Marino Moretti e Silvia Frigato, due dei maggiori rappresentanti del virtuosismo italiano per quanto riguarda pianoforte e canto, si esibiranno sabato 9 giugno alle 20 nella Sala Orchestra del Teatro del Maggio in un recital organizzato in occasione dei cento anni dalla morte di Claude Debussy. Moretti, al pianoforte, insieme alla soprano Silvia Frigato eseguiranno un programma tra musica e poesia: liriche di Paul Bourget, Paul Verlaine, Théodore de Banville, André Girod e Stéphane Mallarmé su musiche di Debussy.
Enfant terrible della musica francese, compositore antiaccademico, artista sensibile, più di ogni altro, al fascino della poesia e della letteratura del suo tempo, Claude Debussy ha sempre inseguito l’ideale di un canto lontano dalla declamazione retorica e dal semplice edonismo melodico. L’amico e collega Paul Dukas lo definiva “il musicista dei poeti”, in virtù dell’influenza predominante della poesia nella sua formazione artistica, e attraverso il confronto con i maggiori poeti a lui contemporanei, Debussy farà proprio uno stile dove parola e suono si fondono con estrema naturalezza nel flusso della prosodia francese. Il suo apprendistato nel genere della mélodie, prodotto raffinato destinato a un uditorio colto e genere frequentatissimo dai compositori di fine secolo, inizia ben presto: a diciotto anni mette in musica i versi parnassiani di Theodore de Banville (Nuit d’etoiles). Alla stessa stagione creativa risalgono anche Fleur des blés, su testo di André Girod e le cinque liriche su testo di Paul Bourget - Beau soir, Romance, Les cloches, Paysage sentimentale e Voici qui le printemps - composizioni in cui la scrittura di Debussy risulta ancora influenzata dal modello della romanza da salotto di Gounod e Massenet.
L’incontro con la poesia di Verlaine, poeta prediletto, con più di venti testi messi in musica, è determinante: nel 1882 Debussy si cimenta con la prima serie delle Fêtes Galantes. Solo qualche anno più tardi, Debussy diventerà frequentatore dei ‘martedì’ di Mallarmé, ambito e coltissimo salotto dove pittori, poeti, musicisti e filosofi si riunivano per discutere d’arte. In quel clima decadente e simbolista il compositore maturerà la propria concezione di un’arte musicale fatta di allusioni e misteriose analogie, in grado di esprimere con i suoni l’inesprimibile. Debussy si era in realtà si era già avvicinato alla poesia del maestro del simbolismo nel 1884, mettendo in musica Apparition, composizione che tradisce ancora uno stile giovanile; il ciclo dei Trois poèmes de Stéphane Mallarmé, datato 1913, appartiene invece all’ultima fase creativa del compositore. Qui la poesia di Mallarmé, che è già di per sé musica, data l’opulenza degli intrecci sintattici arditi, le assonanze vorticose e le seducenti relazioni sonore tra le parole, viene sublimata in un’intonazione.
Fonte: Ufficio Stampa
Notizie correlate
Tutte le notizie di Firenze
<< Indietro