Insieme contro il razzismo, in 3mila a Firenze contro l'onda di intolleranza

Quasi tremila persone di ogni etnia e religione, striscioni e cartelli che richiamavano all'uguaglianza e al rifiuto di ogni discriminazione, hanno riempito nella serata di ieri, mercoledì 27 giugno, piazza Ognissanti a Firenze per la manifestazione "Insieme contro il razzismo" organizzata da Regione Toscana e Comune di Firenze, cui hanno dato aderito circa cento Amministrazioni comunali toscane, sindacati e movimenti politici, associazioni di volontariato e religiose, ma soprattutto uomini e donne comuni, giovani e meno giovani, tutti accomunati dalla volontà di dire "no" ad ogni tipo di differenziazione sociale su base etnica.

Dopo gli interventi del sindaco di Firenze, Dario Nardella, e del presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, sul palco sono saliti gli ospiti, mentre la giornalista Chiara Brilli moderava una serata che ha visto la partecipazione anche di artisti e musicisti come Tiziano Mazzoni, Fink, Jacopo Belli e Giguywassa.

"Siamo qui perché ci vogliamo battere, assieme a voi, per una società più ugualitaria e più giusta, viva l'Italia!", ha detto il senegalese Adama Gueye, lavoratore del Centro per l'impiego di Pontedera, da pochi mesi presidente nazionale dell'Uasi, l'unione delle associazioni senegalesi d'Italia. E Muhammad Kamran Khursheed, pallavolista pakistano che in Italia sbarca il lunario facendo il giardiniere, ha ribattuto: "Vogliamo solo vivere in pace!". Significativa anche la presenza del cooperante e videomaker albanese Arber Agalliu.

"Non mi censire, riconoscimi", recitava uno striscione tenuto da un ragazzo italiano. E una ragazza anche lei italiana, poco distante, ne aveva uno altrettanto eloquente: "Diverso da chi?". La questione dei rom è stata al centro della manifestazione. Un cartellone recitava: "No al razzismo contro i rom". Un giovane che aveva una maglia con scritto "schedatemi", ha chiosato: "Io sono di origine siciliana, quello può essere di origine rom, ma se siamo cittadini italiani, siamo uguali, siamo entrambi italiani".

Presenti, in piazza, uomini e donne di religione ebraica, del mondo islamico, cristiani e laici, assieme perché "abitiamo tutti sotto lo stesso cielo", come ha detto Rita, fiorentina di vent'anni o poco più, mentre sul palco si alternavano anche cantanti e musicisti. E la sua amica Francesca, mamma livornese e babbo brasiliano, ha aggiunto: "Un cielo grande per tenerci sotto tutti quanti".

Non poteva mancare, e non è mancato, l'intervento di un operaio della Bekaert di Figline Valdarno, ex Pirelli, a dimostrazione che al centro della serata c'era ogni tipo di discriminazione, comprese quelle che si verificano nel mondo del lavoro. E' toccato dunque a Marcello Gostinelli ricordare la drammatica vicenda di questi lavoratori.

Molti gli esponenti del mondo della cultura e dell'imprenditoria. Tra i presenti, il rettore dell'università di Firenze, Luigi Dei e la sindacalista Sally Kane, coordinatrice nazionale delle politiche dell'immigrazione della Cgil. Nel corso della serata è stato letto un messaggio di Noemi Di Segni, presidente dell'Ucei, la comunità delle comunità ebraiche d'Italia.

Hanno portato un contributo anche l'imprenditore cinese Wang Liping e la psicologa tunisina Afef Hagi. Ma soprattutto, significativo ed importante, quasi da passaggio di testimone, è stato l'intervento di Moreno Cipriani, classe 1928, partigiano gappista, che contribuì a liberare Firenze nell'estate del '44, che rivolgendosi ai giovani ha invitato a "non perdere la memoria" e la "coscienza collettiva" perché il razzismo e le discriminazioni si originano dalla non conoscenza dei fatti e della storia.

"Siamo antirazzisti perché non vogliamo rinunciare  alla nostra umanità, perché davanti a questioni sociali gravi e sentite  la soluzione non può essere quella di trovare capri espiatori in questa o in quell'altra etnia, e perché riteniamo che la diversità sia una ricchezza".

Così il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi ha sintetizzato il valore della manifestazione "Insieme contro il razzismo" organizzata questo pomeriggio a Firenze, in piazza Ognissanti.
Intervenendo dopo il sindaco di Firenze Dario Nardella, con cui aveva condiviso la mobilitazione odierna, il presidente ha subito spiegato il motivo della manifestazione. "A 80 anni dalle leggi razziali, che furono promulgate a San Rossore,  il pericolo del razzismo incombe di nuovo. Sentiamo diffondersi idee di superiorità ("prima gli italiani, sempre e comunque"), di disprezzo ("purtroppo ci tocca tenere i rom italiani"), una svalutazione dello straniero ("finisce la pacchia", "faremo pulizia"); queste idee che nascono dentro un discorso politico e che si fanno strada nel senso comune vanno combattute con serenità, fermezza, e con la mobilitazione. Così come stiamo facendo oggi".

"All'origine di questo clima – ha proseguito Rossi - c'è una questione sociale seria: ma davanti a posti di lavoro persi, fabbriche che chiudono, bisogno di protezione, futuro incerto  la facile soluzione di liberarci di chi è straniero, di chi è diverso, perché, in quanto tale, pensiamo che ci tolga il lavoro, o ci faccia sentire insicuri, è sbagliata e si basa su dati falsi".

Il presidente delle Regione evidenzia come in Toscana l'immigrazione rappresenti anche  una fonte di crescita e di sviluppo: "Qui  ci sono  400.000 persone immigrate, regolarmente residenti: sono il 10% della popolazione, e prendono meno di ciò che danno in termini di sostanze date allo Stato. E'una popolazione giovane, attiva, che  immette dinamismo nella società. Ci sono poi 35.000 società fondate da immigrati, senza le quali la crisi avrebbe colpito di più tutti noi. E ancora, c'è una nuova classe operia interetnica che si sta formando in tante parti della Toscana, dai cantieri navali della costa, alle fabbriche della zona del cuoio. E per finire, non dimentichiamolo, c'è nelle nostre famiglie una manodopera immigrata che di fronte alle carenze dello stato assiste i nostri genitori. Questi – sottolinea Rossi - sono o non sono fratelli d'Italia?"

Ancora un dato a supporto della sua tesi: "Ogni anno nascono in Toscana 5.700 bambini da genitori stranieri residenti. 5.700 bambini:  senza questi saremmo al crollo demografico. 5.700 bambini che nascono e non avendo legge sullo ius soli dovranno aspettare  fino a 18 anni per poter iniziare una pratica per il riconoscimento della loro cittadinanza".

Rossi non nega, tutt'altro, che la questione immigrazione sia complessa, con tanti aspetti problematici sia per chi accoglie che per chi arriva: e cita il caso delle maestre ‘eroine' nell'insegnare italiano a chi arriva qui senza conoscerne una parola, e i tremendi casi di sfruttamento degli immigrati irregolari, ai limiti dello schiavismo, i fenomeni di caporalato, scoperti anche in Toscana.
Ma, conclude, "Nell'affrontare una questione come l'immigrazione niente può farci di peggio che la diffusione di un clima e di un senso comune razzista.La bussola che ci deve orientare deve essere quella della convivenza,  dell'integrazione, del rispetto della legge e della Costituzione. Con  queste idee si può affrontare la paura e guardare al futuro".

Fonte: Regione Toscana

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