Intanto la Città Metropolitana ha avviato una campagna straordinaria d'indagine e d'intervento da 30 milioni
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Dopo lo spaventoso crollo del ponte Morandi a Genova è normale che possa circolare una certa paura in tutta Italia: gli occhi sono puntati su ponti, cavalcavia, strade, sottopassaggi, ma anche muri o edifici. Questa 'speciale attenzione' da parte dei cittadini (talvolta stimolata dalla politica) è la conseguenza dell'impatto mediatico che ha avuto una tragedia di questa portata, ma è anche il simbolo di un 'ragionevole dubbio' sul sistema di monitoraggio del patrimonio edilizio e infrastrutturale di questo paese.
Questi timori si sono diffusi anche ad Empoli: dopo le richieste di monitoraggio sui ponti realizzati dall'archietto Morandi, sul web è apparsa una foto che ritrae il cavalcavia della Fi-Pi-Li di Marcignana (quello che passa sopra la strada che dal sottopasso porta verso Ponte a Elsa) con un'evidente infiltrazione di acqua e la conseguente erosione della struttura.
Bisogna subito precisare, se non si vuole confondere la prevenzione con l'allarmismo, che allo stato attuale non c'è nessun pericolo di crollo. Questo, però, non significa che non sia necessario intervenire.
Il cavalcavia di Marcignana. Dalle foto è evidente che vi è un'infiltrazione d'acqua proveniente dai giunti. Il calcestruzzo non è progettato per essere esposto alle intemperie, si tratta di un materiale soggetto a degradamento, soprattutto per effetto di anidride carbonica, aria inquinata e acqua. Se non viene creato un ambiente 'protetto' la struttura perde resistenza.
In tal senso il cavalcavia di Marcignana presenta evidenti segni di degrado. Il calcestruzzo è 'eroso' dall'acqua, mentre i ferri dovrebbero essere protetti da circa 3 o più cm di spessore, ma sono a vista, quindi soggetti ad arrugginirsi. Se questo accade l'intera struttura in cemento viene compromessa.
L'Ente competente, in questo caso la Città Metropolitana, dovrebbe quindi intervenire interrompendo il fenomeno di degrado e assicurarsi con la strumentalizzazione tecnica che la struttura non sia pericolosa.
Quello di Marcignana è solo uno dei cavalcavia della Fi-Pi-Li che presenta condizioni 'da monitorare'. Tolto le opere di somma urgenza, per intendersi un ponte pericolante, questo tipo di intervento di ripristino dovrebbe essere tra le priorità.
Il piano della Città Metropolitana. A seguito dei fatti di Genova la Città Metropolitana ha rassicurato la cittadinanza: "La viabilità - si legge in una nota dell'Ente - è sotto costante monitoraggio". Nella stessa nota la Città Metropolitana parla di "risorse importanti ed adeguate per la manutenzione, che consentiranno [...] l'avvio di una campagna straordinaria d'indagine e d'intervento". Queste risorse, parliamo di circa 30 milioni di euro, risultano stanziate con il Decreto strade e la legge di bilancio 2017, prima quindi del crollo di Genova. Nello specifico l'Ente si è visto stanziare per il 2018 circa 2 milioni di euro, e 5,2 milioni di euro all'anno fino al 2023 per "studi, approfondimenti e manutenzioni".
Queste risorse pare che debbano servire anche a porre rimedio a situazioni di degrado come quella di Marcignana, almeno sulla carta.
L'Ente specifica comunque che "non sono presenti sul territorio provinciale opere per importanza e soprattutto per età analoghe al ponte crollato a Genova e gli uffici tecnici non rilevano situazioni che possano essere considerate particolarmente pericolose nel territorio metropolitano fiorentino". Insomma un piano di monitoraggio c'è e non ci sarebbero pericoli imminenti.
I viadotti dell'Empolese Valdelsa. Sembra che l'esigenza di un controllo dei viadotti della Fi-Pi-Li sul territorio sarebbe già stato preso in considerazione dalla Città Metropolitana.
Il problema è stato quindi sollevato e si attende la pianificazione definitiva degli interventi per il 2019. Alcuni di questi dovrebbero essere realizzati nei cinque anni successivi, tra cui con molta probabilità, per fare un esempio, il ponte di Granaiolo. Al momento, però, non abbiamo la certezza delle tipologie di intervento: è certo che il piano della Metrocittà tende ad intervenire sulle urgenze e sul ripristino e alle asfaltatura delle strade, ma restano dubbi riguardo l'intervento su condizioni di degrado strutturale come quello di Marcignana in assenza di immediati pericoli di crollo.
Intanto è notizia di ieri che è stato convocato un vertice in Prefettura per "monitorare le condizioni di sicurezza della rete viaria e delle infrastrutture dell’area metropolitana fiorentina" a cui parteciperanno anche i responsabili della Fi-Pi-Li: si presume che verrà formulata in quella sede una richiesta di maggiori controlli, vedremo se questi si trasformeranno in specifici piani di monitoraggio aggiuntivi a quelli programmati e se si sceglierà di abbassare i 'requisiti minimi' per intervenire.
I doveri del legislatore. Una cosa è certa, il legislatore su questo tema ha letteralmente ammainato bandiera: di fronte ad un settore che ha trovato vastissime possibilità di sviluppo nell'Italia del boom economico, lo Stato non ha mai posto argini adeguati. Basti pensare che non esiste alcun obbligo di 'revisione', cioè di verifica della stabilità di una costruzione. Un vuoto normativo, segnalato peraltro dall'Ordine degli Ingegneri di Firenze, che non trova giustificazione di fronte all'impatto che ha avuto il settore edile nell'Italia postbellica.
Il cavalcavia di Marcignana, quindi, è il piccolo simbolo di un'Italia che dovrebbe ripensare l'intero sistema di gestione del patrimonio infrastrutturale ed edilizio esistente.
Giovanni Mennillo
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