Nella prima settimana di giugno del 1944, in Val di Chiecina presso la Porcareccia nel bosco di Colibindoli, alcuni partigiani uccisero un tenente tedesco a cavallo. Chi sia stato questo ufficiale è stato scoperto da uno storico locale Nino Bini nel 2013. “Si trattava del tenente Walter Wunsche della terza compagnia rifornimenti della Fallschirm-Panzer Nachschube Tr ‘Herman Goring’ che era di stanza alla villa dei conti Binismaghi sede di un comando tedesco alla fattoria la Casaccia”.
Testimonianze da noi raccolte lo descrivono come moralmente corretto: aveva salvato da una severa punizione alcuni ragazzi che avevano rubato nei magazzini della fattoria. Da notare che in quei giorni non si avevano notizie di stragi compiute dai tedeschi in Toscana.
Il S.Tenente Enzo Paroli, secondo quanto ci dichiarò in una intervista, operava in quella zona soprattutto con il compito di inviare giovani, in maggioranza renitenti alla leva, ad ingrossare le fila della 23° Brigata Garibaldi.
Sulla dinamica di questo scontro esistono, diverse versioni, alcune fra loro incompatibili.
La prima versione, dalla Relazione Fioravante Mori, recita testualmente: “Scontro con una pattuglia tedesca di collegamento di cinque o sei uomini, che avevano il compito di prendere in visione strade secondarie per la ritirata: un tenente tedesco fu ucciso. Lo scontro ebbe luogo il 7 giugno 1944 in località Porcareccia, a sud di Balconevisi e di Corazzano.”
La seconda: “Il 1° giugno il Gruppo Mori uccide un ufficiale tedesco che si era avventurato in località Chiecina.” Come si vede, la data è diversa, e non si parla di pattuglia tedesca.
La terza: è quella che si avvale della narrazione dell’unico testimone diretto: il S.Tenente Enzo Paroli, nome di battaglia Carlo Severi. Secondo la sua testimonianza “…l’ufficiale tedesco andava a cavallo da solo percorrendo un sentiero lungo il corso del Chiecina. Io che ero disceso da una baracca verso il medesimo torrente con altri due o tre partigiani, me lo trovai davanti. Fu disarmato e catturato con l’intenzione di poter fare uno scambio di prigionieri; ma il tenente tentò la fuga. A quel punto, il pericolo era che riuscisse ad arrivare alla Casaccia, sede del comando, e potesse avvertire i suoi commilitoni della presenza dei nascondigli del gruppo così fui costretto a sparargli. Credo al massimo di averlo ferito a una mano o ad un braccio. Poi il tenente si inoltrò nel bosco e lo persi di vista. Più in alto, lontano da lì perché non sentì nessun colpo d’arma da fuoco, c’erano altri partigiani che lo finirono.”
La quarta aggiunge alla prima: "…Il comandante, un tenente tedesco, fu ucciso in località La Vallina ad est di Balconevisi. Parteciparono all’azione: 12 partigiani". L’aggiunta dei nomi fa pensare ad una stesura successiva. Perché si insiste sulla pattuglia tedesca? Perché ucciderlo ormai disarmato e ferito?
Secondo una nostra ricostruzione dei fatti ed una esplorazione degli archivi del comune di San Miniato, parlare di pattuglia tedesca fu una nota inventata per glorificare un’azione di battaglia partigiana che non ci fu. L’uccisione del tenente da parte di Giannoni Rigoletto, contrabbandato per atto di misericordia perché il tenente sarebbe stato agonizzante, può essere inteso come un atto inutile. Il partigiano passò come un eroe, ma la ricostruzione dei fatti punta a svelare come andarono realmente le cose.
Le popolazioni della valle della Chiecina restarono terrorizzate per diversi giorni dai continui rastrellamente delle truppe tedesche. I reparti tedeschi non trovarono il corpo che era stato sepolto in fretta e furia e non ci furono rappresaglie di risposta.
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