Rifiuti, Confindustria: "L'allarme investe industrie e famiglie. Vogliamo risposte dalla Regione"

Alla fine i problemi dello smaltimento dei rifiuti sono arrivati a colpire anche le famiglie: niente più ritiro degli ingombranti per un mese, ha comunicato Alia, gestore dei rifiuti a Firenze, Prato e Pistoia, ed anche in provincia di Lucca i gestori ci segnalano di essere in procinto di adottare gli stessi provvedimenti.

Difficile immaginare che aspetto avranno fra qualche settimana le città interessate dal blocco: forse le persone riusciranno a limitare al minimo la quantità di questi rifiuti e vi sarà "soltanto" il disagio dei cittadini costretti a tenersi in casa mobili o elettrodomestici ormai dismessi; forse, invece, i marciapiedi assomiglieranno sempre più a discariche.

Una situazione incresciosa che come imprese di Confindustria Toscana Nord, profondamente legate al territorio, stigmatizziamo. Dal nostro punto di vista, però, in questo momento critico almeno un aspetto positivo c'è: quello di rendere chiaro a tutti il problema che denunciamo ormai da anni e cioè l'incombente emergenza rifiuti che riguarda l'intero territorio regionale.

Come associazione di imprese l'interesse è rivolto ai rifiuti speciali, vale a dire ai 10,5 milioni di tonnellate annue di scarti delle imprese manifatturiere toscane, fra cui cartario, tessile, lapideo, edile, metalmeccanico: una mole considerevole il cui smaltimento è sempre più difficile, lento e costoso a causa della carenza di impianti sul territorio regionale. Le imprese sono oggi costrette a ricorrere a società che portano i rifiuti fuori regione o anche all'estero; un processo complicato e oneroso, che allunga i tempi del servizio e costringe le imprese a stoccare i rifiuti nei propri magazzini e cortili.

Ai rifiuti speciali si aggiungono i  2,5 milioni di tonnellate annue di rifiuti urbani, in carico ai gestori individuati dai diversi ATO regionali. I gestori per parte loro hanno già manifestato, autonomamente e attraverso la loro associazione Confservizi Cispel Toscana, le gravi difficoltà che incontrano.

L’emergenza rifiuti in Toscana riguarda tutti: cittadini e aziende, che pagano le mancate scelte in materia di pianificazione a medio e lungo termine. Nella regione sono presenti molti impianti di stoccaggio provvisorio e di pretrattamento, ma sono decisamente carenti gli impianti volti al recupero di materia ed energia e allo smaltimento: quelli che Confindustria Toscana Nord chiede da anni e che devono essere necessariamente inseriti nella pianificazione regionale in corso.

Oggi accade che i termovalorizzatori esistenti chiudano e non ne vengano realizzati di nuovi, mentre nello stesso tempo si registra l’insufficienza delle discariche, sulle quali la Regione fino ad oggi ha prevalentemente puntato nonostante le indicazioni comunitarie che le individuano come l’ultima delle soluzioni percorribili.

Trasportare lontano i rifiuti contraddice il principio di prossimità promosso dall'Unione Europea: la chiusura del ciclo dei rifiuti dovrebbe avvenire limitando gli spostamenti, per diminuire l'impatto ambientale ed economico e consentire un miglior controllo.

La raccolta differenziata, indicata come panacea, è solo un mezzo e non il fine di una corretta gestione dei rifiuti. Non è un caso che l’Europa dia obiettivi di riciclo e non di raccolta differenziata. Dire di portare la differenziata al 70% di per sé non significa molto, dato che non tutto lo scarto raccolto in modo differenziato viene riciclato e che mancano gli impianti per lo smaltimento dei rifiuti generati dalle operazioni di recupero. E sempre l'Europa dovrebbe essere ascoltata perché anche in Toscana vengano correttamente applicati i principi che regolano la gestione dei sottoprodotti.

La Regione è chiamata a intervenire, visto che essa stessa, nella delibera n. 19 del 15 gennaio 2018, evidenzia "situazioni di possibile criticità con deficit di capacità di smaltimento per gli impianti di discarica che ricevono rifiuti urbani e rifiuti derivanti dal loro trattamento attorno all’anno 2021-2022".

Confidiamo che nell’incontro che il presidente Rossi si è impegnato a effettuare a breve con noi venga affrontata l'emergenza e ci vengano date garanzie per il medio e lungo termine.

Se il nuovo piano regionale non darà risposte efficaci, l'associazione è pronta a impugnarlo nelle sedi competenti.
“Le politiche poco lungimiranti delle varie amministrazioni non hanno mai consentito a distretti virtuosi nel recupero degli scarti, come quello cartario, di attrezzarsi impiantisticamente in via autonoma. Ora in quegli stessi distretti le imprese hanno i piazzali pieni di scarto e rischiano di dover fermare le produzioni, fermando così il recupero della raccolta differenziata – dichiara Tiziano Pieretti, presidente della sezione Carta e cartotecnica di Confindustria Toscana Nord -.  L’emergenza riguarda infatti purtroppo anche i rifiuti differenziati. Servono impianti per la trasformazione e lo smaltimento definitivo dei rifiuti generati dalle operazioni di recupero.”

“Il tema dei rifiuti in edilizia rappresenta una delle principali criticità del settore – aggiunge la pistoiese Ornella Vannucci, vicepresidente di ANCE Toscana Nord -. In un momento di crisi lunga e profonda poter contare su una politica regionale nella programmazione degli impianti di recupero costituirebbe uno sgravio di costi  importante per le imprese di costruzione, oltre a essere segnale di attenzione all'ambiente.”

"Gli scarti tessili sono consistenti per volumi e peso. Parliamo di una gamma ampia di rifiuti che va dalla peluria alle fila, fino alle testate e ad altri scarti di tessuti - conclude Franco Ciampolini, coordinatore del Gruppo Nobilitazione e lavorazioni tessili della sezione Sistema moda di Confindustria Toscana Nord -. Ogni fase di lavorazione ha i suoi e il problema dello smaltimento investe tutti. Crescono i cumuli nelle aziende perché gli operatori hanno difficoltà a trovare dove conferirli. I prezzi, poi, aumentano sempre, in un momento in cui anche altre voci di costo stanno crescendo. Servono nuovi impianti nel territorio regionale: non ci sono alternative."

Fonte: Confindustria Toscana Nord

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