“Essere alle porte coi sassi”, così si dice a Firenze, per descrivere l’imminenza di qualche severo avvenimento. Ecco, tra qualche giorno il caldo afoso tipico delle nostre estati tornerà ad abbattersi anche sul carcere di Sollicciano riproducendo quelle caratteristiche di invivibilità che, da anni, non abbiamo mai smesso di denunciare. L’anno scorso la Regione Toscana e la Madonnina del Grappa fornirono gratuitamente un centinaio di ventilatori all’istituto penitenziario, ma si scoprì poi che l’impianto elettrico dell’istituto non era in grado di sostenerne il funzionamento. Le temperature nelle celle arrivarono così a livelli intollerabili e, nonostante i nostri appelli, non fu possibile ripristinare almeno la sorveglianza dinamica a celle aperte, neanche nelle ore di maggior afa.
Oggi siamo nella stessa situazione di un anno fa. I passeggi interni per le ore di aria sono ancora in larga parte da ristrutturare e non esistono programmi per alleggerire il problema del caldo, neanche per il personale di turno nei bracci. Per di più, la definitiva sepoltura del nuovo ordinamento penitenziario, atteso da decenni, ha certamente creato un forte senso di abbandono nelle persone detenute, aumentando i rischi di tensioni e atti di autolesionismo, a tutto scapito del difficile lavoro di rieducazione e risocializzazione previsto dalla nostra Carta costituzionale. Inoltre, il 61% delle persone detenute soffre di almeno una patologia e la sanità in carcere è ancora problematica. Insomma, la situazione già difficile, rischia di trasformarsi in una sorta di tragedia. Per questo ci rivolgiamo alle istituzioni e alla direzione del carcere, perché sia attivato un tavolo di crisi in modo da approntare un serio piano per affrontare la stagione estiva in forma diversa da quella degli anni passati. Siamo alle porte coi sassi, cerchiamo, almeno quest’anno, di fare fronte all’emergenza prima che sia tardi.
Massimo Lensi, associazione radicale 'Andrea Tamburi'
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