"Ho appreso dalla rete la fine drammatica di Francesca Citi. Il mio primo pensiero va alle sue due figlie, orfane e vittime di quel dramma che è la violenza assistita" così Sara Paglini, senatrice e candidata M5S, a commento del femminicidio occorso ieri a Livorno in un post facebook.
"'Che Francesca sia l'ultima', potrebbe dire la politica, prendendosi l'ennesimo impegno irrealizzabile. Io non sono ipocrita, Francesca non sarà l'ultima, perché per decenni le istituzioni, a partire dallo Stato, hanno sottovalutato il fenomeno della violenza di genere e, in esteso, della disuguaglianza uomo donna in questo paese" prosegue Paglini.
"Francesca è l'ennesima vittima di uno Stato che ancora oggi è indietro nella formazione di chi si interfaccia con le tante donne che ad esempio, con coraggio, si affacciano alla sua porta per chiedere aiuto e giustizia. Donne che spesso si trovano di fronte uno Stato impreparato, a volte persino riluttante" precisa la senatrice e candidata M5S.
"So di donne toscane che si sono recate a chiedere aiuto allo Stato, alle forze dell'ordine ai servizi sociali, e hanno ricevuto per risposta formule di persuasione, che le vittimizzavano due volte, relegando la violenza subita a supposte "conflittualità familiari" che avrebbero dovuto accettare" sottolinea Paglini "e so di donne che vengono spinte a denunciare senza una valutazione adeguata del rischio, come se quella fosse precondizione per essere aiutate. Uno scenario questo contrario alle indicazioni della Convenzione di Istanbul ratificata dall'Italia, che non pone riguardo per la loro situazione emotiva, economica e personale, che spesso le vede pensare anche e soprattutto ai propri figli".
"Francesca è morta anche perché la giustizia di questo paese non tutela le vittime ma si accontenta di svolgere il compitino. Aveva denunciato lo stalking del marito, che a lui era costato un anno e quattro mesi di domiciliari, ma questo era proseguito durante la detenzione. Perché allora sono bastati quei 16 mesi di domiciliari per farlo uscire dall'osservazione stretta dello Stato? Perché lo Stato non ha pensato a Francesca, al rischio che correva? Manca in questo paese una riflessione seria sulle condizioni di rischio delle vittime, che non ha niente a che vedere con i mesi o gli anni di una sentenza di condanna dei violenti" aggiunge la senatrice e candidata M5S di Carrara
"Allo stesso tempo manca quel cambiamento culturale profondo, che deve passare dall'educazione scolastica nel superamento degli stereotipi di genere e dalla formazione anche del personale della pubblica amministrazione e della magistratura, per far interiorizzare aspetti come la spirale della violenza, l'analisi del rischio, la consapevolezza dell'enorme costo emotivo, sociale e anche economico, della stessa violenza assistita che segna in modo permanente ogni anno centinaia di migliaia di bambini e bambine" prosegue Paglini che conclude "Io e il Movimento 5 Stelle continueremo ad impegnarci in questa direzione, nei prossimi cinque anni. Convinti che per ottenere veramente la fine dei femminicidi e della violenza di genere servano anni, ma questi possano essere meno se le linee di indirizzo sono quelle indicateci da tempo dai veri Centri Antiviolenza".
Fonte: M5S Toscana
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