"Aggressione in carcere a Lucca": la denuncia arriva dal Sappe

Non ha la fine la scia di violenza e sangue che caratterizza ormai da molto tempo il mondo delle carceri, alcuni detenuti particolarmente aggressivi ed arroganti ed appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria. L’ultimo episodio, in ordine di tempo, è avvenuto sabato scorso nel carcere di Lucca e lo riferisce il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.

Parla Donato Capece, segretario generale del SAPPE: ““Sabato mattina, un detenuto giudicabile di origini nigeriane, di anni 28, ristretto per lesioni  gravi e resistenza a pubblico ufficiale,  mentre veniva cambiato di cella ha aggredito un Sovrintendente della Polizia Penitenziaria in servizio e solamente grazie al tempestivo degli altri colleghi si è evitato il peggio. Parliamo di un detenuto che già in passato si è reso responsabile di aggressione al personale di Polizia Penitenziaria, che ha evidentemente problemi psichiatri ma che tuttora non viene trasferito in una struttura idonea. Per altro, a Lucca sono diversi i detenuti con problemi psichiatrici che la Polizia Penitenziaria deve gestire. Quello di Lucca è davvero un carcere dimenticato dalle istituzioni regionali e nazionali: 104 detenuti presenti, mentre la capienza è di  65. Un solo Ispettore di Polizia Penitenziaria in servizio e tre Sovrintendenti al servizio a turno. I delicati turni di Sorveglianza Generale del carcere vengono affidati ad Assistente Capo, dandolo cioè loro compiti organizzativi che assolvono al meglio ma che non sono di loro competenza. I servizi si articolano su tre turni giornalieri per mancanza di personale per la scellerata legge Madia che ha azzerato le reali necessità del Reparto di Polizia Penitenziaria del carcere di Lucca. Una vergogna!”

Capece esprime solidarietà e parole di apprezzamento per i poliziotti penitenziari di Lucca: “E’ solamente grazie a loro, agli eroi silenziosi del quotidiano con il Basco Azzurro a cui va il ringraziamento del SAPPE per quello che fanno ogni giorno, se  le carceri reggono alle costanti criticità penitenziarie.La situazione delle carceri si è notevolmente aggravata. Basterebbe avere l’onesta di esaminare i dati sugli eventi critici accaduti in carcere nell’anno 2017”, denuncia. “I numeri riferiti agli eventi critici avvenuti tra le sbarre nell’interno anno 2017 sono inquietanti: 9.510 atti di autolesionismo (rispetto a quelli dell’anno 2016, già numerosi: 8.586), 1.135 tentati suicidi (nel 2016 furono 1.011), 7.446 colluttazioni (che erano 6.552 l’anno prima) e 1.175 ferimenti (949 nel 2016). E la cosa grave è che questi numeri si sono concretizzati proprio quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica ed il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le Sezioni detentive con controlli sporadici ed occasionali della Polizia Penitenziaria”.

Per il SAPPE “lasciare le celle aperte più di 8 ore al giorno senza far fare nulla ai detenuti – lavorare, studiare, essere impegnati in una qualsiasi attività – è controproducente perché lascia i detenuti nell’apatia: non riconoscerlo vuol dire essere demagoghi ed ipocriti”. E la proposta è proprio quella di “sospendere la vigilanza dinamica: sono infatti state smantellate le politiche di sicurezza delle carceri preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno con controlli sporadici e occasionali, con detenuti di 25 anni che incomprensibilmente continuano a stare ristretti in carceri minorili”.

Anche per questo il giudizio del SAPPE sulla riforma dell’ordinamento penitenziario è sempre stato critico: “I dati ci confermano che le aggressioni, i ferimenti, le colluttazioni - che spessissimo vedono soccombere anche gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria, sempre più contusi e feriti da una parte di popolazione detenuta prepotente e destabilizzante – sono sintomo di una situazione allarmante, per risolvere la quale servono provvedimenti di tutela per gli Agenti e di sicurezza per le strutture carcerarie e certo non leggi che allarghino le maglie della sicurezza penitenziaria. Avere carceri meno affollate e più moderne non vuol certo dire aprire le porte delle celle, come pure prevedeva questa scellerata riforma penitenziaria!”.

Fonte: Sappe - Ufficio stampa

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