Il turismo a Firenze gode di buona salute. Nonostante i numeri che attestano una situazione a macchia di leopardo per quanto riguarda il periodo pasquale, con un lieve calo delle presenze, dovuto essenzialmente alla festività anticipata, come sempre accade in queste situazioni di calendario.
“Il vero problema ad oggi - commenta il Presidente di Federalberghi Firenze, Francesco Bechi - non è il numero delle presenze, ma il proliferare delle strutture a carattere ricettivo, che aumentano molto più della domanda, creando una competizione purtroppo giocata con regole che non sono le stesse per tutti. Il comparto alberghiero deve infatti fare i conti con un livello di oneri fiscali e normativi assai superiori a quello al momento applicato alla ricettività extra alberghiera. Ma al di là di questo c’è da dire che la trasformazione in corso di molte residenze private in case vacanza sta determinando uno snaturamento del tessuto abitativo in un centro storico dove i posti letto crescono ogni giorno, al contrario dei residenti. Il tasso di crescita delle strutture extra alberghiere tra il 2000 e il 2017 è stato del 10,5% di media annua; ma nello stesso periodo la crescita media annua degli arrivi turistici è stata del +1,9%. Si capisce che questa proliferazione di posti letto non può durare e che dunque la battaglia si giocherà sul posizionamento, sulla capacità di intercettare i flussi in arrivo, ma soprattutto sulla qualità dell’offerta. Perché è di qualità che bisogna tornare a parlare, qualità della ricettività ma anche qualità della vita, della ristorazione, dell’offerta culturale. E’ su questo che dobbiamo lavorare ed è su questo che come Federalberghi intendiamo puntare, ancor più in una fase in cui Firenze gode di un buon appeal internazionale. Bene gli incontri tra città d’arte per trovare soluzioni atte a gestire la mole di visitatori che ogni anno scelgono Firenze, Roma, Venezia; bene puntare a far emergere l’abusivismo; ma bisogna anche trovare soluzioni che permettano ai turisti che dormono in città e che concentrano qui la loro capacità di spesa di disporre di una via privilegiata di visita ai musei, alle chiese. Serve un visitors center in grado di smistare i flussi turistici, serve un sistema di prenotazioni davvero in grado di ridurre le code, serve imporre uno stile di visita che riduca i bivacchi sugli scalini delle chiese e perfino delle case. Nonostante quanto si è fatto, c’è insomma ancora da lavorare. Se la battaglia è davvero questa, cioè la qualità, come sistema alberghiero siamo pronti a fare la nostra parte”.
Fonte: Ufficio Stampa
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