L’atmosfera non è quella dei tardi pomeriggi delle piazze dechirichiane, ma l’immedesimazione in un tenebroso e raffinato teatro che apre a nuovi esiti per gli stessi enigmi della metafisica.
Dopo il magma della fase informale, Luciano Sozzi ritrova forme “altre” per la figura, ma anche la luce cristallina dei suoi irresistibili dipinti iperreali, quelli che raccontavano dell’ottimismo perduto degli anni ‘70 e ‘80.
Con una sala dedicata al disegno preparatorio ed una “citazione” della straordinaria fase iperreale, sarà lo spazio di “VolaTerrA”, in via Giusto Turazza 5+, nel centro storico di Volterra (PI), a presentare, dal 25 febbraio all’8 aprile 2018, la terza grande fase di ricerca del pittore volterrano, nella mostra inedita “Luciano Sozzi / Nuove opere 2016-2017”, che sarà inaugurata domenica 25 febbraio alle ore 17, organizzata a cura di Stefania Orlandi, in collaborazione con Elena Capone.
Dopo il ritorno sulla scena espositiva - a molti anni dal periodo milanese - la prima personale nella città di pietra - “Luciano Sozzi / Opere 1970-1989”- iniziativa dell’ass. Generazione In Arte - FotoImmagine”, è stata voluta e realizzata da Sergio Borghesi, nel maggio 2015, e replicata, nell’agosto 2016, a Pomarance (PI).
Per la programmazione “VolaTerrA / Mostre 2018”, le coordinate contemporanee per il gusto “genuino” del concept store di Jonni Guarguaglini si colorano con i rosa, i celesti e verdi osati, ma anche delle tenui cromie di Morandi, precipitate in toni accesi ed abbaglianti, accattivanti, ma che non scaldano.
E così manichini e “muse” - c’è anche un omaggio al “Nudo che scende le scale” di Marcel Duchamp - danzano e si moltiplicano, o si ricompongono in ritmi futuristi, muovono e perturbano lo spazio e spesso si aprono e rivelano il vuoto concavo del loro interno. Si accorcia rocambolescamente la distanza fra soggetto e oggetto, su sfondi infiniti, ma non evocativi: e la metafora del vuoto contemporaneo, anticipata dalle grandi poetiche del ‘900, assume ritmi, pseudo-perfezioni, e luminescenze proprie del dopo, dopo, moderno.
Forme e volumi perfetti o perfettibili, ri-bilanciati in equilibri improbabili, ai quali fa da contraltare quel fondo ricorrente e senza dei, di memoria metafisica, però squillante come un’opera pop art e privo di prospettiva.
Ci sono anche le multivisioni cubiste, ma l’attrattore è decisamente centripeto, come ad introdurre un unico protagonista. Solitario o replicato, in raffinate esibizioni davanti ad un pubblico improbabile e scompaginato. Dai manichini senza occhi, agli occhi senza volto, nel caos formale che imita la logica misteriosa, complessa e rivelatrice dell’Io, nello spazio informale.
Luciano Sozzi è autore visivo che ha diviso la sua carriera di pittore e di grafico fra le rallentate ambientazioni della storia e della natura, l’impegno politico a Pisa, e le ragioni underground, metropolitane ed alienanti, della più frenetica Milano.
Un incontro con l’artista, a tu per tu con la carriera e gli esiti della ricerca attuale, in data da definire, è in programma durante il periodo di apertura della mostra.
Fonte: Ufficio Stampa
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