Aveva perso la partita e non aveva vie di fuga, perciò il rapinatore seriale di filiali isolate di istituti di credito, arrestato a fine gennaio dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Siena, avrà pensato che gli convenisse collaborare.
Interrogato dal PM Nicola Marini, giunto alla casa circondariale di Grosseto, scortato dai Militari che hanno lavorato al caso, il detenuto si è addirittura complimentato per l’ottima attività svolta nei suoi confronti dagli inquirenti, coordinati dal Magistrato senese, e ha fatto una serie di ammissioni sulle numerose rapine complessivamente scoperte dai Carabinieri, anche quelle commesse fuori dalla Provincia di Siena sulle quali si sta ancora lavorando.
Ammissioni e complimenti non erano però essere sufficienti, quei delitti possono infatti comportare per lui una condanna sino ai dieci anni di reclusione, perciò l'uomo ha fornito elementi utili al di là di improbabili pentimenti. L'uomo aveva in progetto il compimento di ulteriori rapine in Provincia di Pisa e, interrogato dai carabinieri, egli lo ha ammesso.
Era strettamente monitorato, rientrato dalla vacanza nelle Antille, aveva compiuto una serie di sopralluoghi, secondo il suo stile, nei dintorni di piccole filiali di paese, studiando itinerari, modalità e vie di fuga.
Non erano ancora stati rinvenuti gli oggetti utilizzati per le rapine, quel piccolo kit del buon rapinatore che ancora mancava all’appello. Il malvivente ha però fornito al Dottor Marini e ai Carabinieri ottime indicazioni per ritrovarlo. Così nella giornata di ieri, alcuni Militari in abiti civili hanno percorso un sentiero di un’area boschiva situata in agro di Pomarance, vicino alla Frazione di Montegemoli e sotto un cumulo di macerie, pezzi di elettrodomestici, i Carabinieri hanno rinvenuto la sacca indicata dal malfattore. Era li perché quei dintorni erano stati scelti dal rapinatore per il compimento di ulteriori azioni delittuose che sono però fortunatamente rimaste solo nelle intenzioni, grazie al certosino lavoro svolto dai Carabinieri di Siena.
All’interno di quel contenitore i Militari hanno trovato la pistola che cercavano, una scacciacani nera priva di tappo rosso ma totalmente simile ad una pistola vera, completa di 48 chiassosissimi colpi, la sacca nera tante volte osservata nei video registrati dalle banche, una collezione di porzioni di collant da donna e un berrettino da pescatore a falde larghe, utili per futuri travisamenti.
Ma la collezione di oggetti non finisce qua, i Militari dell’Arma hanno trovato la fasciatura utilizzata per occultare i tatuaggi dell’avambraccio destro, in occasione delle rapine svolte in periodo estivo, due coppie di targhe rubate, fra le quali quelle apposte alla Renault Modus impiegata durante alcuni colpi e il cacciavite utilizzato per i cambi targa. Nonostante la certezza dello loro attribuzione, che non è comunque mai troppa, come vicende processuali passate dimostrano, tali corpi del reato sono stati repertati con tutti i crismi, in maniera cioè da non inquinarli. Potranno dunque, se la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Siena lo riterrà, essere inviati al R.I.S. di Roma per l’estrapolazione di tracce biologiche e impronte digitali dell’utilizzatore.
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