Dalla Cgil arrivano i numeri per il lavoro somministrato nel 2017 a Santa Croce sull'Arno e Ponte a Egola (San Miniato) e, stando ai sindacalisti, "sono numeri pazzeschi, su cui bisogna fare più di una riflessione". Prendendo in considerazione solo le concerie o i contoterzisti che applicano il contratto nazionale della conceria si ha un quadro in cui la flessibilità non è solo una possibilità, bensì una garanzia.
Innanzitutto facciamo chiarezza sul concetto di lavoro somministrato. Il contratto di somministrazione è un particolare rapporto di lavoro, che coinvolge tre soggetti: un'agenzia per il lavoro, l'impresa e il lavoratore. Il lavoratore è assunto e riceve una retribuzione dall'agenzia per essere inviato a svolgere la propria attività nell'impresa. La diversità di questa tipologia contrattuale sta proprio qui. Il lavoratore non viene assunto da chi utilizza la prestazione, ma da un soggetto diverso, un 'somministratore', dunque.
Sono 167 le aziende che hanno inviato le comunicazioni obbligatorie al sindacato. Pablo Cartone, Loris Mainardi e Fabio Carmignani le hanno analizzate e messe insieme, puntando l'occhio sui contratti a tempo determinato (esclusi quindi quelli a termine o a tempo indeterminato). A una prima occhiata, emerge che quasi la metà delle circa 300 aziende di Santa Croce e Ponte a Egola si sono fatte sentire. In queste 167, sono stati attivati 4.311 contratti per 2.733 lavoratori. Viene fuori che, in tutto il 2017, sono 101.371 le giornate lavorative fatte da operai precari in somministrazione.
"Le aziende si sono strutturate col lavoro precario. Non chiediamo che tutti vengano assunti, ma almeno una parte sì perché non si può avere una vera ripresa con questi numeri. Tra l'altro questa forma è anche più onerosa per le aziende. Tutto è legale e lecito, ma si è arrivati a un limite. Va bene la flessibilità, ma qui siamo di fronte a un uso smodato del lavoro somministrato, addirittura è un abuso e un ricatto" commentano dalla Cgil di Santa Croce.
C'è un aspetto su cui i sindacalisti puntano il dito, che è quello psicologico: "Un operaio con un contratto del genere deve essere assunto dopo 36 mesi, ma c'è chi supera la soglia e non fa la vertenza. Il perché è presto detto. Se venisse messo sotto contratto dopo vertenza, subirebbe una pressione psicologica dal datore di lavoro che potrebbe avere il coltello dalla parte del manico. Si tratta di un paradosso, un operaio non può esercitare un suo diritto".
Non è finita qui, perché c'è un altro problema Cantone, Carmignani e Mainardi pongono sotto la lente di ingrandimento, quello dei premi di zona. "Il premio spetta anche a chi lavora con contratto di somministrazione del lavoro, ma non viene elargito nella maggior parte dei casi. Noi possiamo continuare a chiederlo alle agenzie, ma poi siamo costretti a chiederlo alle conce. Si parla tanto di qualità del prodotto, ma bisognerebbe pensare alla qualità della vita del lavoratore" concludono dalla Cgil.
Gianmarco Lotti
Notizie correlate
<< Indietro