Sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione: questi i due reati contestati ai titolari di un night club del Pisano, finiti ai domiciliari, mentre altre due persone sono indagate per gli stessi reati. I carabinieri di Pontedera hanno eseguito nell'arco della mattinata le misure di custodia cautelare disposte dal gip. Il locale al momento è sotto sequestro. Le donne italiane che lo frequentavano erano solite prostituirsi anche nelle case di privati con un 'listino prezzi' che partiva da 100 euro in su. Il traffico sommerso fruttava migliaia di euro. Ad essere arrestati sono stati Aniello Sepe, 52enne originario campano, e Aurora Marianna Vasiunuc, 32enne di nazionalità romena. Altri due soggetti, un uomo ed una donna, sono invece destinatari di informazione di garanzia.
Un'altra operazione simile era stata compiuta a ottobre dello scorso anno: nel mirino un locale notturno di Castelfranco di Sotto e un altro a Casciana Terme Lari, sempre nel Pisano.
Sono due i provvedimenti restrittivi eseguiti dai Carabinieri della Compagnia di Pontedera, emessi dal Gip del Tribunale di Pisa al termine di un’indagine avviata nel novembre 2017 dai militari sotto la direzione della Procura della Repubblica pisana.
A finire nella rete degli investigatori dell’Arma, sono i gestori e titolari di un noto locale notturno della provincia, il club Valentine di Pontedera, struttura sequestrata all’alba di oggi dai Carabinieri, su disposizione del Giudice per le Indagini Preliminari; oltre ai due arrestati, altre due persone sono coinvolte e destinatarie invece di avvisi di garanzia. È il bilancio di un’articolata attività investigativa, l’operazione “Lucifera”—così chiamata dal nome d’arte di una delle principali esibizioniste—condotta dai Carabinieri e diretta dal sostituto procuratore Flavia Alemi della Procura del capoluogo.
L’inchiesta ha messo a nudo l'attività criminale gestita in modo manageriale da una coppia italo-romena, da tempo operante nel settore dei circoli scambisti: ed è proprio dietro la parvenza di questi circoli, nati come sede di associazioni socio-culturali (tale era l’oggetto del club Valentine), che si celava l’esercizio di una vasta attività di prostituzione.
Un’indagine classica, svolta con servizi di osservazione e pedinamenti, le audizioni delle donne coinvolte, costrette a pratiche di sesso estremo o di gruppo con uomini non graditi, l’ascolto dei clienti, molti dei quali piccoli professionisti, commercianti, operai. Determinanti si sono rivelate anche le chat, conversazioni registrate sui telefoni delle donne coinvolte, dalle quali emergeva il carattere illecito dell’attività.
Dagli audio delle donne costrette a prostituirsi, confluiti in una delle chat “monitorate”, emergevano aspetti singolari e sconcertanti. Addirittura esprimevano tutta la loro delusione per i compensi corrisposti loro dai due responsabili: una sorta di vera e propria dichiarazione di sfruttamento.
Centrale è naturalmente risulatato il ruolo degli arrestati. L’uomo, un pregiudicato di origini italiane, era preposto al primo contatto con i clienti, dalla riscossione del biglietto d’ingresso che oscillava tra i 50 e gli 80 euro, fino alla distribuzione di contraccettivi. La maitresse, nella vita assieme all’italiano, era la vera protagonista della scena.
A lei competeva l’organizzazione della serata, la preparazione delle ragazze e il loro avviamento alle pratiche sessuali, la costrizione, quando ricorrevano le necessità, a prestazioni, anche in presenza di uomini non graditi, il controllo dei rapporti tra le donne e i clienti, per evitare frequentazioni al di fuori del club.
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