'(Senza) Vie d’uscita dal gusto', mostra personale di Emiliano Chiti in arte Vertax

(Senza) Vie d’uscita dal gusto Vertax

Dei vizi è forse quello più vicino alle virtù. Il suo lato ossessivo e irrinunciabile, “augurabilmente senza via d’uscita” è abilmente sintetizzato nella ritmica delle manie sublimate, fra il classico e il pop, del tratto di Emiliano Chiti: il Vertax delle trappole e della segnaletica d’autore, porta la sua ironia corrosiva nel concept “goloso” del gusto genuino VolaTerrA.

S’inaugura domenica 29 luglio 2018, alle ore 18.00, nel centro storico di Volterra (PI), in via Turazza 5+, con la presentazione critica di Elena Capone, la mostra personale “(Senza) Vie d’uscita dal gusto”: carrellata di disegni intriganti, verso la più “accogliente” capitolazione.

Nell’era del consumatore iper-attento, il foodie informato e iper-tecnologico, il VolaTerrA di Jonni Guarguaglini accoglie la provocazione di Emiliano Chiti, in arte Vertax, classe 1973, nativo e residente a Monterotondo Marittimo (GR).

Con intriganti e raffinati disegni eseguiti a penna e “pennini”, dai rimandi art decó, finto-ottocenteschi ed estrapolazioni pop art, l’uomo ad una - “gustosa” - dimensione, ma anche “a più - divertenti e tragiche – distruzioni e auto-distruzioni”.

La fiducia nella fuga - sarcastico e drammatico il titolo dei lavori: “Vie d’uscita” - si compie su un tessuto di sintesi proprio dei contenuti della Trappola successiva. Avvolge il protagonista anonimo, ideale e stilizzato - come da cartelli urbani - vuoto nei suoi connotati rispetto alla ridondanza, l’artificio e la ricercatezza del segno che tesse lo sfondo in cui - apparentemente - si muove.

Lo spettatore non ha speranza, come il protagonista. Sedotto dall’atmosfera sottilmente allucinata, immediatamente “intrigato” in un fumetto in bianco e nero, nel momento saliente di una ricorrente storia, scopre illusioni ed auto-illusioni, universali: dalle certezze dell’architettura urbana reificata, alle pulsioni apparentemente liberatorie dell’amore, alla libertà ecologica dell’ambiente, all’estasi inebriante di un troppo ricorrente calice di vino.

Un umanesimo degenerato, ma graffiante ed incisivo, libera la fuga dei nuovi “vinti” della post modernità, almeno dall’ipocrisia, non sublimabile, della perversa retorica.

 

Fonte: Ufficio Stampa

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