L'espressione intrisa di pathos e la rappresentazione dettagliata della figura anatomica sono gli aspetti centrali di una perfezione rinascimentale che torna a splendere nella millenaria abbazia di Badia a Passignano. Tenuto lontano 18 anni, perché bisognoso di cure e di un intervento eseguito dalle abili mani dei restauratori dell'Opificio delle Pietre dure, il crocifisso ligneo che la tradizione attribuisce a Michelangelo fa ritorno a casa. Là, dove è sempre stato, accompagnando la storia, sin dal sedicesimo secolo, della chiesa di San Michele Arcangelo di Badia a Passignano.
Concluso il restauro articolato in più cicli, il monastero, gestito da padre Lorenzo Russo, ha accolto la nuova collocazione dell'opera di altissimo pregio posizionandola in una teca di vetro, nella Sala del Capitolo attigua al refettorio affrescato da Domenico Ghirlandaio. Lo spazio è accessibile dalla chiesa e dal chiostro, aperto alle visite e a disposizione dei visitatori.
“La manifattura è pregiatissima - dice padre Lorenzo Russo - uno degli aspetti di particolare pregio che connota l'opera è l'utilizzo della stoffa originale del XVI secolo per il perizoma, fino ad una trentina di anni fa il Crocifisso era situato in una teca dorata dietro il quadro dell'altare maggiore della chiesa di San Michele Arcangelo e veniva esposto periodicamente, tre o quattro volte all'anno, alla venerazione del popolo, in occasione della Quaresima e della Settimana Santa, si apriva al pubblico anche nel mese di settembre durante una festa liturgica per l'esaltazione della Croce”. La sala del Capitolo è dotata di un sistema di videosorveglianza, collegato alle forze dell'ordine. L’impianto di sicurezza, esteso a tutti gli ambienti del monastero, è stato realizzato dalla ditta Infotek di Tavarnelle e finanziato dai monaci che si sono avvalsi della collaborazione del Lions Club Barberino Montelibertas. Il ritorno a casa del Crocifisso ligneo, supervisionato dalla Sovrintendenza, è stato celebrato alla presenza dei sindaci David Baroncelli e Giacomo Trentanovi. “È un'opera importante - concludono i sindaci di Tavarnelle e Barberino - che arricchisce il patrimonio già prezioso del monastero, uno dei monumenti simbolo del nostro territorio”.
Fonte: Ufficio Stampa Associato del Chianti Fiorentino
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