Sicurezza sul lavoro, Rossi:"Più autonomia alla Regione "

Enrico Rossi

Più autonomia alla Regione per rafforzare le politiche di sicurezza nei luoghi di lavoro. La proposta che arriva dal presidente della Toscana Enrico Rossi al Consiglio regionale è quella di “chiudere la legislatura rafforzando la questione lavoro” e di “aprire una trattativa con il governo nazionale”. Quanto accaduto da gennaio, spiega Rossi, “è veramente impressionante, il presidente della Repubblica ha avuto parole importanti per rimettere al centro il tema della sicurezza sul lavoro. Nella mia esperienza, piuttosto lunga, devo dire che è vera l’idea che l’incidente nei luoghi di lavoro non è fatalità. E tutte le volte che la comunità-impresa si è impegnata, i risultati si sono visti, anche laddove pareva impossibile raggiungerli”. Il presidente ricorda Piombino, dove “le morti sul lavoro sono cessate dopo che si è presa una grande iniziativa, eppure la situazione era complicatissima”. Sull’incidente di Livorno: “Mi ha colpito particolarmente la situazione di Livorno. È inquietante domandarci se ciò che accaduto è frutto di una scintilla. La sequela di operai morti nelle cisterne nel nostro paese è inquietante: manca una direttiva specifica in applicazione della legge 81”. Per la corretta applicazione di quella legge, ricorda il presidente, “manca anche la certificazione delle imprese”.

Si delinea, secondo Rossi, un quadro non usuale, “che chiama in causa diverse competenze e sul quale bisogna lavorare. Mi prendo l’impegno a farlo nei prossimi giorni. Bisogna contestualizzare la necessità della sicurezza sul lavoro al porto, sulla quale la Toscana ha fatto cose egregie, con una situazione complessiva che chiama in causa la legge Seveso sulle aziende ad alto rischio e la legge 81. Da Livorno proviene un segnale forte che ci chiama a verificare se l’integrazione delle competenze è a un livello adeguato”.

Positiva la valutazione dei progetti speciali, che secondo il presidente dovrebbero essere estesi e riproposti. “Credo nei progetti speciali, quello di Prato ha dato particolari risultati, l’80 per cento delle aziende cinesi visitate si è messo sostanzialmente in regola. I dormitori non sono più nei laboratori, le notizie di reato sono diminuite in modo precipitoso”. Prato è un esempio di un impegno che ha portato risultati per effetto di “una azione intensiva e costante, con l’assunzione di settanta giovani”. Di qui, la contrarietà “al tetto alle assunzioni in sanità” e la proposta rivolta ai consiglieri di “fare tutti insieme la battaglia”. Rossi rivendica la necessità di un margine di maggiore autonomia e richiama il ricorso alla Corte costituzionale, “che è una cosa seria”. Per replicare l’esperienza di Prato, “dobbiamo avere la possibilità di assumere”. E per tenere “al centro la legalità, il lavoro, la sua dignità”, prosegue Rossi, “dobbiamo porre il tema di come queste cose si raccordano. Non ero favorevole all’autonomia, ma è una questione in campo: il tema dell’ispettorato del lavoro deve diventare materia concorrente. Anche a tutela di quegli imprenditori che chiedono più controlli perché non vogliono essere messi fuori mercato da chi si comporta male”. Sicurezza sul posto di lavoro, lotta all’evasione fiscale e lotta al lavoro nero: “Questi i tre piedi della legalità sul lavoro. A Prato sono state le imprese a chiedere di fare più controlli. Dobbiamo porre una questione politica e fare come Regione la nostra parte. Cercheremo di estendere i progetti speciali per quanto possibile e se i nostri bilanci sono a posto, vorremmo avere la possibilità di assumere. Se nascesse una centrale di studio ed elaborazione delle politiche su questi temi, questo potrebbe spingere la Toscana ad avere un ruolo attivo”. Il presidente chiude con un invito: “Sono contento che i sindacati nazionali abbiano scelto la Toscana e Prato per celebrare il Primo Maggio. La Regione sarà lì”.

Fonte: Consiglio Regionale

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