Gli agricoltori fiorentini a confronto coi politici: tre incontri di Agrinsieme con i candidati al Parlamento

“La terra è di chi la lavora cantava una vecchia canzone di fine '800. Era un esplicito richiamo a riconoscere i diritti dei contadini e dei lavoratori agricoli, ma se tanta strada, per fortuna, da allora è stata fatta oggi rischiamo che i veri padroni della nostra terra non siano più gli agricoltori ma la burocrazia e il fisco. Un fardello oggi troppo pesante per chi deve anche lottare ogni giorno contro qualche presunta attenzione ecologica dotata di pesanti paraocchi e con le oramai consuete fake-news.” E' quanto dichiarato da Luca Giannozzi, presidente di Confagricoltura Firenze ed esponente di Agrinsieme(Confagricoltura, Cia, Alleanza delle Cooperative, Copagri) che ha organizzato oggi, domani e mercoledì (ore 15, Unione Agricoltori Firenze - Viale Giovanni Amendola, 46 Firenze) tre incontri con i candidati al collegio di Firenze alle elezioni del prossimo 4 marzo. Oggi è il turno di Marco Stella (Forza Italia), domani l'appuntamento è con Gabriele Toccafondi (Civica Popolare) mentre mercoledì chiuderà Giovanni Donzelli (Fratelli d'Italia).

“Meno ostacoli – spiega Giannozzi - a chi vuole fare impresa limitando le pastoie burocratiche e i carichi fiscali, questo chiede il mondo delle imprese agricole a chi si appresta a rappresentare Firenze in Parlamento.”

Un mondo, quello agroalimentare che significa quasi il 17% del Pil italiano e il 10% del nostro export pari a quasi 40 miliardi in valore. Ma anche un mondo dove l'età media di chi fa impresa agricola è troppo elevata e rischia di non avere adeguato ricambio generazionale.

“Oggi solo l'8% di aziende è condotta da giovani, una media superiore al resto dell'Europa che è al 6% ma non certo adeguata. Il che concretamente chiede alla politica un cambio di passo per evitare che questo nostro settore nazionale perda valore e addetti lasciando campo agli agricoltori stranieri. Non si difende questo fetta della nostra economia che crea valore aggiunto e occupazione con un anacronistico protezionismo fatto di dazi, ma con un'autentica protezione dei nostri valori e della nostra qualità. Come? Ad esempio se l'etichetta sull'origine dei prodotti vale solo per i nostri prodotti e le nostre imprese è un aggravio che non difende noi dal resto dell'Europa e quindi va previsto un obbligo di indicazione di origine della materia prima valido per l’intero mercato unico europeo e quindi attraverso norme valide in tutta la Ue.”

“Occorre proteggerci dalle crescenti fake-news che raccontano di prodotti poco chiari o di allevamenti inquinanti che producono C02 mentre siamo noi che produciamo qualità anche dell'aria grazie alle nostre piante che ossigenano l'aria di tutti. Cioè se si vuole fare un passo in avanti, e se la politica vuole farlo, non serve bloccare la ricerca e l'innovazione, come nel caso delle culture Ogm, perché tanto quelle ricerche saranno fatte altrove e a noi in Italia non resterà che importarle dipendendo così dalla ricerca fatta all'estero. Ma soprattutto è tempo di superare la anacronistica distinzione fra coltivatore diretto e impresa agricola e disboscare, definitivamente, l'ipertrofia legislativa e la regolazione eccessiva che producono una frammentazione di attribuzioni e di competenze che ci complica inutilmente la vita (vogliamo usare il nostro tempo per coltivare e allevare non per riempire moduli) e rende lunghe e incerte le tempistiche sia dei procedimenti amministrativi sia di quelli autorizzativi sia di quelli previsti per la percezione dei contributi comunitari. Insomma se la politica vuole davvero aiutare chi fa impresa agricola dovrà agire lungo tre strade: semplificazione della macchina fiscale, incentivi strutturali per la crescita economi, rimozione di alcuni ostacoli burocratici. A nostro avviso si può fare se si vuole ed è questo che chiediamo a chi ha deciso di candidarsi in Parlamento.”

Fonte: Ufficio stampa

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