Museo Novecento tutto nuovo con il piano del neo direttore Risaliti

Taglio del nastro il 21 di aprile per i nuovi progetti museologici e di valorizzazione del Museo Novecento di Firenze – organizzati da Mus.e - che portano la firma del neo direttore artistico Sergio Risaliti. Progetti focalizzati sulla riorganizzazione degli allestimenti delle collezioni permanenti, tra cui spicca il lascito Alberto Della Ragione, e sul potenziamento del programma di mostre temporanee con l’apertura di nuovi spazi espositivi.

Due le linee di intervento previste da Risaliti, suddivise in altrettante tranche. Da una parte il potenziamento della programmazione espositiva e l’alternanza delle mostre e dei progetti temporanei, dall'altra la riorganizzazione degli allestimenti delle collezioni negli spazi originari, che permetterà una fruizione a rotazione del patrimonio.

Il primo aspetto, la programmazione espositiva, verte sul recupero di nuovi spazi da dedicare alle mostre temporanee, funzionali e complementari a quelli già esistenti, in modo da aumentare i processi di valorizzazione attraverso approfondimenti scientifici, focus dedicati a temi o particolari aspetti nella carriera di singoli artisti, con incursioni nel mondo dell’architettura e dell’infografica.
Il secondo aspetto, la riorganizzazione delle collezioni, è finalizzato a migliorare la fruizione da parte del pubblico, garantendo la presenza e la valorizzazione delle collezioni civiche, recuperando una nuova selezione che includa anche artisti e opere non attualmente esposti e il percorso espositivo della collezione Alberto Della Ragione sarà orientato su temi e generi.
La metamorfosi del museo si attuerà dunque in due momenti: il primo, il 21 aprile, vede coinvolti il loggiato esterno, il piano terra e il primo piano; il secondo, dal 25 maggio, riguarderà il secondo piano e l’altana .

Le mostre

Fiore all'occhiello di questo nuovo corso del museo fiorentino è la mostra ideata da Sergio Risaliti e curata da Eva Francioli, Francesca Neri e Stefania Rispoli (MUS.E), intitolata “Il disegno dello scultore” (21 aprile – 12 luglio), prima di una serie di esposizioni che si focalizzeranno sul disegno come espressione creativa, “madre di tutte le arti”.

Il Museo Novecento avvia dunque un progetto espositivo pluriennale che si fonda sull’idea di disegno in rapporto alle altre discipline artistiche o scienze. In occasione della prima mostra “Il disegno dello scultore” - dislocata nelle sale al primo piano - saranno presentate opere grafiche firmate da Adolfo Wildt, Jacques Lipchitz, David Smith, Louise Bourgeois, Luciano Fabro, Rebecca Horn e Rachel Whiteread, alternando figurazione e astrazione, studi sul corpo e indagini sullo spazio, schizzi e progetti. “Il disegno dello scultore” si propone così di analizzare e rimettere in gioco fondamenti e modelli propri dell’esperienza artistica e più in generale delle culture visive moderne e contemporanee attraverso segni, disegni, schizzi e abbozzi che dall’inizio del ‘900 giungono sino alla contemporaneità. Ricerca, analisi e studio delle immagini sono tutti insieme le basi di questo progetto espositivo che nella sua prima fase coinvolgerà artisti scultori di diversa generazione e cultura, ma che nei suoi sviluppi successivi alternerà focus monografici a ulteriori campionature e soprattutto a nuove incursioni nei campi della pittura e dell’architettura, della scienza e della letteratura.

Tra i progetti che vedono la luce il 21 aprile Paradigma. Il Tavolo dell'architetto (21 aprile - 21 giugno), curato da Laura Andreini che vede protagonista il neo direttore del Padiglione italiano alla prossima Biennale di Architettura Mario Cucinella e ancora la prima mostra italiana dell'artista tedesca Ulla von Brandenburg, “Di un sole dorato” (21 aprile – 21 giugno), curata da Lorenzo Bruni. Inoltre la rassegna video “Il corpo è un indumento sacro” ideata da Beatrice Bulgari per In Between Art Film e curata da Paola Ugolini (21 aprile - 20 settembre) e il progetto The Wall, format espositivo originale ideato da Risaliti che per il suo debutto porta la firma di Marco Bazzini con la collaborazione di Isia Firenze ed è intitolato “Il Buio. Ai margini della visione” (21 aprile – 21 giugno).

Le installazioni

Il Museo Novecento avrà anche un “volto” nuovo, con un'installazione sulla cancellata esterna, posta in dialogo con piazza Santa Maria Novella, che riporta la scritta Museo ed è progettata dall’artista Paolo Parisi in collaborazione con gli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Firenze. L’intervento di Parisi, che va a sottolineare la nuova funzione dell’edificio come museo di arte moderna e contemporanea, nasce da un'appropriazione di segni presenti nella collezione del museo, ed è costituita da singole lettere “prese in prestito” alle opere di Luciano Ori, Ketty la Rocca, Paolo Scheggi, dai manifesti futuristi e dalle pagine della rivista Lacerba. La scelta della parola “Museo”, spiega Risaliti, sta ad indicare la volontà di “svecchiare” il termine per restituire alla casa delle Muse una vitalità contemporanea ricordando che l’arte è figlia della memoria (Mnemosyne).

Marco Bagnoli, Paolo Masi, Maurizio Nannucci e Remo Salvadori danno invece vita a “Grafts”, progetto che, in occasione del riallestimento della collezione del Museo Novecento, vede le opere di quattro artisti fiorentini poste in stretto dialogo con l’architettura rinascimentale dell’ex Ospedale delle Leopoldine.In occasione del riallestimento della collezione del Museo Novecento, le opere di quattro artisti fiorentini si pongono in stretto dialogo con l’architettura rinascimentale dell’ex Ospedale delle Leopoldine. In facciata si trova un’opera di Remo Salvadori, posizionata tra le due finestre sovrastanti l’entrata principale. L’installazione vuole ricollegarsi ai motivi che nell'Ottocento decoravano la facciata del complesso e vuole inoltre instaurare un dialogo non solo formale e non solo simbolico con le decorazioni musive della facciata di Santa Maria Novella. Il lavoro, realizzato in piombo e rame, fa parte della serie “Nel momento” avviata da Salvadori a partire dagli anni Settanta e realizzata con lamine quadrangolari di metallo di dimensioni variabili elaborate tramite tagli, piegature e sollevamenti.

Al centro del chiostro, a catalizzare le linee e l'energia sviluppata dal colonnato rinascimentale, si fa spazio Araba Fenice, lavoro di Marco Bagnoli. Una sorta di ‘mongolfiera’ formata da raggi metallici che si originano da un piedistallo su cui è ritagliato il profilo dell’uccello mitologico che dà il titolo all’opera. La stessa forma della scultura, con il suo alternarsi di vuoti e fragili pieni, genera un contrappunto plastico e un richiamo al colonnato del chiostro. La mongolfiera, figura ricorrente e cara a Bagnoli, costituisce una sorta di “autoritratto spirituale”, un simbolo del viaggio di elevazione dell’artista che abbandona la materia muovendosi verso l’alto, al fine di compiere un’esperienza di purificazione interiore. Paolo Masi invece porta Invaders (2018) al Museo Novecento, uno specifico riadattamento dell’omonima serie, pensato per gli spazi del chiostro. I tondi in plexiglas, frutto della sovrapposizione di più strati di pellicola pittorica, inglobano segni differenziati, volti a creare un’esperienza percettiva singolare, capace di colpire l’immaginario del visitatore. La specifica collocazione sulle vetrate fa sì che gli elementi circolari reagiscano al variare della luce nelle diverse fasi del giorno, proiettando sulle pareti del loggiato un caleidoscopico insieme di forme e segni.

Chiude il cerchio l’opera di Maurizio Nannucci, già presente nell’edificio dal 2014, anno di nascita del museo fiorentino. Nel sua installazione al neon “Everything might be different”, l’uso del colore e della luce funziona come elemento di compenetrazione tra la parola e la specifica architettura del museo, generando una configurazione inedita dell’ambiente, una nuova “realtà mentale” a cui lo spettatore è chiamato ad attribuire molteplici connessioni di senso.

“Il Museo Novecento ha creato nuova energia e nuove condizioni per rinnovare il dibattito e la creatività – dice il sindaco Dario Nardella -. Negli ultimi anni il rapporto col contemporaneo in città è senza dubbio cresciuto e si è arricchito. Ora, il ‘nuovo’ Museo Novecento sarà uno spazio ‘giovane’ e originale nel panorama cittadino, che raccoglie la migliore eredità dei nostri collezionisti ma con lo sguardo rivolto al futuro. Col nuovo riallestimento saremo in grado di ‘cambiare’ il museo ad ogni esposizione per renderlo sempre inedito ad ogni visita, aumenteremo gli eventi collaterali e siamo certi che il pubblico continuerà a crescere. E Firenze continuerà a pulsare come viva capitale dell’arte”.

“Il Museo a cui pensiamo è una realtà fluida, un laboratorio e una palestra; un’istituzione multitasking, che genera molteplici esperienze e pratiche, e predilige la dinamicità alla immobilità – spiega Sergio Risaliti -. È  un luogo di narrazione e contemplazione, di formazione e scoperta. In questo senso dobbiamo essere capaci di problematizzare quotidianamente l’identità e la funzione stessa del museo, superare la rigidità dei modelli e dei paradigmi passati sfidando l’inerzia intellettuale con nuove idee e scenari più consoni allo spirito del tempo. Senza mai tralasciare la ricerca e l’approfondimento, il Museo Novecento sarà luogo di meraviglia e scoperta per i bambini, i giovani, le famiglie. E quando possibile si sposterà con le sue collezioni e opere perfino nelle scuole e nelle case, negli ospedali e nei luoghi di detenzione, per ridurre la distanza tra l’arte e la vita”.

Fonte: Mus.e

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