Al passo con i tempi e con le regole di mercato i sei uomini marocchini e tunisini tra i 22 e i 31 anni, arrestati per spaccio di droga. I pusher spacciavano hashish e cocaina nell'area del parco di San Salvi, a Firenze, invitando i clienti più affezionati ad acquistare le dosi anche attraverso 'offerte promozionali' inviate tramite Whatsapp.
Sarebbero 9 in tutto gli uomini accusati, 8 marocchini e un tunisino tra i 22 e i 46 anni, di cui 6 tratti in arresto e tre ricercati. Gli arresti sono stati disposti dal gip Anna Liguori su richiesta del pm Giovanni Solinas. Gli arrestati, fa sapere la polizia, avevano ereditato la clientela di un altro gruppo di pusher nordafricani, in carcere dall'ottobre del 2016, proprio per spaccio all'interno del parco.
Le indagini sono durate quasi due anni e gli agenti del commissariato di polizia di San Giovanni hanno ripreso tutto con le videocamere nascosti in edifici nella zona. Gli agenti hanno continuato senza sosta a monitorare l’area teatro dello spaccio, arrivando nei successivi mesi a ricostruire una fitta rete di acquirenti di sostanze stupefacenti.
Ed è proprio partendo da questi che ha avuto inizio il nuovo filone d’inchiesta che si è poi sviluppato anche grazie ad una minuziosa attività tecnica di incrocio di tabulati, resa ancora più complessa dalla circostanza che i destinatari della misura utilizzavano spesso utenze intestate a terzi.
Sulla base degli elementi raccolti, gli inquirenti sono riusciti a dare un volto ai nuovi pusher che - tra San Salvi, via del Mezzetta e la Stazione di Firenze Rovezzano - avevano preso in eredità un’ininterrotta attività di spaccio - in molti casi dal carattere promozionale con offerte inviate tramite messaggi Whatsapp.
Tra i clienti più affezionati c'erano anche alcuni minorenni, una mamma che andava a comprare le dosi portando il bimbo nella carrozzina, e un meccanico della zona che andava a comprare la droga con le auto dei clienti. I pusher, nel corso di quasi due anni, hanno continuato a spacciare in zona sia di giorno che di notte, anche nei pressi di alcune scuole superiori. Dai controlli nel parco, effettuati anche con l'aiuto dei cani antidroga, la polizia ha sequestrato numerose dosi, alcune delle quali piazzate in una casetta per gli uccelli. Ma lo spaccio, sempre in base a quanto accertato, non si limitava solo nella zona del parco: i magrebini erano molto organizzati e capillari, infatti effettuavano anche consegne in varie parti della città.
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