Facciamo seguito alla delibera provinciale del giugno scorso riguardante il liceo Marconi di San Miniato. La delibera, faraginosa, tecnicistica, ripercorre la storia del Liceo dagli anni 50. Certamente utile guardare al passato visti gli errori fatti fino ad ora, caso mai servisse per non ripeterli. E invece siamo ad un film già visto.
Si prospetta l’acquisto dell’ennesimo immobile provvisorio, che non è una scuola, e che individuato nell’emergenza, deroga a tutti i criteri e norme previste dalla legge e costringe gli studenti a stare in ambienti non a norma, in contesti ambientali non idonei alla fruizione del tempo libero ed alle relazioni con il territorio circostante.
La cronostoria è paradossale quando parla di impossibilità di realizzare il Polo dove è nato per incompatibilità con gli strumenti urbanistici del Comune di San Miniato. Ma se era stata fatta una variante urbanistica proprio per permettere la fattibilità di un progetto? Probabilmente La Provincia o non lo ha mai saputo oppure non ha voluto saperlo.
Nella delibera si prende atto che l’area di San Donato è poco adatta per funzioni scolastiche grazie alle notizie giornalistiche, eppure Viale, ad una riunione con i genitori nel novembre scorso, aveva pubblicamente ammesso, con il candore di un bambino, che eravamo stati fortunati ad andare via da San Donato perchè è un posto brutto. L’unica fortuna è stata che i solai non sono cascati addosso ai ragazzi e sarebbe stato meglio per tutti che certe riflessioni fossero state fatte prima dell’infausto acquisto.
Le contraddizioni sono tantissime, compresa l’individuazione delle aree idonee, che si sono rilevate un bluff. L’area di Fontevivo è una zona di interesse archeologico dal 1934 e lo stesso nome richiama a problemi idraulici.
Si è individuata in fretta e furia una località il cui punto di forza era soltanto la vicinanza al palazzetto dello sport (palazzetto che necessita di importanti interventi di ristrutturazione), mentre sono stati disattesi criteri importantissimi: la continuità nella progettazione delle scuole del comprensorio a San Miniato negli ultimi 30 anni, l’economicità per sfruttare gli immobili di proprietà o perlomeno quantificarne il loro recupero, la centralità, tanto cara ai comuni del comprensorio, l’ottimizzazione di costi e servizi e l’attrattiva dell’offerta formativa di un Polo Scolastico.
Nella fretta di scartare San Miniato si sono fatti errori grossolani, e mentre da un lato si realizzava il ripristino delle aule a Santa Chiara per dotare l’Istituto Tecnico degli spazi mancanti, dall’altro si portavano avanti progetti faraonici per un nuovo polo.
Stiamo ancora aspettando di capire perchè a suo tempo non è stato fatto un progetto di recupero dello storico Marconi e come mai l’area di via Catena con 4500 metri quadrati è insufficiente mentre non lo era l’area di San Donato con 3700 metri quadrati (immobile considerato di fatto sede definitiva fino alla dichiarazione di inagibilità).
Ora sarebbe più onesto che i sindaci del comprensorio, invece di far finta di prospettare nuove intese per la costruzione del Liceo, mentre dall’altra parte si parla dell’acquisto dell’ennesimo immobile provvisorio, dicessero chiaramente che il Liceo a San Miniato è destinato a sopravvivere nell’emergenza, con tutti i disagi e le mancanze del caso, in immobili che tanto se non ci avessero messo la scuola, difficilmente avrebbero trovato una destinazione commerciale.
In un marasma di accordi, intese e progetti, siamo a zero. Persino i 100.000 euro annui che sono stati spesi in questi anni per sopperire alla mancanza di una palestra avrebbero potuto essere spesi per dotare la scuola di una sua struttura che, anche in caso di trasloco, sarebbe rimasta a disposizione della popolazione locale.
In 10 anni sono stati spesi 10,8 milioni di euro e non abbiamo ancora né la scuola né la palestra. È questa l’efficienza che si chiede alla pubblica amministrazione?
Raffaella Mallamaci, comitato polo scolastico San Miniato
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