L'auditorium del 'Fermi-Da Vinci' intitolato al professor Carlo Maestrelli

Stamani, 5 giugno alle 9.45 presso l’Istituto “Fermi-Da Vinci” è stato tenuto un minuto di silenzio in ricordo del professor Carlo Maestrelli, tragicamente scomparso, a scuola, per un malore fatale, proprio un anno fa. Nella sede di via Bonistallo è stato intitolato a suo nome l’auditorium della rotonda, con l’affissione di una targa in memoria.

I suoi alunni, i suoi colleghi, i familiari, la compagna, gli amici e tutto il personale dell’istituto si sono ritrovati e hanno espresso il loro cordoglio, ricordandolo con tanto affetto.

In particolare sono stati ripercorsi i numerosi anni che molti di noi docenti abbiamo trascorso con il collega, presso l’Istituto Fermi, fra compiti da correggere, caffè alle macchinette, battute sulla vita e sulla società.

Questo il ricordo in sua memoria che il collega prof. Daniele Lisi ha ben composto e sintetizzato.

In memoria di Carlo

Troppo schietto, genuino, ironico, autentico era il nostro Carlo per apprezzare le ritualità con i discorsi di circostanza, magari gonfi di retorica.  

Preferiamo ricordarlo per quello che era: cordiale, aperto, sempre alla ricerca di una battuta scherzosa per sciogliere in un sentimento di comune fratellanza quel ritrovarsi quotidiano, una sorta di rituale che accompagna il lavoro.
Di questo continuiamo a restargli grati.  

Per averci lasciato una eredità di affetto che ha spinto una parte di noi a non estinguere quel “caffè Maestrelli” che era il titolo scherzosamente riservato ad una consociazione telefonica stretta tra vecchi germani di lavoro.

Questa è stata la sua lezione: evitare di vivere in un ambiente asettico, in un tempo solo scandito da ticchettio delle tastiere, per ritrovare na dimensione umana, a misura dei nostri sentimenti, delle nostre speranze e delle nostre paure.

Carlo era quasi sempre in compulsivo contatto con la macchinetta distributrice del caffè.  

Offriva e si compiaceva di essere ricambiato.  Ci manca caro Carlo la tua risata un po’ starnazzante e qualcuna delle frecciate che indirizzavi sul bersaglio di turno.

Spesso quando ancora infiliamo la monetina nella macchinetta, risentiamo la tua contagiosa allegria, magari tirata fuori anche per esorcizzare la tristezza, e, talvolta, anche l’impressione di una pacca sulla spalla.

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