I sindaci dell’unione dicono No alla privatizzazione e ai giochi d’azzardo

Una presa di posizione quanto mai netta e decisa quella dei sette Sindaci dell’Unione Valdera che diramano un comunicato chiarificatore sul tema del recesso da Toscana Energia che ha tenuto banco in questi giorni.

“Noi abbiamo detto no alla privatizzazione ma anche al gioco d’azzardo con i soldi dei cittadini – spiegano i primi cittadini di Bientina, Buti, Calcinaia, Capannoli, Casciana Terme Lari, Palaia e Pontedera - Facciamo chiarezza sulla questione di Toscana Energia su cui molti si sono espressi a sproposito. Ma andiamo per ordine. Toscana Energia è stata fino a ieri una società che ha visto funzionare bene la partnership con il privato e in cui era vigente un sistema di controllo congiunto della società stessa proprio per portare avanti insieme (pubblico e privato) le scelte strategiche societarie. Lo scorso 28 giugno si è tenuta l’assemblea dei Soci di Toscana Energia per deliberare alcune modifiche dello statuto sociale.

Queste modifiche mettono una pietra tombale su Toscana Energia come società a maggioranza pubblica e spianano la strada a una inesorabile privatizzazione della stessa società. Inoltre, cosa per quanto ci riguarda assai più significativa, concedono al socio privato anche il controllo della società.

Alle modifiche statutarie proposte, noi ci siamo opposti. Avremmo potuto far finta di nulla, ma abbiamo voluto difendere un principio: i servizi pubblici devono essere pubblici.

Nonostante la nostra contrarietà, l’assemblea ha comunque approvato le modifiche in questione con l’80% dei voti a favore. Il ruolo da protagonista del sistema pubblico in questa società è quindi terminato quel 28 giugno.

A questo punto con quale scopo avremmo dovuto rimanere dentro Toscana Energia? Quale ruolo strategico avremmo potuto giocare in una società di questo genere? Saremmo in sostanza chiamati a fare i soci finanziatori, né più né meno che se comprassimo azioni di una società quotata in borsa, e questo abbiamo ritenuto di non potercelo permettere perché amministriamo risorse pubbliche che abbiamo il dovere di tutelare.

Cosa che del resto ci obbliga a fare anche il decreto Madia, ovvero a non mantenere partecipazioni in società se non strettamente strategiche.

Al rischio concreto di una totale perdita di governance, si somma anche il rischio di un danno economico.

Questo perché il socio privato, una volta acquistate sul mercato quote sufficienti a garantirsi la maggioranza del 50% più uno, non avrà più alcun interesse all’acquisto di ulteriori azioni. In questa nuova situazione inoltre non sarebbe neanche garantito l’ammontare della divisione degli utili a cui siamo stati abituati fino ad oggi e ciò aggraverebbe i rischi di un mantenimento della partecipazione in una società in cui i Comuni non avrebbero più voce in capitolo.

Supportati anche da autorevoli pareri tecnici, abbiamo quindi cercato di mettere a riparo i soldi dei cittadini rispetto ad una privatizzazione, combattendo insieme come Unione Valdera questo pericolo.

Per tutti questi motivi – concludono i sindaci dei Comuni dell’Unione Valdera - abbiamo ritenuto che fosse necessario scegliere il male minore, il certo per l’incerto, che in questo caso è rappresentato dall’esercizio del diritto di recesso (che poteva essere deliberato solo entro il 26 luglio) da una società che fino all’altro giorno certamente rappresentava un asset importante del sistema pubblico ma che adesso non lo è più. E non lo è più non certo perché lo abbiamo voluto noi”.

Fonte: Unione dei Comuni dela Valdera

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