“Tu [pittura] riservi in vita le caduche bellezze de mortali le quali hanno più permanenza che le opere di natura, le quali al continuo sono variate dal tempo, che le conduce alla debita vecchiezza”. Le parole di Leonardo, nel “Trattato della pittura”, illustrano e sintetizzano chiaramente l’importanza che il Genio del Rinascimento attribuiva a quella che considerava l’arte per eccellenza.
Una riflessione, quella del Vinciano, analizzata e approfondita egregiamente da Frank Fehrenbach, docente di Storia dell'arte e dell'architettura presso l'Università di Amburgo, nel corso della 58esima Lettura Vinciana che si è svolta stamani presso il Teatro di Vinci e che ha inaugurato le Celebrazioni Leonardiane 2018.
A introdurre la relazione dello studioso tedesco, sono prima intervenuti il sindaco di Vinci, Giuseppe Torchia, l’assessore comunale alla Cultura, Paolo Santini, e la direttrice della Biblioteca Leonardiana, Roberta Barsanti. Una Lettura Vinciana che si è aperta con il doveroso omaggio da parte di tutti i rappresentanti istituzionali alla persona che più di ogni altro ha dedicato la propria vita agli studi su Leonardo, Carlo Pedretti, scomparso nel gennaio di quest’anno. “Ricordiamo uno studioso e una persona che ha dato tanto a Vinci - ha detto Torchia - Salutiamo e abbracciamo la moglie Rossana presente in sala oggi e annunciamo che presto intitoleremo a Carlo Pedretti la piazza antistante Villa Pezzatini, qui nel borgo di Vinci”. Il ricordo di Pedretti è stato condiviso anche da Santini e Barsanti, i quali hanno poi annunciato in anteprima l’arrivo in anticipo del disegno di “Paesaggio” di Leonardo, opera custodita nelle Gallerie degli Uffizi che sarà esposta all’interno della Rocca dei Conti Guidi a Vinci per 6 settimane a partire dal 15 aprile 2019, in occasione delle Celebrazioni per il 500esimo anniversario della morte di Leonardo.
Ha preso dunque parola Fehrenbach, che nel suo excursus ha delineato con dovizia di particolari l’ampia riflessione di Leonardo sulla pittura, ponendo l’accento sulla “inprensiva”, un “nuovo senso interno all’uomo - dice il docente dell’Università di Amburgo - a cui demandare l’ulteriore elaborazione di impulsi”. Vale a dire, la capacità di un’immagine, reale o evocata, di rimanere impressa nel cervello e quindi nella memoria.
Un concetto che, come spiega Fehrenbach, “ha secondo Leonardo un rapporto privilegiato con gli occhi”. Da qui, deriva la scala gerarchica delle arti: “Leonardo stabilisce una gerarchia delle arti in base alla maggiore o minore inprensiva - aggiunge lo studioso tedesco - In questo senso, l'immagine che evoca la poesia, ad esempio è più debole dell’immagine della pittura. I dipinti racchiudono pertanto più vita e più forza”.
Il pensiero di Leonardo va, dunque, oltre perché pone la pittura al di sopra della natura stessa: “È con la natura che deve misurarsi l’arte umana - sottolinea Fehrenbach - Ma la natura, le cui creazioni sono perfette, porta con sé la caducità delle sue creazioni. Perché nella gara con il tempo anche le cose più belle moriranno. Una sfida con la morte in cui la natura cerca di prevalere con la grande quantità di creazioni e manifestazioni”.
Ecco perché la pittura, secondo Leonardo, oltrepassa la comune percezione. Un’analisi che lega indissolubilmente arte e scienza e che pone gli studi sull’anatomia e sull’ottica, a cui il Genio dedicò gran parte della sua vita, alla base della riflessione sull’arte e la sua forza “inprensiva”. Un approccio rivoluzionario che ancora oggi gli viene riconosciuto e che certifica, se ancora ve ne fosse bisogno, la grandezza del Vinciano.
Fonte: Comune di Vinci -Ufficio stampa
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