Musica, cultura, cittadinanza e identità. Il filo dell’ultima giornata del MIA ha intrecciato tutte queste parole, invitando le persone, come ha fatto Paolo Benvegnù, ad avere uno “sguardo alto, universale che permetta di riflettere sul complesso concetto d’identità, in un paese come il nostro che storicamente non ne ha una definita” e che ci faccia sentire di appartenere a una comunità. Il richiamo è soprattutto ai musicisti, agli artisti, che hanno la responsabilità di parlare a grandi comunità, soprattutto di giovani. Responsabilità che deriva anche dal punto di vista privilegiato, di chi incontra moltissimi giovani e crea un’empatia con loro, che permette di conoscerli e, ad esempio, capire che “la questione che intreccia cittadinanza e identità è un argomento che la gran parte di loro ha già ampiamente superato ma non riescono a trovare un canale per far sentire la propria voce. Per questo la musica è importante, perché può dar voce alle storie, alle debolezze, alle paure delle persone, facendole sentire meno sole e riavvicinandole all’idea di riscoprire la bellezza del parlarsi, in un contesto dove sembra vincere chi abbaia più forte sui social: la musica può spingere le persone a confrontarsi, a farsi sentire e a ricominciare a ritrovare la fiducia nella comunità e gli uni negli altri, invertendo la deriva antipolitica e antisociale del paese, così si potrà anche riscoprire il valore del manifestare il proprio pensiero, le proprie idee, soprattutto nelle piazze”. Questo il valore della musica a cui accennano Massimiliano "Ufo" Schiavelli e Andrea Appino degli Zen Circus.
Musica come “unica possibilità di salvezza per non essere schiacciati dalla pietra del materialismo, perché la sua forza sta nel saper creare unità e contaminazione, rompendo gli schemi” per costruire nuovi pensieri, esattamente come ‘rompe’ le parole per creare rime. Questo il grande potere della musica nelle parole di Rancore, il rapper che sulle storie, sulle rappresentazioni e sulle identità ha costruito i testi dell’ultimo album.
Sono questi alcuni degli spunti dell’iniziativa “StraniEroi”, ultimo incontro del 24° MIA – Meeting Internazionale Antirazzista di Cecina, la manifestazione promossa da ARCI con il patrocinio e il contributo di Regione Toscana, Comune di Cecina e Cesvot.
L’iniziativa è stata organizzata con il CONNGI, il coordinamento nazionale delle nuove generazioni, a sostegno della cittadinanza per le ragazze e i ragazzi, italiani di fatto, ma non di diritto: gli “StraniEroi” che ogni giorno s’impegnano per il riconoscimento dei diritti, come Mohamed Kaabour (Presidente CoNNGI), Xavier Palma (Presidente Italiani Senza Cittadinanza), l’avvocato napoletano/nigeriano Hillary Sedu, che si sono raccontati, che hanno spiegato cosa vuol dire portare su di sé il peso di pregiudizi che minano la propria identità personale, tanto che il mancato riconoscimento della cittadinanza può essere considerato un “crimine contro l’identità” come ha spiegato l’avvocato Sedu. Con loro e con gli artisti, al tavolo, anche la presidente nazionale ARCI Francesca Chiavacci e il giornalista Vittorio Longhi.
Dopo l’iniziativa, Benvegnù, Rancore, gli Zen Circus e Motta si sono esibiti nel concerto che ha chiuso, davanti ad oltre 1500 persone, la manifestazione che si avvicina al quarto di secolo e che mai come quest’anno ha avuto un valore simbolico così forte, ben raccontato dai numeri.
Da diverse regioni dell’Italia centrale sono arrivati, infatti, le ragazze e i ragazzi che hanno animato laboratori e spettacoli: in quattro giorni superate di gran lunga le 4000 persone, tra visitatori e partecipanti a incontri, laboratori, spettacoli e concerti.
“La grande partecipazione, la maggiore sicuramente degli ultimi cinque anni, ci fa ben sperare per il futuro del Paese che, evidentemente, non è così imbarbarito come il governo vorrebbe” – il commento a caldo del presidente di Arci Toscana Gianluca Mengozzi – . “In questi giorni, mentre arrivano da tutta Italia notizie di violenze e discriminazioni che trovano una legittimazione nelle parole d’odio delle forze di estrema destra e di alcuni rappresentanti del governo che continuano a confondere l’azione politica con la propaganda e si rifiutano di metter mano ai reali problemi del Paese, qui a Cecina abbiamo diffuso conoscenza e abbiamo lanciato proposte, rispondendo a un bisogno di molti: come adoperarsi per contrastare l’intolleranza. Abbiamo chiamato esperti, accademici, rappresentanti dell’associazionismo e delle istituzioni, ma anche tanti operatori di settore, con cui abbiamo passato in rassegna le buone pratiche e le difficoltà, i problemi e le possibili soluzioni”. Dal Meeting si è lanciata la campagna Welcoming Europe con cui i cittadini europei chiedono una Comunità accogliente e corridoi umanitari, si è levato un appello unanime da enti locali e terzo settore per non gettare al vento il grande lavoro fatto in questi anni con lo Sprar, il sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati che il Ministro dell’Interno sta bloccando e poi, appunto, si è puntata l’attenzione sul grande tema della cittadinanza delle nuove generazioni, che, dichiara la presidente Chiavacci “ormai è completamente uscito dall’agenda politica ma che non può essere considerato marginale. ARCI, su questo come su tutte le altre grandi questioni legate all’antirazzismo, continuerà a impegnarsi e a fare da collante per tutte quelle persone, e sono molte fortunatamente, che non si rassegnano a questa deriva. Non a caso, lo slogan che abbiamo voluto scrivere sulla tessera 2018/2019 è ‘più cultura, meno paura’: raccontando le esperienze positive di solidarietà e accoglienza e approfondendo gli strumenti indispensabili perché si possa smontare il racconto distorto che le destre ne fanno, si può aiutare il paese a non indietreggiare su diritti e libertà e quindi, a crescere. Ecco, questo abbiamo fatto in questi giorni al MIA, e questo continueremo a fare, nei nostri circoli e nelle nostre associazioni, ogni giorno”.
Fonte: ARCI Toscana – Ufficio Stampa
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