Don Donato festeggia i suoi 60 anni... in carcere: appuntamento alla Cena Galeotta

Don Donato Agostinelli

Il parroco di Cerreto Guidi, don Donato Agostinelli, festeggerà in carcere il suo sessantesimo compleanno. Il sacerdote ha infatti deciso di invitare gli amici a una Cena Galeotta, venerdì 26 gennaio, preparata dai detenuti della casa circondariale di Volterra. Le Cene Galeotte sono nate nel 2005 da un’idea della direttrice del carcere, Maria Grazia Giampiccolo: la loro preparazione coinvolge una trentina di detenuti, che seguono un percorso di reinserimento, e il ricavato va in beneficenza.

Oltre che con la ‘cena galeotta’, don Donato Agostinelli festeggia il compleanno dando alle stampe un’autobiografia, dal titolo ‘Dondò’, come viene chiamato il parroco dagli amici. Si tratta di 150 pagine di aneddoti, foto e di testimonianze, che tracciano il profilo di questo prete ‘fuori dagli schemi’. Un sacerdote che preferisce la tuta da lavoro all’abito talare, che gira il mondo per portare aiuto agli ultimi, che va a celebrare i matrimoni con la sua bici da corsa e che ha partecipato pure a ‘La Corrida’. Nel libro ci sono i racconti dei suoi incontri con madre Teresa di Calcutta, di quella notte che dormì a pochi metri da papa Bergoglio, dei viaggi sui monti Nuba con voli non autorizzati, delle esperienze nella ex Jugoslavia in guerra. Anche il ricavato del libro, disponibile pure in formato eBook, andrà in beneficenza, in favore del Movimento di cooperazione internazionale Shalom, di cui don Donato è fra i fondatori.

“Anche il nostro vescovo Andrea Migliavacca si è prenotato per la cena galeotta – scrive il fondatore del Movimento Shalom, don Andrea Cristiani, nell’introduzione del libro - Fosse stato appena un po’ più vicino, neanche Papa Francesco sarebbe mancato”.

Oltre ai ricordi e alle testimonianze, il libro Dondò contiene molte foto, che rappresentano benissimo lo spirito di don Agostinelli: nella prima impugna una motosega, al lavoro dopo l’uragano che si abbatté su Cerreto Guidi nel settembre 2014, in una sta restaurando il tetto del campanile, in un’altra, megafono alla mano e piedi sui pedali, invita i cittadini all’infiorata. «Lo confesso – scrive in Dondò - a differenza di alcuni miei compagni di seminario, a me l’aspetto rituale e solenne della liturgia Cattolica non faceva impazzire. A quei tempi, poteva anche apparire come un segnale di scarsa vocazione. Certi miei compagni erano fortemente attratti dai paramenti, dalle toghe, dagli orpelli ecclesiastici. A me, sinceramente, piacevano i jeans, le magliette e le tute da lavoro. Scherzosamente don Andrea mi dice ancora che la mia imitazione di Cristo servo si avvicina di più ai suoi lunghi anni di Nazareth, quando lavorava come carpentiere, che alla fase della predicazione del Regno».

 

Fonte: Movimento Shalom

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