Le tre ore di agonia di Gesù, nel Senese il rituale sopravvive ai secoli

A Radicofani, nella settimana di Pasqua, si svolgono riti antichi e originali, come la celebrazione delle Tre ore di agonia di Gesù con l’istallazione del “Calvario”, una quinta costituita dall’intreccio di rami pregiati di legno di bosso. Questo tipo di devozione venne introdotta dalla Compagnia di Gesù di Lima, in Perù, arrivata incredibilmente nel piccolo paese del Senese, forse per la presenza, in un convento, di una Compagnia dedicata Ignazio di Loyola fin dalla prima metà del ‘700.

Il bosso viene raccolto, preparato intrecciato e montato su impalcature che coprono tutta la parte centrale, del presbiterio, della chiesa di Sant'Agata. In questa chiesa come nella parrocchiale di San Pietro Apostolo e nella chiesa di Santa Maria Assunta della Misericordia si svolgono i vari riti, anche nei giorni precedenti. Venerdì 30 marzo gli oratori sono in fermento. Alle ore 13 il "Regolone" annuncia che stanno per iniziare le Tre ore di agonia. Questa pia pratica si compie ancora sui testi settecenteschi.

Il contesto: la chiesa di Sant'Agata, con il Calvario illuminato e le tre croci svettanti. Si ripercorre l'agonia di Gesù sulle sette parole che pronunciò sulla croce tra meditazioni, canto corale ed assoli, approfondendo l'importanza della redenzione. Intorno alle ore 16 il rito termina, e si porta la statua dell'Addolorata nella chiesa di Santa Maria Assunta, di fronte alla statua di Gesù morto. La sera (alle 20,30) con la liturgia della Passione nella chiesa di san Pietro, c'è il bacio della croce e, di seguito, la grande processione. Questa inizia con gli scalzi che portano una grande croce ottocentesca, seguiti da altri incappucciati, poi dai confratelli di Sant'Agata con la cappa rossa, la banda, le consorelle del Carmine, le consorelle dell'Addolorata e l'Azione cattolica con i loro stendardi.

Quindi il parroco e la statua di Gesù morto con il baldacchino portato dai confratelli della Misericordia con la cappa nera, la statua dell'Addolorata portata dai confratelli del santissimo sacramento con la cappa bianca, e il popolo. La banda intona musiche sacre, i canti tradizionali accompagnano il cammino per le vie, e il patos raggiunge il culmine quando la processione rientra nella Chiesa di Sant'Agata. Il Calvario è illuminato, le confraternite si dispongono per il rito dell'adorazione del Cristo morto.

Due a due percorrono la navata facendo tre genuflessioni e baciando la statua di Gesù, il coro canta il Miserere, finito il rito tutto il popolo bacia la statua di Gesù e porta con sé un rametto di bosso, che ricorderà tutto l'anno la passione del Cristo all'interno delle case. Il sabato mattina ci si riporta nella chiesa di Sant'Agata, dove si svolge la pia pratica del pianto di Maria: sette stazioni che ripercorrono il dolore della Madonna, meditazioni, canto corale e assoli. Dopo circa un'ora e mezza, cantando lo “Stabat Mater”, si porta la statua dell'Addolorata nella chiesa di Santa Maria, dove già si trova quella del Gesù morto e si rimane in silenzio sino a sera. Nel pomeriggio le famiglie si ritrovano in San Pietro per la benedizione delle uova, per poi attendere la grande veglia (inizia alle 23).

Il mattino di Pasqua è caratterizzato dalla santa messa solenne e, in ultimo il pomeriggio, dopo la messa vespertina, dalla solenne Compieta con la presenza dei confratelli di Sant'Agata e della Misericordia in abito storico che, di fronte al Santissimo Sacramento cantano i salmi e ringraziano Dio dei doni spirituali ricevuti in questi giorni così intensi. La Settimana santa a Radicofani ci parla di un mondo antico ma sempre nuovo: è un momento di intensa spiritualità che si percepisce anche senza spiegazioni. Si rincorrono emozioni ormai dimenticate che, nel lento ritmo della vita di questo borgo permettono di entrare come in una dimensione “parallela”, caratterizzata dalla meditazione e dal riposo, nel contesto straordinario della Val d'Orcia.

Fonte: Ufficio Stampa

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