Formazione Oss, ore aggiuntive al 'Fermi-Da Vinci' per la qualifica

foto di archivio

A novembre 2017 è stata stipulata una convenzione tra gli Istituti scolastici e le Aziende Sanitarie toscane per l’avvio sperimentale di un percorso formativo aggiuntivo che consenta, all’interno dell’ultimo triennio dell’Istituto professionale per i servizi sociosanitari, il conseguimento della qualifica di OSS (Operatore Socio Sanitario). Ciò è reso possibile dal fatto che il diploma conseguito da questo percorso di istruzione dà il riconoscimento alla qualifica di AAdB (Addetto all’assistenza di base).

Prima dell’avvio di questa sperimentazione, partita nello scorso anno scolastico, per diventare OSS gli studenti interessati avrebbero dovuto accedere ai corsi a numero chiuso della ASL per frequentare 400 ore (200 di teoria e 200 di tirocinio), dopo il conseguimento del diploma. Adesso invece sarà possibile abbreviare il tempo per conseguire la qualifica OSS tramite ore aggiuntive di formazione in aula – in parte tenute dai docenti stessi della scuola e in parte dai formatori della Asl Toscana centro – e di tirocinio presso le strutture ospedaliere del territorio.

Il protocollo di intesa è stato preceduto da un accurato lavoro di concertazione e programmazione delle unità formative a cura di un tavolo interistituzionale (Regione, Ufficio scolastico regionale, Aziende sanitarie e Istituti scolastici), in modo da assicurare gli standard di qualità che il servizio sanitario cerca sempre di mantenere e assicurare. Le scuole che hanno aderito (ben 25 in tutta la regione) hanno rimodulato e integrato la propria programmazione didattica in base a quanto convenuto nell’intesa e sottoscritto nella convenzione.

Grazie a questi accordi la Regione si è impegnata a finanziare gli interventi formativi aggiuntivi (tirocinio, laboratori assistenziali e attività di docenza da parte del personale formativo della Asl Toscana centro) che costituiscono un concreto percorso di avvicinamento tra il curriculum scolastico e il mondo del lavoro.

Si tratta di un percorso innovativo che vede la regione Toscana tra le prime in Italia ad aver attuato questo importante protocollo: esso costituisce una efficace valorizzazione del percorso scolastico perché apre le porte – in tempi più brevi – ad un settore lavorativo che vede l’OSS come una delle figure professionali emergenti. Le ricerche di placement operate dall’Agenzia di formazione dell’ASL di Empoli confermano, infatti, che il tasso di occupazione dei diplomati OSS ad un anno dal conseguimento della qualifica supera l’85%.

Nell’ISS Fermi-Da Vinci, nell’indirizzo Professionale per i Servizi sociosanitari, trenta studenti delle classi quarte stanno seguendo questo percorso dallo scorso anno scolastico e da marzo hanno iniziato a frequentare le lezioni aggiuntive a cura del personale formativo della ASL.

Parallelamente l’Istituto sta preparando il secondo ciclo di studenti futuri OSS attraverso le attività formative in classe e la selezione a fine della classe terza.

Per sensibilizzare gli studenti e le famiglie, la scuola organizzerà una riunione con i genitori e gli studenti delle classi seconde e terze entro la fine di maggio, in modo da illustrare tutti i vantaggi e le opportunità – formative e lavorative – legate a questo percorso.

A testimonianza dell’importanza di questo nuovo canale formativo dei futuri OSS, l’Associazione nazionale OSS 2.0 ha iniziato una collaborazione con l’Istituto per l’ampliamento dell’offerta formativa che, il 23 aprile u.s., si è concretizzata con una conferenza- seminario – eventi fino ad ora unico nel nostro territorio - sulla Legge 180/1978, a quarant’anni dalla sua entrata in vigore, il 13 maggio 1978.

Dopo i saluti del consigliere regionale dott. Enrico Sostegni e della presidente dell’Associazione Italia Ragnanese, il primo intervento è stato tenuto dal dott. Luca Benci, esperto di diritto e legislazione sociosanitaria. Attraverso le sue parole gli studenti hanno potuto riflettere sul lungo processo che ha portato all’emanazione della legge 180, che si inserisce nella più vasta produzione legislativa degli anni ’70 che ha dato un volto nuovo all’Italia da molteplici punti di vista, come il diritto di famiglia, la scuola, il carcere, il Sistema sanitario nazionale e regionale etc. In particolare lo sguardo è stato focalizzato sul rapporto tra protocolli di intervento in uso negli ospedali psichiatrici e Costituzione italiana (artt. 13 e 32) che sanciscono la libertà della persona. Il dott. Benci ha invitato a riflettere sulla terminologia che si utilizzava per indicare non solo le persone con disagio mentale ma – soprattutto – il loro ricovero: il termine “internamento”, infatti, rimanda non ad un ricovero ospedaliero bensì alla prigionia in un lager. E di prigionia di trattava: non a caso la legge 36/1904 stabiliva che l’amministrazione dei manicomi spettasse proprio al ministero degli Interni, al pari degli istituti carcerari.

L’intervento successivo, della dott.ssa Cristina Banchi, docente presso l’Università di Firenze nei corsi di Scienze infermieristiche, ha invece avuto per oggetto la riflessione sugli aspetti etici della contenzione, con riferimento a quanto accadeva e accade ancora oggi all’interno di ospedali, RSA e centri diurni che ospitano persone con demenza, disabilità intellettiva o disagio mentale.

La mattina di studio del 23/04 chiude il percorso di studio sulla malattia mentale e i servizi territoriali istituiti dalla legge 180 che ha visto i nostri studenti delle classi quinte il giorno 09/04 in visita a Roma presso il Museo Laboratorio della Mente, ospitato nell’ex manicomio di S. Maria della Pietà, dove è stato possibile – attraverso una serie di installazioni multimediali – vedere come vivevano la quotidianità le migliaia di ospiti del manicomio e sperimentare gli effetti alienanti di quel luogo che, nato per la cura, era divenuto ben presto una vera e propria fabbrica della follia.

Fonte: Istituto 'Fermi-Da Vinci' Empoli

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