suo ruolo che non può essere che quello di governare questi processi complessi. Credo in questa visione della politica e l’approvazione di questa legge- conclude Monia Monni- , oltre alla sua portata di estrema innovazione, rappresenta un tassello fondamentale per continuare a costruire una Toscana sempre più forte, equa e sostenibile”.
Aula: modificate le norme sui contratti pubblici
La proposta di legge è stata approvata in Consiglio regionale a maggioranza, con il voto contrario dei gruppi di opposizione
Approvata in Consiglio regionale una proposta di legge che modifica le norme in materia di contratti pubblici e relative disposizioni sulla sicurezza e regolarità del lavoro.
L’atto è passato a maggioranza, con il voto contrario di tutti i gruppi di opposizione. Come ha spiegato Giacomo Bugliani (Pd), illustrando il provvedimento in aula, il trasferimento alla Regione di funzioni provinciali, come la difesa del suolo e le strade di interesse regionale, ha determinato un aumento considerevole dell’attività amministrativa sia per la programmazione degli interventi sia per gli appalti legati ai lavori pubblici. Da qui “la necessità di rivedere la normativa, soprattutto sotto il profilo organizzativo, in modo da semplificare e rendere più flessibili le procedure”.
La legge prevede che nelle procedure negoziate, dove il criterio di aggiudicazione è quello del prezzo più basso, le stazioni appaltanti possano decidere di esaminare le offerte economiche, prima di verificare la documentazione amministrativa relativa ai motivi di esclusione. Nell’avviso di selezione dovrà essere indicato che l’amministrazione intende procedere in questo senso. Viene ampliata la platea di coloro che possono svolgere le funzioni di presidente di gara: nelle procedure aperte e ristrette saranno dirigenti designati dall’ente appaltante. Il segretario della commissione giudicatrice può, inoltre, svolgere il ruolo di ufficiale rogante.
Bugliani ha sottolineato come in fase di discussione in Commissione siano stati apportati cambiamenti significativi al testo, in particolare introducendo “misure di semplificazione per le procedure negoziate, per arrivare a una riduzione dei costi e dei tempi delle gare pubbliche”, e “la disciplina dei fondi regionale per incentivare la pianificazione e la progettazione svolta dai dipendenti”.
“Questa proposta nasce male - ha commentato Gabriele Bianchi (M5s) -. Si agisce, infatti, sul codice degli appalti che è criticato da tutti e che andrebbe rivisto radicalmente. Si viaggia, inoltre, sul filo dell’incostituzionalità”. Per questo Bianchi ha annunciato il voto contrario del suo gruppo.
Voto contrario anche da parte di Lega, come ha spiegato Marco Casucci. “In passato la Regione Toscana ha complicato le cose – ha detto – e ora si cerca di mettere una toppa con questo provvedimento, quando la disciplina andrebbe rivista nel suo complesso”.
Maurizio Marchetti (Fi) ha criticato il fatto che “la proposta di legge sia entrata in Commissione in un modo e ne sia uscita in un altro”. “Per quanto riguarda gli incentivi – ha proseguito – se si vanno ad analizzare i tempi, essi si rivelano biblici”. Secondo il consigliere si procede a una sorta di sanatoria per gli anni passati, impegnando la consistente cifra di 1 milione e 600mila euro, per lavori ormai conclusi.
Tommaso Fattori (Sì-Toscana a Sinistra) si è detto “molto perplesso, anche perché esiste un concreto rischio di impugnativa su quella che è la competenza statale in materia”. Per il consigliere “si cerca di far fronte a un problema di carenza di personale, quando sarebbe molto meglio aumentare il personale invece di andare a modificare norme delicate come quelle sulle gare”.
“Comprendo lo spirito del provvedimento, ma condivido le perplessità sul rischio di impugnativa e non condivido che, in presenza di carenza di personale, si ricorra a pagarlo con incentivi minando il concetto del lavoro a costo zero”. Questo il giudizio di Monica Pecori (Gruppo misto/Tpt), che ha annunciato voto contrario.
Secondo il capogruppo del Pd Leonardo Marras, infine, “si sta nuotando in un bicchiere d’acqua e si stanno mischiano cose che non c’entrano assolutamente l’una con l’altra”. “La limitazione alle assunzioni è un dato di fatto – ha spiegato Marras – così come l’incentivo sui lavori pubblici è fissato dalla legge, e funziona così dappertutto. Prevedere un regime diverso è solo un esercizio filosofico”. Marras ha poi invitato a un lavoro di approfondimento sulla materia, partendo dalla disciplina del sorteggio che, ha detto, “continuo a ritenere migliore”.
A.S.D. Lastrigiana, targa del Consiglio ai campioni italiani juniores 2017/2018
L’Assemblea toscana conferisce il riconoscimento durante apposita cerimonia in palazzo del Pegaso
Onori e gloria ai giovani campioni dell’Associazione Sportiva Dilettantistica (A.S.D.) Lastrigiana che nella stagione appena conclusa 2017/2018 hanno conquistato lo scudetto categoria dilettanti. Questa mattina, primo agosto, nella sala del Gonfalone in palazzo del Pegaso a Firenze, il presidente e vice presidente del Consiglio regionale della Toscana, rispettivamente Eugenio Giani e Marco Stella, hanno premiato il traguardo raggiunto dall’associazione sportiva di Lastra a Signa grazie ai loro “giovani leoni” conferendo una targa al merito.
“E’ un risultato molto importante che fa onore a tutta la Toscana e all’Italia stessa, perché si tratta di un titolo conquistato da ragazzi che hanno messo testa, cuore e muscoli in un sogno che è diventato realtà - ha dichiarato il presidente del Consiglio regionale Eugenio Giani – E’ più di una vittoria sportiva, è un omaggio allo sport, a quello vero, a quello dei valori autentici, rappresentato da giovani nati all’inizio del nuovo millennio e che lasciano ben sperare per il loro e il nostro futuro. Ho subito accolto la proposta del vicepresidente Marco Stella di una targa che attestasse il nostro apprezzamento per lo spirito di servizio, il lavoro di squadra, il talento dei nostri giovani atleti”.
"Come Consiglio regionale e Ufficio di presidenza ci siamo sempre presi l'impegno di aprire palazzo del Pegaso alle città e ai territori, e alle sue eccellenze - ha proseguito il vicepresidente del Consiglio Marco Stella - . La vittoria del campionato juniores dilettanti da parte della A.S.D. Lastrigiana è un esempio non solo a livello sportivo, ma anche e soprattutto sul piano dei valori. Il calcio dilettantistico, a mio giudizio, è la massima espressione dello sport, perché si tratta di squadre composte da persone che si sacrificano, si impegnano per la voglia di stare insieme, di condividere emozioni e ideali, di fare un percorso comune, animati da valori condivisi che portano a un obiettivo. Il presidente Vignolini e i suoi ragazzi sono un esempio positivo a cui guardare con ammirazione".
“Anche in Consiglio comunale abbiamo voluto celebrare questa importante vittoria – ha commentato Angela Bagni sindaco di Lastra a Signa – il gioco di squadra è un modo di confrontarsi, è palestra di vita. Non è facile ottenere simili risultati, lo dobbiamo a una società seria e a ottimi allenatori. I nostri sono ragazzi sani e di talento. Alcuni di loro sono stati già contattati da importanti società”.
“Ringrazio tutti del riconoscimento e dell’accoglienza - ha aggiunto Samuele Vignolini, presidente dell’A.S.D. Lastrigiana - e soprattutto i ragazzi per il loro attaccamento alla squadra e all’obiettivo che si sono posti e che hanno raggiunto. In uno striscione in tribuna è scritto ‘Pensiamo da folli e agiamo da umili’, e così sia sempre”.
Alla cerimonia erano presenti, fra gli altri, anche i consiglieri regionali Paolo Bambagioni e Monia Monni.
Sicurezza ferroviaria, approvata in Consiglio regionale mozione di Baccelli (Pd) per sistemi di avviso anti-deragliamento sui treni
Il consigliere regionale Pd e presidente commissione Ambiente e territorio si è attivato per sollecitare l’utilizzo di questi dispositivi nell’ambito del rinnovo del contratto con Trenitalia, facendosi portavoce di un tema portato avanti dall’associazione dei familiari delle vittime della strage di Viareggio
Via libera dal Consiglio regionale alla mozione presentata da Stefano Baccelli, consigliere regionale Pd e presidente commissione Ambiente e infrastrutture, in merito all’“introduzione di sistemi di rilevamento di svio sul materiale rotabile ferroviario”.
“Quello della sicurezza ferroviaria è un tema delicato su cui ancora resta da fare molto. – spiega Baccelli – Negli ultimi anni si è aperto un dibattito sulla possibilità di introdurre sistemi di rilevamento di svio, in particolare su vetture che trasportano merci pericolose ma tuttora a livello europeo l’adozione è su base volontaria. Di fatto si tratta di meccanismi in grado di emettere un segnale in caso di deragliamento, causa principale di incidenti ferroviari. Non posso non pensare a quel che accadde a Viareggio nel giugno del 2009, quando un treno merci carico di gpl deragliava, provocando la morte di 32 persone e il ferimento di altre decine. L’impegno che ha portato avanti l’associazione dei familiari delle vittime su questo fronte è stato enorme e di questi sistemi si è discusso nell’ambito proprio di un convegno organizzato in occasione dell’ultima ricorrenza di questa tragedia. A questo punto il rinnovo del contratto con Trenitalia diventa l’occasione propizia per unire agli investimenti sul materiale rotabile l’installazione di questi meccanismi che consentirebbero un salto in avanti in termini di sicurezza ferroviaria, portando la Toscana all’avanguardia a livello nazionale e europeo su questo tema”.
Sul DEFR, prove tecniche di governo per il CentroDestra: 8 le proposte presentate di cui 5 approvate dall'aula ed 1 rinviata in Commissione
Marcheschi (FdI): «Dalla maggioranza nessuna spinta innovatrice»
«Un DEFR che non dà quel colpo di reni di cui la Toscana ha bisogno e che non prende atto della necessità di un cambio di rotta urgente del governo regionale evidenziato dagli indicatori economici. Pur di non alterare gli equilibri e l’assetto attuale, la maggioranza sceglie incomprensibilmente di rimanere ferma e salvaguardare il proprio sistema di potere» il commento è di Paolo Marcheschi, presidente del gruppo consiliare regionale di Fratelli d’Italia.
«La conseguenza – continua Marcheschi - è una Toscana che rischia sempre più la marginalità politica in un Paese che chiede a gran voce un profondo rinnovamento politico, economico e sociale che anche stavolta Rossi e il PD non vogliono o non sanno ascoltare e perseguono nelle stesse politiche e dinamiche assistenziali ed economicamente mortificanti che hanno portato la nostra Regione alle difficoltà attuali, perdendo l’occasione per portare soluzioni o proposte differenti».
«Il DEFR è un mero strumento di indirizzo, ma rappresenta comunque la cartina tornasole della linea operativa della maggioranza. Come centrodestra abbiamo presentato otto ordini del giorno di integrazione al DEFR: otto semplici iniziative (elencate sinteticamente qui sotto) per dare un segnale su alcune tematiche, che a nostro avviso la sinistra sottovaluta. Espriamiamo soddisfazione perché cinque di queste proposte sono state approvate dall'aula e una, quella sul abusivismo commerciale, è stato rinviata in commissione.
- TRASPORTO PUBBLICO LOCALE: Calmierare l'aumento dei costi del biglietto entrato in vigore il 1 Luglio 2018 (RESPINTA)
- TRASPORTO SU TRENO Migliorare l'accessibilità ai disabili nelle Stazioni toscane (APPROVATA)
- EDILIZIA RESIDENZIALE PUBBLICA: No all'ERP per i condannati per delitti contro la PA, la persona, famiglia e patrimonio. Incentivi per migliorare il disagio abitativo per i giovani, le giovani coppie e genitori separati; (RESPINTA)
- SICUREZZA URBANA: Prevedere in bilancio, finanziamenti ai comuni che installano sistemi di videosorveglianza per la sicurezza urbana; (APPROVATA)
- SICUREZZA NEL PRONTO SOCCORSO: Presidio permanente nei Pronto Soccorso ad alta intensità di ingressi, almeno per le ore notturne; (APPROVATA)
- SICUREZZA PER LE GUARDIE MEDICHE: Più tutela per gli operatori del settore; (APPROVATA)
- LOTTA ALL'ABUSIVISMO COMMERCIALE: Prevedere incentivi ai comuni che si attrezzano per combattere l'abusivismo nelle piazze e sulla costa (RINVIATA IN COMM)
- RIDUZIONE DELLO SPRECO ALIMENTARE: Incentivare i comuni 'virtuosi', che prevedono l'attuazione della legge "antispreco"con agevolazioni in tariffa alle imprese economiche ed esercizi commerciali che aderiscono alle donazioni di prodotti alimentari ai fini di solidarietà sociale; (APPROVATA)
Cava Fornace: nuova mozione unanime per escludere ampliamento discarica in attesa chiusura
Firmata da Monica Pecori (Gruppo misto/Tpt), Stefano Baccelli e Giacomo Bugliani (Pd), arriva a seguito di altre due già votate che chiedevano la “celere chiusura del sito”. Dopo l’audizione in commissione Ambiente dell’assessore regionale Federica Fratoni, si valuta l’opportunità di acquisire il parere igienico-sanitario dei Comuni di Montignoso e Pietrasanta, ma anche della Via ex post
Cava Fornace: il Consiglio regionale approva con voto unanime una nuova mozione per rinnovare la richiesta di chiudere la discarica e, in attesa della chiusura “più celere possibile”, “valutare l’esclusione della previsione di ampliamento a 98 metri”. L’atto di indirizzo è stato presentato, come prima firmataria da Monica Pecori (Gruppo Misto/Tpt) e dal gruppo Pd (firmatari il presidente della commissione Ambiente Stefano Baccelli e il consigliere Giacomo Bugliani).
La mozione tiene conto di quanto riferito dall’assessore regionale Federica Fratoni in commissione Ambiente lo scorso 25 luglio. Audizione che ha rilevato una “discrasia” tra l’indirizzo politico già espresso nel 2017 con una mozione approvata all’unanimità e gli aspetti “tecnico-autorizzativi in fase di rilascio da parte delle strutture regionali competenti”, come si legge nel testo. La discarica di Cava Fornace, ex cava Viti a cavallo tra i Comuni di Montignoso (Ms) e Pietrasanta (Lu).
La mozione impegna inoltre la Giunta a “valutare l’opportunità di acquisire l’emissione del parere igienico-sanitario dei Comuni di Montignoso e Pietrasanta”, ma anche di “prevedere l’attivazione della Valutazione di impatto ambientale ex post”, come “ulteriore approfondimento necessario”.
L’esecutivo dovrà anche verificare l’effettiva sussistenza, da parte del soggetto gestore, della documentazione relativa all’adeguamento delle attuali garanzie finanziarie, comprensiva di perizie attestate e conseguenti fideiussioni. Il tutto per conciliare la volontà politica già espressa, che chiede “la più celere chiusura della discarica”.
Il presidente Baccelli, ricorda il percorso già svolto dal Consiglio regionale e dalla commissione Ambiente: “Abbiamo sentito i comitati e il sindaco di forte dei Marmi che aveva chiesto di essere audito e quindi l’assessore regionale. Con la mozione approvata all’unanimità nel dicembre 2017 avevamo espresso un chiaro indirizzo volto alla chiusura della discarica”. Di fronte a una richiesta di ulteriore emendamento da parte del Movimento 5 stelle (per chiedere l’annullamento in autotutela della previsione di ampliamento a 98 metri), Baccelli ha ribadito l’intenzione di reiterare la richiesta di procedere alla fine del ciclo di vita del sito.
“Abbiamo passato mesi a chiedere la chiusura di Cava Fornace, purtroppo l’assessore ci ha raccontato una storia che non conoscevamo”, ha dichiarato la capogruppo della Lega, Elisa Montemagni. “Si evince dalla mozione che l’azienda sta lavorando senza le garanzie fidejussorie richieste e senza le prescrizioni sanitarie del sindaco. Abbiamo a che fare con una situazione strana, paradossale. Siamo davanti a un bivio, tra i soldi e la salute dei cittadini. Speriamo che con questa mozione si arrivi finalmente all’obiettivo della chiusura”.
Anche secondo Tommaso Fattori, capogruppo di Sì-Toscana a sinistra, “c’è un’evidente divaricazione tra l’indirizzo politico e le scelte amministrative che non sono conseguenti. La Giunta regionale era già stata impegnata da questo Consiglio con voto unanime, ha il dovere politico e istituzionale di attuare gli indirizzi che il Consiglio ha dato. Succede spesso che le note di attuazione arrivino molto in ritardo o, a volte, non arrivino, su questo occorre una regolamentazione migliore. Sappiamo che questo è un sito non idoneo, diamo massimo appoggio alla mozione, arriviamo a una nuova determinazione unanime. Speriamo arrivino scelte coerenti da parte della Giunta regionale”.
Il consigliere Giacomo Giannarelli (M5s), vicepresidente della commissione Ambiente, “stiamo votando un documento anomalo, la Giunta non ha mai elaborato nota di attuazione all’atto di indirizzo approvato con voto unanime. L’assessore avrebbe il dovere di rispettare quell’atto. La verità è che non c’è nessuna intenzione di chiudere la discarica. C’è un problema con le autorizzazioni che le Province dettero all’epoca e di diritti reali che stanno creando un impedimento. La Giunta dovrebbe assumersi la responsabilità di dichiarare che è impossibile attuare l’indirizzo politico espresso dal Consiglio”.
La consigliera Pecori ha ribadito l’intenzione, con questa mozione, di “continuare a dare voce ai comitati, che sono venuti a spiegarci e raccontarci perché questa discarica non può continuare a esistere, e insistere affinché quello che è stato chiesto venga realizzato, anche se ci sono degli ostacoli che l’assessore ha illustrato e tutti conosciamo”.
Cava Fornace, approvata mozione per chiusura discarica. Baccelli (Pd): “Ribadito con chiarezza indirizzo politico”
Via libera all’atto di indirizzo sottoscritto dal presidente commissione Ambiente, dalla presidente del gruppo misto/Tpt Monica Pecori e dal consigliere Pd Giacomo Bugliani
La discarica di Cava Fornace, ubicata presso i Comuni di Montignoso (MS) e Pietrasanta (LU), torna all’attenzione del Consiglio regionale grazie a una mozione promossa da Stefano Baccelli, consigliere regionale Pd e presidente commissione Ambiente e territorio. Attivarsi per un supplemento di istruttoria in modo da valutare l’esclusione della previsione di ampliamento a 98 metri della discarica e nel contempo l’opportunità di acquisire l’emissione del parere igienico-sanitario dei comuni pertinenti, nonché prevedere l’attivazione della Valutazione di Impatto Ambientale ex post, verificare, infine, l’effettiva sussistenza, da parte del soggetto gestore, della documentazione relativa all’adeguamento delle attuali garanzie finanziarie: questi gli impegni che si chiedono alla Giunta regionale, nell’atto titolato proprio “in merito alla chiusura della discarica di Cava Fornace”.
“Vogliamo ribadire il nostro indirizzo politico che è quello di procedere il più celermente possibile verso la chiusura della discarica, reiterando quanto già sollecitato da una mozione analoga lo scorso dicembre. – fa presente Baccelli – Riportiamo in aula quindi la questione con una mozione condivisa trasversalmente, dopo aver ascoltato in audizione nella commissione che presiedo rappresentanti istituzionali, comitati e ovviamente l’assessore. Quanto emerso è un quadro sicuramente di non semplice soluzione in cui è evidente una discrasia tra i paletti tecnico-amministrativi legati alla vicenda e la volontà politica netta dell’assemblea regionale che ribadisce la necessità di accelerare sulla chiusura del sito. Sollecitiamo la Regione a mettere in campo tutti gli strumenti necessari per scongiurare l’ampliamento di 98 metri e a espletare tutti gli atti necessari da un punto di vista igienico-sanitario, finanziario, fino all’attivazione della Via ex post. Anche in virtù di quanto già disposto dalla mozione approvata lo scorso dicembre, chiediamo quindi il massimo impegno alla Regione perché provveda a ultimare tutto ciò che fa capo alle sue competenze e faccia la sua parte sotto ogni aspetto, in modo da raggiungere con urgenza questo obiettivo ormai imprescindibile, la chiusura della discarica”.
Liste di attesa: presto un sistema pubblico per dare conto dei tempi
Approvata dall’aula una mozione di Sì-Toscana a sinistra, illustrata da Fattori. Respinta una della Lega sullo stesso tema, prima firmataria Montemagni. Interventi anche di Quartini e Pecori
La Giunta regionale, con il supporto dell’Agenzia regionale di Sanità, dovrà dotarsi di un sistema di rendicontazione pubblica sui tempi di attesa per ciascuna prestazione in tutte le aziende sanitarie, garantendone l’accessibilità ai cittadini, in modo da favorire forme di controllo diffuso.
Lo ha deciso il Consiglio regionale, approvando una mozione del gruppo Si-Toscana a sinistra, illustrata in aula da Tommaso Fattori. Respinta una mozione sullo stesso tema presentata dal gruppo Lega, che ricordava come, grazie a un proprio emendamento, i cittadini italiani residenti in Toscana avevano la possibilità di effettuare visite e esami fuori dei normali orari lavorativi, almeno una domenica al mese e due sere a settimana. “Chiediamo l’applicazione di quanto previsto dalla legge regionale – ha affermato Elisa Montemagni, prima firmataria – e una relazione della Giunta sul tema nella prima seduta utile del Consiglio”.
“La parte rilevante che richiama questa mozione è stata fatta, ad esempio l’accordo con le organizzazioni dei professionisti per l’uso dei macchinari oltre l’orario normale - ha osservato Enrico Sostegni (Pd) - Per questo invito i presentatori al ritiro del testo, tardivo e superato. Non ha senso”.
“La mozione della Lega è molto opportuna, perché c’è un’inadempienza” ha osservato Andrea Quartini (M5S), rilevando che non c’è trasparenza su questo tema. Quartini ha ricordato che, fra i parametri di valutazione dell’operato dei direttori generali delle aziende sanitarie c’è la riduzione delle liste di attesa, ma da anni l’indicatore non viene preso in considerazione. A suo parere l’introduzione della libera professione intramoenia e l’orario aggiuntivo sono utili ad abbattere le liste di attesa, ma mettendo a rischio la qualità dei servizi. Per questo ha dichiarato di votarle entrambe.
Il voto favorevole su entrambe è stato annunciato anche da Monica Pecori (Gruppo misto/Toscana per tutti). A suo parere una relazione della Giunta su questo tema alla ripresa dei lavori sarebbe estremamente utile. Anche Pecori ha espresso perplessità sul personale che dovrà garantire la copertura dei servizi con l’orario aggiuntivo.
Treni: mozione per introdurre sistemi antideragliamento
Presentata dal Pd, primo firmatario Stefano Baccelli, approvata dal Consiglio regionale. Si chiede alla Giunta di attivarsi presso il ministero dei Trasporti per rendere obbligatoria l’installazione dei dispositivi di sicurezza
Dotare tutte le singole carrozze e i vagoni di un sistema di detettori o rilevatori di svio. Dispositivi meccanici capaci di rilevare automaticamente le vibrazioni anomale rispetto alla normale marcia del treno – causate dall’uscita della ruota dal piano di rotolamento della rotaia – e di comandare immediatamente l’intervento del freno di emergenza, a prescindere dalla percezione che possono avere i macchinisti alla guida. È quanto chiede la mozione presentata dal Pd, primo firmatario il presidente della commissione Ambiente Stefano Baccelli, approvata dal Consiglio regionale.
Il testo si inserisce nelle more della revisione del contratto di servizio in essere con Trenitalia spa e sposando l’esigenza di “ridurre concretamente il rischio di incidenti ferroviari”, punta a raggiungere posizioni di avanguardia a livello europeo nel campo della sicurezza.
L’atto impegna la Giunta anche al “rinnovo completo del materiale rotabile” e ad attivarsi presso il ministero dei Trasporti perché nell’ambito dei suoi poteri amministrativi e delle sue prerogative istituzionali in tema di sicurezza ferroviaria, “eserciti ogni sforzo per rendere obbligatoria l’installazione dei dispositivi di rilevamento del deragliamento su ciascun rotabile ferroviario in circolazione sulla rete”.
Sanità: Agenzia regionale, via libera al bilancio d’esercizio 2017
Il Consiglio regionale approva a maggioranza. Valore della produzione 4milioni e 525mila euro, in lieve aumento i finanziamenti per progettazione
Via libera del Consiglio regionale al bilancio d’esercizio 2017 dell'Agenzia Regionale di Sanità (A.R.S.). L’Agenzia regionale di sanità è un ente tecnico con finalità di consulenza e ricerca rivolte primariamente ai referenti istituzionali, ai soggetti e alle organizzazioni che operano nel sistema sanitario e sociale regionale.
Il valore della produzione per questa annualità è di 4milioni 525mila euro, le risorse a disposizione dell’Ars sono ripartite tra il fondo ordinario erogato dalla Regione, che è di 3milioni e 565mila euro e rimane invariato rispetto allo scorso anno (nel 2010 erano 4milioni e 200mila euro), e altri finanziamenti per complessivi 960mila 715 euro, ancora in crescita, seppure lieve, rispetto al 2016 (più 27mila euro), che aveva visto un consistente incremento rispetto al 2015 (oltre 360mila euro).
Il fondo ordinario è impegnato prevalentemente per il costo del personale, che incide per il 72,2 per cento (2milioni e 575mila euro). L’Ars si avvale, al dicembre del 2017, di un organico di 54 dipendenti, di cui 4 dirigenti. I finanziamenti aggiuntivi sono per attività progettuale e transitano in gran parte attraverso la Regione (ossia il 56,5 per cento, pari a 542mila 500 euro – tra questi ci sono progetti ministeriali e altro – ma non sono a carico delle finanze regionali). Per il 18,5 per cento (124mila euro) derivano da altri enti pubblici. Si registra anche un contributo aggiuntivo della Regione di circa 65mila euro.
L’Aula ha approvato il bilancio di esercizio 2017 dell’Agenzia regionale di sanità a maggioranza.
Lavoro: mozione Sì-Toscana a sinistra chiede interventi per mantenimento occupazione
Tra gli impegni chiesti alla Giunta la trasformazione delle imprese in crisi in cooperative sociali anche attraverso l’implementazione di risorse stanziate o strumenti finanziari già previsti
Per il mantenimento dell’occupazione e per favorire la trasformazione di imprese in crisi in cooperative. Sono queste le richieste che il gruppo Sì-Toscana a sinistra in Consiglio regionale rivolge alla Giunta attraverso una mozione, approvata oggi dall’Aula, che punta anche a seguire quanto fatto da altre Regioni: assumere una normativa che contempli quale parte integrante dello sviluppo toscano il criterio del lavoro di qualità.
Il presidente del gruppo e primo firmatario del testo, Tommaso Fattori, rileva la necessità che i prossimi protocolli e accordi di programma (ma anche gli attuali dopo le opportune verifiche) contemplino tra i criteri sostanziali i contratti regolari, il giusto salario, condizioni di piena sicurezza, rispetto della normativa di tutela della salute e responsabilità sociale dell’impresa, adozione di pratiche socialmente responsabili nell’interesse delle comunità locali.
La ricerca di un lavoro di qualità, insomma, è alla base della mozione che vuole favorire, in situazioni di crisi, la creazione di cooperative sociali anche attraverso l’implementazione di risorse già stanziate o strumenti finanziari previsti per questi istituti, esempio classico il prestito partecipativo.
Sport: mozione per finanziare impianti
L’aula di palazzo del Pegaso si esprime all’unanimità
Unanimità in aula sui finanziamenti regionali destinati all'impiantistica sportiva.
La mozione dei consiglieri del Partito democratico, primo firmatario Massimo Baldi, impegna la Giunta regionale a valutare la possibilità di procedere a implementare gli stanziamenti destinati a sostenere gli interventi nell’ambito dell’impiantistica sportiva.
La pratica sportiva, si legge nella mozione, coinvolge in Toscana 941mila persone in modo continuativo, “il 25,9 per cento dei residenti sopra i tre anni di età”. Secondo quanto emerso da un recente monitoraggio, si scrive ancora, “risultano presenti 6mila 210 impianti (1,65 per mille abitanti), di cui 5mila 775 funzionanti”. Gli impianti funzionanti “risultano essere il 66 per cento di proprietà pubblica e per il restante 34 per cento di proprietà privata”. Gli spazi di attività presenti in Toscana sono oltre 11mila, di cui 10.702 funzionanti: in rapporto alla popolazione residente si registrano tre spazi di attività ogni 1000 abitanti, come rivela il primo rapporto sullo sport in Toscana, del 2018.
Fusione Asciano e Rapolano Terme: via libera al referendum
I cittadini dei due comuni senesi chiamati ad esprimersi sulla proposta di legge d’iniziativa popolare per l’istituzione del Comune delle Crete Senesi. E’ stato il presidente Giani a segnalare le difficoltà generate da questa denominazione, oggetto poi degli interventi di Bugliani, Casucci, Bianchi, Marras, Fattori, Spinelli, Marcheschi
“Siete favorevoli all’istituzione del Comune delle Crete Senesi, per fusione dei Comuni di Asciano e Rapolano Terme, di cui alla proposta di legge regionale d’iniziativa popolare n. 5?”.
Sarà questa la domanda cui dovranno rispondere i cittadini dei Comuni interessati, presto chiamati alle urne per esprimere gradimento o meno alla proposta di legge sottoscritta da 2.718 firme, di cui 1.409 di cittadini residenti nel Comune di Asciano e 1309 nel Comune di Rapolano. Lo ha deciso a maggioranza il Consiglio regionale.
Il presidente dell’assemblea, Eugenio Giani, in apertura di dibattito ha segnalato la delicatezza del tema, sul quale molti sindaci e altri soggetti hanno sollevato obiezioni. La denominazione scelta per il comune che nascerebbe dalla fusione, Comune delle Crete Senesi, fa infatti riferimento a un’area territoriale molto più estesa. Per questo il Consiglio regionale, nell’impossibilità di intervenire in questa fase, eserciterà tutte le sue prerogative nella fase successiva.
E’ stato il presidente della commissione Affari istituzionali, Giacomo Bugliani (Pd), ad illustrare la proposta di legge per l’istituzione del nuovo Comune, che avrebbe una popolazione di 12.381 abitanti e il sindaco sarebbe affiancato da una giunta di cinque assessori, con un consiglio comunale di sedici consiglieri. La sede sarà ad Asciano, che ne diventa capoluogo, mentre a Rapolano Terme sarà istituito un Municipio, dove si riunirà anche il Consiglio comunale. Ad Arbia e Serre di Rapolano saranno decentrati una parte degli uffici comunali.
Il presidente Bugliani ha poi riassunto il lavoro istruttorio svolto dalla commissione, con l’audizione del comitato promotore, sulle ragioni che hanno spinto ad avviare il percorso di fusione, e dei sindaci dei due comuni interessati. Mentre il sindaco del comune di Asciano ha espresso un parere decisamente favorevole, perplessità sono state sollevate dal sindaco del comune di Rapolano Terme, il quale ha presentato una mozione del Consiglio comunale nella quale si chiedeva di giungere alla fusione solo nel caso di una vittoria del sì in entrambi i comuni. Sono stati sentiti rappresentanti del Comitato del No, che hanno depositato una raccolta di circa 1500 firme contrarie, ed i sindaci di Montalcino e Monteroni d’Arbia, tutti perplessi sulla scelta del nome. “Il quesito referendario non può che essere quello della proposta di legge su cui sono state raccolte le firme – ha rilevato Bugliani –. Rimane successivamente la possibilità per il Consiglio di intervenire con emendamenti sulla proposta di legge”.
In questa prospettiva, ha precisato, è stato presentato un ordine del giorno con l’impegno politico a tenere conto della volontà espressa dai cittadini con il voto e delle eventuali determinazioni assunte dai Consigli comunali successivamente al referendum. Sarà fatta, inoltre, un’attenta valutazione sulla opportunità di modificare la proposta di legge nella parte relativa alla denominazione, previa consultazione con le istituzioni locali interessate. “Non vuole essere un atto di imposizione – ha concluso Bugliani – ma la modifica deve essere concertata con le istituzioni locali”.
“La normativa mostra gravi falle e causa guazzabugli come questi” ha rilevato Marco Casucci (Lega), ricordando di aver chiesto da tempo una sua revisione. A suo parere la richiesta di un voto favorevole in ciascuna comunità coinvolta non può trovare risposta in un ‘ordine del giorno fumoso’. Non è stato inoltre garantito un adeguato percorso partecipativo. Per questo il gruppo ha deciso di non partecipare al voto.
“Alla base dell’iniziativa c’è un’idea precisa del nuovo comune - ha osservato Gabriele Bianchi (M5S) - Si sa già dove saranno sedi ed uffici, mentre le due amministrazioni non solo condividono i centri sanitari, ma lo stesso piano strutturale”. A suo parere le perplessità manifestate sul nome possono essere facilmente superate, vista la disponibilità manifestata in tal senso dal comitato promotore. Per questo ha annunciato il voto favorevole del gruppo, anche sull’ordine del giorno.
“ Il programma di governo del Pd prevede un forte incentivo alle fusioni. E’ un indirizzo politico generale e contiene un principio importante - ha ricordato il capogruppo Leonardo Marras - Quando le comunità propongono un progetto di fusione, si misurano come un'unica comunità. Per questo è stato fissato un tetto aggravato del 66%. Questo non pregiudica una valutazione politica del referendum, che rientra nelle nostre competenze esclusive, come afferma la Costituzione. La soglia serve ad escludere tentativi di annessione”. Marras ha poi sottolineato che il problema della denominazione è delicato, al punto da spingere a fare una riflessione sull’opportunità di una modifica legislativa. Non solo, ma anche sulla possibilità di chiamare di nuovo i cittadini ad esprimersi.
“E’ un referendum nato malissimo, con firme richieste per dare vita ad un comune con un nome sbagliato sotto tutti gli aspetti” ha affermato Tommaso Fattori (Si-Toscana a sinistra), sottolineando la necessità di una revisione della normativa, che introduca il principio della ‘metà più uno’ in ciascuna comunità. “E’ un errore pensare che esista una comunità prima che sia stato fatto il referendum – ha osservato –. E’ una comunità quella cui si aspira, ma ci sono tante comunità quante i comuni chiamati ad esprimersi”.
La consigliera Serena Spinelli (Art. 1/Mdp) ha annunciato il voto di astensione sulla delibera di indizione del referendum. “Vorrei rispettare la volontà dei cittadini che hanno sottoscritto la proposta – ha detto – ma non posso farlo fino in fondo, perché hanno scelto un nome che è complicato da accettare per evidenti ragioni. Avremmo dovuto esercitare il nostro ruolo, perché ci assumiamo la responsabilità di celebrare comunque il referendum”. Spinelli ha poi annunciato il voto favorevole sull’ordine del giorno. “La responsabilità politica di rinominare un territorio è eccessiva – ha però osservato – C’è il tempo per chiedere di nuovo ai cittadini il loro parere prima del 2019’”. A suo avviso è comunque uno strumento per dare loro una garanzia ai cittadini. “Stiamo utilizzando in maniera scomposta - ha concluso - uno strumento dall’alto valore istituzionale”.
“Dobbiamo rimettere mano alla normativa. Abbiamo messo in moto una macchina, che va in direzione diversa da quella originaria. Serena Spinelli ha ragione” ha dichiarato Paolo Marcheschi (FdI). A suo parere le fusioni non possono essere uno strumento politico alla vigilia delle consultazioni elettorali, ma uno strumento al servizio delle istituzioni e della loro efficienza. “Quello che passa oggi in aula è inconcepibile. Ci stiamo facendo prendere la mano. Meglio una moratoria” ha dichiarato annunciando la propria non partecipazione al voto.
Il presidente della commissione Affari istituzionali, Giacomo Bugliani (Pd) ha precisato che il passaggio che oggi fa il Consiglio non è quello di “mandare a fusione”, bensì di “ascoltare la voce del popolo”. A suo parere può essere necessario o opportuno rivedere la disciplina, purché lo si faccia “con buonsenso e non peggiorando una normativa, rendendola farraginosa e di difficile impiego”. “La scelta di favorire la consultazione dei territori e di interpellare le popolazioni sulle fusioni è stata fondamentale. Abbiamo fatto così in tutti i casi e non c’era motivo per fare diversamente per una legge di iniziativa popolare” ha osservato, ricordando che la commissione ha seguito anche in questo caso la linea del massimo coinvolgimento delle istituzioni e dei territori. “Non eravamo obbligati per legge ad ascoltare la maggioranza dei soggetti delle nostre audizioni – ha osservato – A tutte le richieste pervenute, è stata data risposta positiva e le loro istanze sono state portate all’attenzione dell’aula”.
Il presidente ha fatto, infine, presente che la possibilità di intervenire sulla legge si estende anche alla data di decorrenza, che può essere posticipata. “Abbiamo sviluppato una prassi molto incisiva nei rapporti con i territori e le popolazioni – ha concluso –. Un Consiglio regionale, ad un certo punto, deve anche avere, su queste basi, la capacità di scelta e di assunzione di responsabilità”.
Urbanistica: piscine, mozione per escludere obbligo Scia
Presentata dal capogruppo Pd, Leonardo Marras, la “Segnalazione certificata di inizio attività” non sarà dovuta per l’adeguamento delle strutture già in esercizio e per il mantenimento di quelle esistenti alla data di entrata in vigore della normativa specifica.
L’adeguamento delle piscine già in esercizio e il mantenimento di quelle già esistenti alla data di entrata in vigore delle normative specifiche tra cui la legge regionale 8/2006 (Norme in materia di requisiti igienico-sanitari delle piscine ad uso natatorio), non dovrà sottostare alla presentazione della Segnalazione certificata di inizio attività (Scia). È quanto chiede la mozione presentata dal Pd, primo firmatario il capogruppo Leonardo Marras, e approvata dal Consiglio regionale.
Nel testo si richiamano gli “obiettivi permanenti della Regione” per la “rimozione e riduzione degli adempimenti burocratici superflui o eccessivi”. Da qui l’impegno chiesto alla Giunta per mettere in atto ogni iniziativa utile a fornire chiarimenti e indicazioni “univoche” – si sono infatti rilevate delle “difformità applicative” da parte degli Sportelli unici per le attività produttive (Suap) si ricorda nella mozione – e prevedere eventuali modifiche regolamentari per evitare “ogni aggravio procedurale in capo agli operatori di settore”.
Diritto allo studio: via libera a bilancio d’esercizio 2017 dell’azienda regionale
Il Consiglio vota a maggioranza. L’impegno della vicepresidente della Regione Monica Barni “Le risorse sulle borse di studio non diminuiranno. Sono anni che investiamo con nostre risorse”
Approvato a maggioranza il bilancio d’esercizio 2017 dell’Azienda regionale per il diritto allo studio che si chiude con utili di esercizio pari a 8 milioni 187mila euro. Il Consiglio regionale si è espresso nel corso della seduta di oggi, mercoledì primo agosto.
In sede di dibattito il presidente del gruppo Sì-Toscana a sinistra, Tommaso Fattori, si è detto “dispiaciuto” del fatto che gli utili non tornino interamente all’azienda, “come avevamo chiesto”, anche perché così rimane aperta la questione di “come si finanzieranno le borse di studio. Spero – ha dichiarato – non prevedendo di abbassare le soglie”. Il consigliere si è detto poi “preoccupato” sul fronte degli investimenti previsti, tra i quali Fattori ha ricordato il “riscatto della residenza Campaldino a Pisa. “Dal momento che la Regione toglie un pezzo di queste risorse, questo e altri interventi non potranno essere fatti”.
Un voto di astensione è stato anticipato da Luciana Bartolini (Lega): “Il bilancio si è chiuso con un utile consistente per la fine di un contenzioso iniziato nel 2011. Crediamo che la maggior parte delle risorse dovrebbero essere investite per sanare criticità peraltro espresse dagli stessi studenti”.
“Non sempre un bilancio chiuso in positivo può essere segnale di buona gestione” ha dichiarato la vicepresidente della commissione Sviluppo economico Irene Galletti (Movimento 5 stelle) che ha ribadito: “le criticità dell’azienda sono stabili, non momentanee”. E tra queste ha ricordato il problema delle mense “quelle interne risultano essere le migliori”, e quello delle residenze.
“Seguiamo con molta attenzione la vicenda dei posti letto” le ha fatto eco la consigliera Pd Alessandra Nardini. “Siamo consapevoli che molto c’è ancora da fare, ma la Regione ha continuato a sostenere questo importante settore” ha detto, citando l’aumento delle borse di studio di quest’anno. Misura resa possibile grazie all’innalzamento delle soglie Isse (Indicatore della situazione economica equivalente) e Ispe (Indicatore di situazione patrimoniale equivalente). “Una scelta che dimostra quanto vogliamo investire sul diritto allo studio” ha chiarito.
In conclusione del dibattito è arrivato anche l’impegno della vicepresidente con delega all’Università Monica Barni: “Sul capitolo borse di studio le risorse non diminuiranno. Sono anni che la Regione, con risorse proprie, continua a investire. Non si può dire altrettanto di altre realtà istituzionali”. Sull’ampliamento della platea, già citato dalla consigliera Nardini, la vicepresidente ha spiegato che è stato fatto fino al “massimo consentito dalle norme”. Sul fronte mense ha chiarito che è in atto un “continuo monitoraggio” ed è “in corso un’indagine di qualità”. “I risultati ci saranno a breve e sulla base di quelli ci muoveremo”. Affrontato anche il tema degli alloggi: “Ne abbiamo aperti di nuovi” ha detto, ricordando quello a Sesto Fiorentino. “È chiaro che non sono sufficienti, ma ci stiamo muovendo molto” ha detto, ribadendo il “forte impegno” della Regione per un’offerta di servizi “sempre più qualificati”.
Scheda sul bilancio
Gli utili del 2017 sono stati sommati a quelli del 2016, che - per l’esigua entità dell’importo (2mila 232 euro) - non erano stati destinati e ripartiti in 409mila 369 euro per l’accantonamento a riserva legale, 4milioni 834mila euro come fondo riserva per investimenti e 2milioni 945mila euro invece da restituire alla Regione per il concorso al rifinanziamento delle borse di studio per il prossimo anno accademico.
Riguardo ai trasferimenti regionali, per il 2017 sono state assegnate dalla Regione risorse per complessivi 62milioni 338 mila euro, in linea con l’esercizio precedente, così composte: 14 milioni di trasferimenti per le spese di funzionamento, 15milioni 663 mila da gettito della tassa regionale per il diritto allo studio, 20milioni e 99mila le risorse del fondo integrativo statale per borse di studio e 12 milioni 575mila di risorse dalla Regione per borse di studio.
In particolare, con riferimento ai benefici agli studenti, per l’anno accademico 2016-‘17 sono state erogate mille e 492 borse in più (totale di 12mila 825) rispetto all’anno precedente ed è stata garantita l’erogazione al 100per cento degli idonei sia del beneficio della borsa di studio che della borsa servizi (702).
L’incremento del numero di borse di studio assegnate nel 2016/2017 rispetto all’anno precedente è una conseguenza dell’aumento delle soglie massime per l’accesso al beneficio, che sono passate per l’Isee da 20mila a 22mila e per l’Ispe da 33mila a 45mila.
Nell’ambito dei servizi ristorativi, si riscontra un generale mantenimento delle affluenze e della capacità produttiva a gestione diretta rispetto all’anno precedente. Tra gestione diretta e indiretta si registrano 3milioni 969mila 613 pasti erogati nel 2016 e 3milioni 940mila 602 nel 2017 rispetto ai 4milioni e 62mila 860 del 2015.
In merito alla capacità abitativa presso le residenze, a fine 2017 c’è stato un aumento
complessivo di 57 posti letto per la sede di Firenze, determinato dall’apertura della residenza Val di Rose da ottobre 2017 per complessivi 91 posti letto e dalla cessazione della convezione con la struttura Spazio Reale dal 1 ottobre 2017 per l’utilizzo di 34 posti.
Gonfalone d’argento alla compagnia teatrale Mayor Von Frinzius. Unanimità del Consiglio regionale alla richiesta di Gazzetti (Pd)
Il consigliere “Un’eccellenza nel patrimonio culturale della Toscana, il teatro è di tutti senza barriere e distinzioni ”
Via libera unanime del Consiglio guidato dal Presidente Eugenio Giani al conferimento del Gonfalone d’argento alla compagnia teatrale Mayor Von Frinzius di Livorno, eccellenza nel patrimonio culturale della Toscana per la capacità di promuovere con successo le finalità sociali dello spettacolo come strumento di sostegno alle aree del disagio fisico e mentale. La richiesta è partita dal consigliere regionale del Pd Francesco Gazzetti primo firmatario di una mozione sostenuta dal capogruppo Leonardo Marras, dalla vice capogruppo Monia Monni, dal consigliere e presidente della commissione Cultura Gianni Anselmi, dalla consigliera Fiammetta Capirossi e poi sottoscritta da tutti i gruppi presenti in Consiglio. “È importante – ha spiegato il consigliere Gazzetti - sottolineare e mettere in evidenza, anche con un'onorificenza regionale, il lavoro svolto in questi anni da una realtà che si è sempre contraddistinta come esempio di assoluta eccellenza delle attività culturali tese a promuovere anche le finalità sociali del teatro e delle forme di espressione artistica". Gazzetti ha sottolineato anche la “capacità che ha la compagnia di incoraggiare, grazie al suo lavoro, la sensibilità, la coscienza sociale e la partecipazione creativa al fine di affermare per tutti il diritto di cittadinanza” sottolineando che “il progetto della compagnia Mayor Von Frinzius, proprio per la qualità di attività e progetti, si è meritata l'attenzione da parte di numerose istituzioni, fra cui anche la regione Toscana che da anni sostiene fattivamente la sua attività”. "Molto bello ed importante – ha concluso Gazzetti - che il testo della mozione sia stata poi sottoscritto da tutti i gruppi. Un'attenzione suggellata dal voto unanime e convinto di tutta l'aula. I Mayor se lo meritavano".
La compagnia Mayor Von Frinzius è attiva a Livorno dal 1997, è composta da circa 80 attori, metà dei quali disabili; è diretta da cinque registi Lamberto Giannini, fondatore ed anima della compagnia, Cecilia Daniselli, Aurora Fontanelli, Rachele Casali, Giuditta Novelli e Marianna Sgherri. La compagnia collabora con l’associazione Haccompagnami, un'onlus costituita da genitori di ragazzi disabili e non solo presente sul territorio del comune di Rosignano Marittimo e i suoi spettacoli sono co-prodotti dalla fondazione Teatro Carlo Goldoni di Livorno.
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