Da sabato mattina il presidente della Toscana Enrico Rossi sta cercando il neoministro allo sviluppo economico Di Maio. Ancora non è riuscito a parlarci. Ci riproverà ancora domani, per un confronto sulla Bekaert e la riunione, a Roma, convocata per il prossimo giovedì sullo stabilimento di Figline Valdarno, in provincia di Firenze, dove qualche giorno fa tutti e 318 i dipendenti hanno ricevuto, dall'oggi al domani, una lettera di licenziamento. Rossi vuol parlare con il ministro dopo che al primo incontro al Ministero nessun rappresentante del governo si era presentato (e neppure l'azienda).
"Sono sicuro che Di Maio si dimostrerà sensibile alla vertenza. Per la Bekaert si è mobilitata un'intera città e la Toscana" sottolinea il presidente. Intanto ne approfitta per ribadire il percorso che già aveva accennato intervenendo alla manifestazione di Figline, venerdì sera.
"Occorre chiamare al tavolo romano anche la Pirelli, che ha ceduto nel 2014 lo stabilimento alla Bekaert e il monopolio della produzione dello steelcord, firmando però un contratto di fornitura fino al 2020" riepiloga Rossi. La Pirelli dovrebbe imporre un vincolo affinché la produzione venga fatta in Italia. "Occorre – ribadisce - attivare tutti gli strumenti a disposizione perché si garantisca la prosecuzione dell'attività produttive, attivando il fondo anti-delocalizzazioni". Spetta ad Invitalia, ha una dote di 200 milioni e, se entro il 2020 non verrà trovato un meccanismo di rendustrializzazione, sempre Invitalia potrà intervenire rilevando la fabbrica e procedere direttamente alla ricerca di un partner. "Terzo punto, – conclude Rossi – occorre verificare con Bruxelles se la multinazionale bel ga abbia usufruito di fondi europei o se l'abbia fatto il governo rumeno per attrarre l'azienda".
E' la stessa ricetta che stamani, su facebook, ha ribadito anche l'ex ministro allo sviluppo economico Carlo Calenda: l'altra sera in piazza molti operai avevano pensato a lui e al salvataggio dei posti di lavoro dell'Embraco di Torino, azienda che per una delocalizzazione sembrava destinata a chiudere.
La risposta di Di Maio
Rossi e Di Maio si sono parlati. Il presidente della Toscana aveva sabato cercato il ministro allo sviluppo economico e al lavoro per un confronto sulla delicatissima situazione della Bekaert di Figline e Incisa Valdarno, dove dall'oggi al domani tutti i lavoratori hanno ricevuto dalla multinazionale belga una lettera di licenziamento. E dopo il colloquio telefonico che c'è stato nel pomeriggio, a voce unanime, tutte e due ribadiscono come sulle questione ci sia "la massima attenzione a livello regionale, italiano ed europeo".
La Bekaert vuole spostare in Romania la produzione dello ‘steelcord', il filo di acciaio utilizzato per rinforzare i pneumatici, e ha deciso per questo di chiudere improvvisamente lo stabilimento toscano, acquisito dalla Pirelli nel 2014. "Parliamo di 318 lavoratori diretti e circa cento dell'indotto – spiegano in coro Di Maio e Rossi - che rischiano di perdere il proprio posto di lavoro. Sono oltre 400 famiglie, non numeri. Il 5 luglio ci sarà un tavolo presso il Ministero dello Sviluppo Economico, al quale chiediamo sia presente anche Pirelli, per un confronto concreto e immediato". La presenza dell'azienda italiana era stata invocata da alcuni giorni da Rossi, come una verifica sull'uso dei fondi europei e l'attivazione, per garantire la prosecuzione dell'attività produttiva, del fondo anti-delocalizzazioni.
"Al Parlamento europeo - racconta Di Maio - abbiamo già presentato un'interrogazione alla Commissione europea per avere chiarezza su eventuali violazioni delle direttive Ue da parte della Bekaert. Anche in Europa le istituzioni devono prendere una posizione in merito a queste pratiche che spostano lavoro e profitti per motivi economici o fiscali, calpestando i cittadini. Chiederò, a questo proposito, di avere un confronto con la commissaria europea per la concorrenza Margrethe Vestager, anche al fine di capire quali siano le azioni concrete che la Commissione intende portare avanti per risolvere l'annoso problema delle delocalizzazioni selvagge e dei paradisi fiscali a norma di legge presenti tutt'oggi in Europa".
La replica di Danti e Bonafè (PD)
Con una nota congiunta gli eurodeputati PD Nicola Danti e Simona Bonafè replicano al ministro Luigi Di Maio che era intervenuto nel pomeriggio di oggi sul caso Bekaert.
«Ci sono voluti 10 giorni prima che anche il ministro Di Maio si accorgesse finalmente della Bekaert di Figline e si unisse alle nostre richieste. Siamo contenti di averlo a nostro fianco nella battaglia a difesa dei lavoratori e di un’azienda che segna la storia di Figline e di tutto il Valdarno. Già 20 giorni fa, prima che l’azienda rendesse note le sue inaccettabili decisioni, noi eurodeputati PD abbiamo presentato una interrogazione alla Commissione europea, mentre la scorsa settimana (appena dopo le comunicazioni dell’azienda) abbiamo inviato una lettera alla commissaria Vestager chiedendo l’apertura di una indagine per verificare se Bekeart ha ottenuto finanziamenti (diretti o indiretti) dalle Istituzioni Rumene e se vi sono state alterazioni della concorrenza. È quindi il caso di dire: meglio tardi che mai. Ora Di Maio si metta al lavoro e per una volta pensi a produrre risultare concreti e non solo propaganda.»
Fonte: Regione Toscana - Ufficio Stampa
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