Edifici di culto, bocciata la proposta Lega per norme specifiche. Pd: "Proposta strumentale)

Non passa la proposta di legge presentata dal gruppo della Lega in Consiglio regionale per introdurre norme specifiche e in particolare per far rientrare le richieste di realizzazione di edifici destinati a servizi religiosi, comprese le attrezzature connesse, nell’alveo della programmazione regionale.

L’Aula ha bocciato il testo a maggioranza (contrari Art.1/Mdp, Pd, M5s, Sì – Toscana a sinistra e Tpt. Favorevoli Fdi, Fi e ovviamente la Lega) dopo un lungo dibattito in cui sono emerse, chiare, le posizioni dei singoli gruppi e le diverse motivazioni.

Alla base del voto contrario, la certezza che il testo nasconde il vero intento della Lega: bloccare la costruzione di moschee. Tra chi invece ha espresso sostegno, la convinzione di aver fatto emergere un problema, certamente complesso, che deve essere affrontato.

Dopo l’illustrazione della presidente della Lega, Elisa Montemagni, che ha spiegato origine e obiettivi, richiamando più volte la necessità di “normare situazioni che oggi normate non sono”.

Bocciata in aula a larga maggioranza una proposta di legge della Lega Nord sugli edifici di culto. Una proposta incredibile quanto strumentale l’hanno definita i consiglieri regionali dem intervenuti in aula Stefano Baccelli, Titta Meucci e Nicola Ciolini. Per mascherare il vero obiettivo, cioè la contrarietà alle moschee e quindi alla religione islamica, si voleva utilizzare l’urbanistica per mettere mille ostacoli alla costruzione di tutti gli edifici di culto. La nostra Costituzione, infatti, stabilisce che “tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge”. Mettere paletti e intralci burocratici a ogni nuovo edificio di culto non è esattamente conforme a quel principio.

“Questa proposta – spiega Baccelli - ha avuto un percorso minimamente tortuoso, già il 6 luglio c’erano stati rilievi dell’ufficio legislativo, è stato dunque ripresentato un testo in aula ed è poi ritornata in prima commissione e poi nella quarta commissione che presiedo. In quella occasione il parare a larghissima maggioranza è stata negativo, io l’ho definita in seduta di commissione una eterogenesi dei fini, in quanto c’è una conseguenza non intenzionale a una azione intenzionale, quella malcelata dove si fa riferimento al fondamentalismo islamico che minaccia la libertà di interi popoli e subito dopo con una virata immediata si dice di voler garantire la libertà di culto alle minoranze. Al di la di ciò – prosegue Baccelli - questa normativa prevede di definire con un percorso eufemisticamente a ostacoli, un piano per le attrezzature religiose che dovrebbe avere un approvazione che equivale a un piano operativo, un inserimento del tutto nuovo e che, particolare non indifferente, deve avere una valutazione ambientale strategica, non previsto nemmeno per la grande distribuzione commerciale come ricordato da Meucci in commissione. L’ambito di applicazione si estenderebbe dunque anche a immobili come le abitazione di ministri del culto o formazione religiosa. Faccio un esempio sul mio territorio, l’arcivescovo di Lucca ha lasciato lo storico seminario, bene,  per realizzare uno in altro luogo nuovo o una cappella votiva non sarebbe possibile se non prevedendolo all’interno dello strumento urbanistico del comune di Lucca o con una serie di passaggi che durerebbero anni. Questo coinvolgerebbe campetti di calcio per oratori, asili nido di suore. Un procedimento complesso che prevedrebbe addirittura una consulta regionale o un referendum. Ecco perché – conclude Baccelli -parlavo di eterogenesi dei fini, l’obiettivo intenzionale ha portato un impedimento di fatto di qualsiasi non solo culto ma anche scopo sociale e culturale e religioso che in percentuale sicuramente limiterebbe maggiormente gli edifici della cultura cattolico cristiana”.

“Con questa proposta si vuole ricadere nel vecchio vizio di ricorrere all’urbanistica per risolvere problemi di tutt’altra natura, per perseguire obiettivi che nulla hanno a che fare con il governo del territorio e le sue regole – ha detto Meucci – L’obiettivo non dichiarato è quello dell’ordine pubblico, in questo caso un intento diretto ad ostacolare una specifica fede religiosa ma che finisce, nei fatti, per danneggiarle tutte. Dove sta l’esigenza di sottoporre a pianificazione separata gli edifici di culto? Qual è l’impatto sui territori di questi edifici tale da doverne differenziare le regole, ad esempio, da quelli della grande distribuzione che hanno un impatto ambientale ben diverso da quello di una piccola cappella? – ha chiesto la consigliera – Insomma, dietro la ricerca di ogni tipo di ostacolo urbanistico si finisce per penalizzare tutte le fedi religiose, cosa che appare palesemente contraria ai principi della Costituzione”.

“Si è capito benissimo – incalza Ciolini - che dietro la maschera urbanistica si vuole disciplinare la presenza o meno di determinate religioni sul nostro territorio. Da questo dibattito abbiamo capito che il consigliere Biasci della Lega Nord preferisce i buddisti e che il consigliere Marcheschi di Fratelli d’Italia ritiene tutti gli islamici potenziali terroristi. Questo è il presupposto che ha basato la nascita della legge. Dimenticando che anche intorno alla chiesa cattolica, storicamente in italia, si è sviluppata negli anni un dibattito politico fondamentale anche per la nascita della nostra libertà. Abbiate il coraggio di dirlo – conclude Ciolini -, vogliamo limitare le religioni a quelle che ci piacciono, siate onesti su questo.”

Di “ostacolo alla libertà di culto” ha parlato anche Tommaso Fattori (capogruppo Sì – Toscana a sinistra) che ha rivendicato la “difesa della laicità delle istituzioni”. Citando il piano delle attrezzature religiose previsto all’articolo 3, Fattori ha ricordato l’abbondanza di strumenti urbanistici e sottolineato l’ulteriore appesantimento della burocrazia. Anche Serena Spinelli (Art.1/Mdp) ha parlato di testo che “comprime la libertà di culto”. “Per paura di qualcosa, si fa divieto a tutto” ha detto ricordando che la Toscana “non è all’anno zero”. No convinto, e sempre per le “limitazioni alle libertà religiose” ma anche per il mancato rispetto della Costituzione, in particolare gli articoli 19 e 20, è stato espresso da Andrea Quartini (M5s). Paolo Sarti (Sì – Toscana a sinistra) ha parlato di testo opaco. La “chiarezza degli intenti”, per il consigliere, “darebbe certezza al Consiglio”.

Senza addentrarsi troppo nel merito della legge, anche perché “già esposta e per non ripetermi”, la consigliera Monica Pecori (capogruppo Tpt), ha rilevato quelle che per lei sono “violazioni” a cominciare dall’articolo 117 della Costituzione e quindi sulle regole tra Stato e confessioni religiose.

Fuori dal coro ma solo per “riportare l’attenzione su ciò che realmente chiedono i cittadini”, il consigliere Giacomo Giannarelli (M5s). “Occupiamoci meno di cose per lo spirito e lavoriamo di più per il pane” ha chiosato.

Sul fronte dei favorevoli e parlando di un dibattito che “trascende i contenuti”, Marco Casucci (Lega) ha ricordato il vero intento della legge: “riportare le legittime richieste nell’alveo della pianificazione”. Per il consigliere Jacopo Alberti (Lega) si tratta di una “occasione da cogliere. Possiamo fare l’anno zero”. Si è poi soffermato sul fenomeno dell’immigrazione nel nostro Paese, cui è strettamente legata anche la richiesta di professare diversi culti, e da qui ha ribadito la “necessità di regole condivise non lasciate al caso”.

Per il neo consigliere Roberto Biasci (Lega), la legge è “veramente perfetta”. “Ha tratti nuovi e di integrazione con il territorio” ha spiegato. La “totale competenza” in materia della Regione richiamata da Paolo Marcheschi (Fdi) è motivo per capire se il tema “è una priorità”. “La legge ha il merito di far emergere il problema di chi vuole essere in regola e chi no”.

In sede di dichiarazione di voto la capogruppo Montemagni ha ribadito i capisaldi della legge e risposto alle obiezioni sollevate e ai dubbi di incostituzionalità: “La legge non viola la nostra Carta” ha detto ribadendo la necessità di “normare quello che oggi non è normato”. Sull’esistente ha tranquillizzato l’Aula: “non arrechiamo alcun danno e non blocchiamo la costrizione di campi di calcetto”.

-"E' grave che la maggioranza di sinistra abbia bocciato la proposta di legge della Lega sulle 'Norme per la realizzazione di edifici di culto e di attrezzature destinate a servizi religiosi'. La sinistra ha deciso di fare le moschee in Toscana in spregio a ogni norma. La pdl in questione ha l'obiettivo di impedire che possano venire realizzati luoghi di culto (come avvenuto negli ultimi anni), senza che questi siano stati sottoposti alle necessarie valutazioni sia di tipo ambientale che legate ai servizi necessari, e senza un confronto preventivo con i cittadini, senza offrire le necessarie rassicurazioni in materia di sicurezza pubblica e di convivenza civile. Ancora una volta, una visione ideologica e preconcetta della realtà, impedisce alla sinistra di fare scelte razionali". Lo afferma il vicepresidente del Consiglio regionale della Toscana, Marco Stella (Forza Italia), commentando la bocciatura in aula della Pdl 103.

"Il centrodestra chiedeva cose semplici e di buon senso - sottolinea Stella -. Ad esempio: la presenza di strade di collegamento adeguatamente dimensionate; la presenza di adeguate opere di urbanizzazione primaria; distanze adeguate tra le aree e gli edifici da destinare alle diverse confessioni religiose; uno spazio da destinare a parcheggio pubblico in misura non inferiore al 200% della superficie lorda di pavimento dell'edificio da destinare a luogo di culto; l'accessibilità alle strutture anche da parte di disabili e la congruità architettonica e dimensionale degli edifici di culto previsti con le caratteristiche generali e peculiari del paesaggio toscano".
"I cittadini devono poter partecipare in fase decisionale - chiede Stella - non possono ritrovarsi vittime di decisioni prese nei palazzi della politica, quando si tratta della costruzione, ad esempio, di moschee. Come sappiamo, la moschea è anche un luogo in cui si fa politica e proselitismo. Non dimentichiamo che dal 2015 a oggi, in Europa, oltre 2mila persone sono morte per mano dell'estremismo musulmano: non possiamo far finta di niente. Il tempio islamico previsto tra Firenze e Sesto, inoltre, non può essere impattante con il paesaggio e non può confliggere a livello sociale e di convivenza civile con il tessuto dell'area circostante. Evidentemente, alla sinistra toscana va bene così".

Fonte: Consiglio regionale della Toscana

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