Continua il caso Bekaert. L'azienda di Figline e Incisa Valdarno chiuderà entro 75 giorni e tutti i 318 lavoratori saranno licenziati. Oggi, martedì 26 giugno, si è tenuto un incontro a Roma al ministero dello Sviluppo economico. Di seguito le reazioni del mondo politico e del lavoro.
Il commento del sindaco Mugnai: "Esito negativo"
I vertici aziendali non si sono presentati al tavolo con le Istituzioni (Ministero, Regione Toscana, Comune di Figline e Incisa Valdarno e Sindacati).
La Sindaca Mugnai: "Un esito totalmente negativo per l’incontro di stamani al Ministero, perché l’azienda non si è presentata al tavolo a Roma, dimostrando che non c’è nessun arretramento rispetto alla scelta di procedere con licenziamento collettivo e con la chiusura dello stabilimento.
Questo non è assolutamente accettabile perché, in questo modo, Bekaert sceglie deliberatamente di calpestare i diritti dei lavoratori e le Istituzioni. Solo 3 mesi fa, seduti allo stesso tavolo, l’azienda era infatti venuta a confermarci la missione dello stabilimento di Figline e i relativi investimenti da portare avanti. A soli 3 mesi da quell’incontro ci ritroviamo con una procedura di chiusura e questo non è accettabile sotto nessun profilo.
Abbiamo chiesto al Ministero che ci sia un impegno diretto del Governo nazionale per il ritiro della procedura di licenziamento e per il ritorno alla produttività dello stabilimento, perché non possiamo rinunciare né alla tutela ei lavoratori né a mantenere aperto quello stabilimento, che rappresenta un pezzo di storia della nostra comunità e che garantisce sviluppo al territorio di Figline e Incisa”.
Franchi e Beccastrini (Cisl): "Scontenti dell'esito"
“Siamo molto scontenti dell’esito dell’incontro di stamani. L’azienda non si è presentata e ieri al ministero ha ribadito una linea di totale chiusura, confermando una grave mancanza di rispetto verso i lavoratori e verso lo stesso governo italiano.”
E’ il commento di Fabio Franchi, segretario generale aggiunto Cisl Firenze-Prato e Alessandro Beccastrini, segretario Fim-Cisl Toscana, dopo l’incontro di questa mattina al ministero dello Sviluppo economico, a Roma sulla vertenza Bekaert, la multinazionale belga che venerdi scorso ha annunciato la chiusura entro 75 giorni dello stabilimento di Figline Valdarno (Fi) e il licenziamento di tutti i 318 dipendenti.
“I funzionari del ministero – continuano Franchi e Beccastrini - che ci hanno ricevuto oggi hanno annunciato che riconvocheranno le parti per la prossima settimana: ci aspettiamo che a quel tavolo ci siano anche i vertici politici del ministero, il ministro e il viceministro. Devono essere loro ad occuparsi in prima persona di una vicenda come questa che è troppo importante per la comunità valdarnese per essere sottovalutata.”
Presente Rossi: "Azienda arrogante"
Al tavolo convocato oggi a Roma per affrontare la crisi della Bekaert (ex Pirelli) dopo il licenziamento di 318 lavoratori, c'erano il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, il consigliere per il lavoro Gianfranco Simoncini, le organizzazioni sindacali, la sindaca del Comune di Incisa-Figline Giulia Mugnai, alcuni parlamentari del territorio, i funzionari del ministero dello Sviluppo economico, ma non c'erano i rappresentanti dell'azienda e nemmeno quelli del Governo.
"Capisco che siamo in una fase di avvio istituzionale - ha detto Rossi sedendosi al tavolo - ma poter avere confronto politico anche con ministro o con viceministro da lui delegato, sarebbe stato importante. Ci siamo seduti al tavolo per rispetto verso i funzionari del ministero e dei sindacati, perchè altrimenti avremmo dovuto alzarci e andare via".
"L'azienda - ha proseguito Rossi - ha confermato il suo atteggiamento di arroganza, lo stesso che ha usato verso i lavoratori consegnando loro le lettere di licenziamento mentre erano ancora al lavoro. Adesso ci sarà un incontro in sede sindacale e poi saremo nuovamente riconvocati dal ministero. Ci auguriamo che alla prossima riunione ci sia il viceministro in rappresentanza del governo. Al governo chiederemo un pronunciamento pubblico, che richiami alla responsabilità la multinazionale. Non solo. Bisogna chiamare in causa anche Pirelli, che era la proprietaria dello stabilimento fino a tre anni fa e che deve assolutamente essere coinvolta in questa partita. A Bekaert chiediamo il ritiro immediato dei licenziamenti e l'apertura di un tavolo con l'obiettivo di continuare a produrre. Con questi obiettivi raccolgo l'appello del sindaco di Incisa e Figl ine e sarò presente, con il gonfalone della Regione, alla manifestazione organizzata a Figline per venerdì sera. Manifesteremo perché non vogliamo perdere un importanmte sito produttivo per gli interessi della multinazionale e di una liberalizzazione che penalizza i lavoratori, usando l'Europa come grande mercato che contrappone fra loro i lavoratori. Siamo di fronte all'ennesimo caso di delocalizzazione motivato non da una crisi del mercato ma dalla esclusiva volontà di fare più soldi sulla pelle dei lavoratori. E questo non si può accettare. Siamo qui e saremo venerdì in piazza anche per dire no a tutto questo".
Ehm e Bianchi (M5S): "Solidarietà ai lavoratori"
Ad esprimere personalmente la piena solidarietà ai lavoratori della Bekaert oggi pomeriggio è stata la parlamentare del Movimento 5 Stelle Yana Ehm che insieme al consigliere regionale Gabriele Bianchi, ed i capogruppo locali Lorenzo Naimi, Roberto Grandis e Tommaso Pierazzi si sono recati alla fabbrica di figline Incisa Valdarno.
Domani mattina al MISE siederanno al solito tavolo la società e i rappresentati sindacali e Yana Ehm ha voluto incontrare i lavoratori stessi per informarli su come Di Maio sia a conoscenza della situazione e delle difficoltà che questa comporta.
“In queste occasioni bisogna essere tutti uniti e fare fronte comune al dramma degli operai - hanno ricordato Roberto Grandis e Lorenzo Naimi- ma se ad oggi 318 persone rischiano di non accedere nemmeno agli ammortizzatori sociali c’è da constatare il pieno fallimento del jobs act voluto dal governo passato”
Tommaso Pierazzi ha invece ricordato che “ad oggi il primo ostacolo da superare sia la lettera di licenziamento che deve essere ritirata almeno per allungare i tempi di una eventuale trattativa e avviare quegli ammortizzatori che una cessazione non prevederebbe.”
Yana Ehm si è infine preso l'impegno di tenere informati i lavoratori sull’esito dell’incontro e che questa vicenda sarà importante per iniziare ad occuparsi in modo serio e definitivo delle delocalizzazioni in nome del profitto che stanno rovinando il sistema produttivo italiano, incidendo negativamente sul sistema economico e sociale.
LeU Valdarno: "Servono proposte concrete"
"A Figline e Incisa Valdarno in questi giorni tocchiamo concretamente i frutti avvelenati della globalizzazione e dell'incapacità di aver saputo costruire argini a queste modalità imprenditoriali che speculano sulla pelle dei lavoratori.
Una multinazionale che sta dimostrando una completa assenza di responsabilità sociale nel fare impresa, priva di qualsiasi sensibilità nei confronti del territorio che la ospita, una ferocia ingiustificata e inaspettata verso i 318 lavoratori, le loro famiglie, i lavoratori dell’indotto.
Assistiamo a un evidente percorso teso a far fuori i competitor del settore, senza riguardi per le conseguenze sociali di queste scelte. È evidente che l'azienda agendo indisturbata in monopolio a livello europeo, ha rubato ai lavoratori il loro ingegno, le loro competenze ed adesso vuole rubare anche il loro futuro.
Non dobbiamo farci ingannare da chi asserisce la non produttività della fabbrica, in quanto il capitale umano e la unicità dello stabilimento sono stati merce preziosa, che Bekart ha voluto acquisire con la consapevolezza dei costi. Le disuguaglianze quindi continuano ad aumentare.
Per Liberi e Uguali del Valdarno non esistono altre soluzioni in questa fase: si deve fare di tutto perché la fabbrica resti nel nostro territorio, tutte le istituzioni devono impegnarsi trovando tutti i vincoli necessari a mantenere l’azienda a Figline Incisa Valdarno.
Non possiamo pensare che in Italia spariscano progressivamente tutti gli insediamenti produttivi, non possiamo rimanere solo un grande villaggio turistico: perdere le produzioni di prodotti significa morire economicamente e diventare sempre più dipendenti da altri.
Dobbiamo investire in ricerca e sviluppo tecnologico, cosa non fatta in maniera sufficiente, dalle imprese e dallo Stato.
Per questo bene il Tavolo di Crisi attivato ieri dalla Regione Toscana, e bene il tavolo che oggi si aprirà al Mise a Roma.
Pensiamo debba essere costituito accanto al tavolo di specifico sulla Bekaert, un tavolo istituzionale territoriale di tutta l'area del Valdarno - fiorentino ed aretino - per monitorare lo stato delle nostre imprese e degli investimenti in essere, provando attraverso un vero e proprio osservatorio, a prevenire gli eventi che ci stanno coinvolgendo.
Chiediamo pertanto ai Sindaci per primi, di farsi carico di questa responsabilità politica, noi di Liberi e Uguali del Valdarno F.no cercheremo di sostenere tutte le iniziative utili a realizzare gli obiettivi sopra esposti".
La nota di Daniele Calosi (segretario generale Fiom Cgil Firenze)
“La direzione aziendale stamani non si è presentata all’incontro al Ministero a Roma dimostrando nuovamente arroganza e disumanità. Il Ministero ci ha informato che l’azienda, che ha incontrato ieri, si è resa solo disponibile a discutere con noi sindacati di quanto dare ai lavoratori come compenso economico a fronte della chiusura. Loro questa cosa offensiva la chiamano ‘mitigation’. Vergogna! La dignità del lavoro non può essere monetizzata. Noi sindacati, assieme al Presidente della Regione Toscana e al sindaco di Figline Incisa, abbiamo invitato il Ministero a chiedere immediatamente il ritiro della procedura. Il Ministero convocherà le parti, azienda compresa, i primi giorni di luglio alla presenza del Ministro in persona. Stasera proporremo ai lavoratori di interrompere lo sciopero per riprendere la produzione, perché non si deve chiudere uno stabilimento che è produttivo. La mobilitazione e la lotta proseguiranno lo stesso con scioperi articolati e ancora più incisivi. Non molliamo”. Venerdì 29 luglio fiaccolata a Figline con partenza dallo stabilimento alle 20:30. Alle 21:30 Consiglio comunale straordinario in piazza Ficino.
Al tavolo di oggi, le organizzazioni sindacali Fiom, Fim e Uilm insieme a Francesca Re David e Maurizio Landini, il Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, il sindaco di Figline Valdarno Giulia Mugnai sono stati aperti nell'avviare un confronto a 360 gradi, ma partendo dal ritiro della procedura dei 318 licenziamenti e dal mantenimento della produzione a Figline: “Non si può trattare con la pistola della chiusura e dei licenziamenti puntata alla tempia”, ha detto Calosi. Per salvaguardare la propria posizione nei mercati europei nella produzione dei rinforzi in acciaio per pneumatici, la multinazionale belga vuole cessare le attività nella fabbrica, acquistata nel 2014 da Pirelli. Così, spiega la Fiom Cgil fiorentina, “dopo aver sfruttato per quattro anni le competenze dei metalmeccanici toscani, l’azienda decide che è meglio produrre dove il costo del lavoro è più basso, in Slovacchia e Romania. Ennesimo caso di un'azienda metalmeccanica che viene delocalizzata a Est a spese di produzioni e lavoratori italiani, che prima vengono sfruttati nelle loro conoscenze e poi scaricati. Due anni fa questa azienda aveva comprato alla Pirelli e la Pirelli aveva garantito al governo italiano che aveva venduto a una multinazionale intenta a mantenere la produzione in Italia: devono quindi fare cosa hanno detto e promesso due anni fa. Col caso Bekaert non è in gioco solo il posto di lavoro di 318 persone, ma anche l’interesse territoriale e nazionale di fronte agli interessi padronali delle multinazionali che investono in Italia”.
Il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni: “vicini ai dipendenti
Giovedì 28 giugno i commercianti di Figline Valdarno abbasseranno le saracinesche per mezz’ora, dalle 11 alle 11.30, in segno di solidarietà verso i 318 dipendenti della Bekaert.
“Tutte le imprese del terziario sono vicine a loro e alle loro famiglie in queste ore drammatiche in cui si decide il futuro della fabbrica di Figline e Incisa Valdarno”, sottolinea il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni.
“La chiusura dello stabilimento non mette a rischio solo il loro lavoro, ma la stabilità economica di tutto il Valdarno aretino e fiorentino”, aggiunge preoccupato Marinoni, “se la multinazionale belga dovesse procedere con questa decisione, e quindi con il licenziamento di tutti i dipendenti, ne risentirebbe quindi inevitabilmente anche la rete commerciale”.
“Questa notizia è stata un fulmine a ciel sereno per tutti; non è stato neppure proposto un piano alternativo alla chiusura, per esempio una riconversione che limitasse le perdite. Confidiamo che ci siano ancora margini di contrattazione, anche se i modi e i tempi in cui l’azienda si è espressa non lasciano purtroppo molte speranze”, conclude il direttore di Confcommercio Toscana, “per il Governo nazionale e per gli enti territoriali, a partire dalla Regione, è il momento di affrontare una trattativa serrata e decisa a difesa dei lavoratori della Bekaert e non solo. Perché qui sono in gioco il futuro e la serenità di molto più che 318 famiglie”.
Fratoianni (Liberi e Uguali): "Pessimo segnale assenza azienda e rappresentanti governo a tavolo Mise"
“È un pessimo segnale che l’azienda Bekaert, che ha messo sul lastrico centinaia di famiglie nel Valdarno, non si sia presentata al ministero oggi.Ed un brutto segnale è anche quello dato oggi dal governo: non si può affidare solo ai funzionari del Mise la gestione di questa vicenda.”Lo afferma Nicola Fratoianni di Liberi e Uguali.“ Il vicepremier Di Maio - prosegue il leader di SI - non parli solo nelle trasmissioni tv o sui giornali della crisi sociale del Paese. Serve un chiaro e serio impegno politico. “
“Ora il governo con tutti i mezzi possibili - conclude Fratoianni - costringa l’azienda a recedere da atteggiamenti arroganti e a sedersi al tavolo negoziale ed impegni propri rappresentanti in prima persona ad essere presenti nei prossimi appuntamenti. Non si può perdere tempo, e non possono essere abbandonati i 318 lavoratori e le loro famiglie”.
L’annuncio del presidente dell’assemblea legislativa, Eugenio Giani,
“Si tratta di un caso gravissimo, il più grave in Italia negli ultimi anni. Un’azione corale è necessaria. Se accettiamo senza colpo ferire, sarà una catastrofe. Domani (mercoledì 27 giugno), un rappresentante dei lavoratori aprirà la seduta del Consiglio”.
L’annuncio è del presidente dell’assemblea legislativa, Eugenio Giani, che in apertura di seduta e dopo la richiesta della capogruppo Art1/Mdp, Serena Spinelli, di inserimento all’ordine del giorno di una mozione sulla chiusura dello stabilimento Bekaert (ex Pirelli) di Figline e Incisa Valdarno, informa il Consiglio della volontà di “far parlare un operaio prima dell’inizio formale dei lavori”.
Nei giorni scorsi, Giani, per dare il “segno della presenza fisica della Regione”, era all’azienda che ha annunciato, improvvisamente, la chiusura del sito fiorentino dedicato alla produzione di rinforzi in acciaio per pneumatici, e il contestuale licenziamento di 318 lavoratori. “Con i sindacati – ha detto il presidente – abbiamo condiviso l’opportunità di ascoltare chi sta vivendo un momento estremamente drammatico”. “La presa di posizione del Consiglio dovrà essere fortissima” ha rilevato, anticipando la volontà di “accettare qualsiasi atto sarà presentato dai vari gruppi”.
Proprio oggi, come ha ricordato la consigliera Spinelli in Aula, la multinazionale belga, che dirige l’azienda, ha disertato il tavolo per affrontare la crisi, convocato a Roma. E ad annunciare mozioni sul tema, oltre a quella di Spinelli, anche Sì – Toscana a sinistra e Forza Italia.Entrambi i capigruppo, rispettivamente Tommaso Fattori e Maurizio Marchetti, hanno condiviso le dichiarazioni di Giani. In particolare Marchetti ha espresso l’auspicio, subito raccolto dal presidente, per arrivare a un documento unitario e bipartisan di sostegno e denuncia di una situazione la cui gravità “è assolutamente evidente”.
Gabriele Toccafondi, deputato fiorentino del centrosinistra
“Ora servono parole nette e un intervento immediato del governo e in particolare del vicepremier Luigi Di Maio, che al momento mi risulta sia ancora ministro del lavoro, perché a rischio ci sono oltre 500 famiglie”. Così Gabriele Toccafondi, deputato fiorentino del centrosinistra, spiega il senso della comunicazione letta ieri alla Camera dei Deputati in merito alla vertenza della Bekaert di Figline Valdarno. Una richiesta esplicita di intervento fatta alla presidenza della Camera affinché la inoltri al governo e nello specifico al Ministero del Lavoro. Infatti ieri al tavolo convocato dal ministero dello Sviluppo Economico i rappresentanti della multinazionale belga non si sono presentati “Mostrando una arroganza che non può essere accettata dalle nostre istituzioni” sottolinea Toccafondi. Ma per il deputato di Firenze ora serve l'azione diretta del ministro del lavoro. “Perché sabato era a Firenze e non ha trovato nemmeno un minuto per incontrare i lavoratori e mostrare almeno un po' di solidarietà a persone che stanno vedendo mettere a rischio il proprio futuro e quello dei propri figli”.
Nella comunicazione Toccafondi ha ricordato come lo scorso 22 giugno “senza alcun preavviso “l'azienda multinazionale Bekaert ha annunciato la chiusura dello stabilimento di Figline e quindi “il licenziamento di 318 dipendenti a cui vanno aggiunte 150 persone che lavorano nell'indotto”. Un fulmine improvviso visto che, ricorda Toccafondi, “solo una settimana prima coi lavoratori era stata trovata l'intesa per il premio di produzione”. Un modo “barbaro”, lo definisce il deputato fiorentino, di coltivare le relazioni industriali e “inaccettabile da parte di istituzioni che vogliono mantenere il rispetto di se stesse”.
Da qui la richiesta di un'azione “forte, incisa e immediata da parte del ministro del lavoro” sia per far rispettare i patti che la multinazionale si assunse quando 4 anni fa subentrò alla Pirelli nella proprietà dello stabilimento di Figline - “non possono pensare di venire qua, rubarsi il know-how e poi scappare da qualche parte dove il lavoro costa meno perché ci sono meno diritti per i lavoratori” dice Toccafondi - sia per garantire un futuro sereno “a lavoratori la cui età media è sui 50 anni, troppo giovani per aspirare alla pensione e troppo vecchi per l'attuale mercato del lavoro”. “Mi auguro che Di Maio intervenga subito perché queste persone hanno bisogno di avere il governo dalla propria parte. Per quanto ci riguarda noi siamo con quei lavoratori e le loro famiglie, e da lì non ci spostiamo di un millimetro” conclude Toccafondi.
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