Il fischio finale di Empoli-Novara, terminata 1-1, non vuol dire soltanto 24 risultati utili consecutivi. Dopo una serie impressionante di gare senza sconfitte per la truppa di Andreazzoli, finalmente il fischio finale vuol dire Serie A. Una Serie A conquistata con vittorie schiaccianti sulle inseguitrici: 4-0 al Bari, 4-0 al Palermo, 4-0 al Parma. I risultati, e i gol, sono continuati ad arrivare e l'ennesima prova è stato il 4-2 sul Frosinone della scorsa settimana.
Forse è proprio lì che tutti i tifosi azzurri hanno assaporato il ritorno in Serie A. Allo Stirpe si è capito che nessuna squadra poteva dominare questo Empoli. La matematica però imponeva di attendere almeno questa giornata e adesso lo si può scrivere senza più scaramanzie: l'Empoli è tornato in Serie A. Con quattro giornate d'anticipo dalla fine del campionato e sopratutto con un primo posto in Serie B mai conquistato sul campo.
Per questo l'urlo di gioia dei quasi 10mila spettatori del Castellani è stato liberatorio. Dopo la retrocessone disastrosa della passata stagione serviva qualcosa in più. Una squadra che appassionasse, che potesse regalare gol ed emozioni. Che facesse tornare il pubblico azzurro a riempire le gradinate della maratona. Così è stato, grazie prima a Vivarini e poi ad Andreazzoli.
Il primo è arrivato all'inizio dell'anno con un compito: ricostruire sulle macerie. Sembra facile a dirsi, ma gente come Donnarumma e Di Lorenzo li ha portati lui ad Empoli. Ed entrambi sono stati decisivi nella promozione e tra le rivelazioni del campionato. Quel 3-5-2, e soprattutto quella difesa, non hanno mai convinto la società. Vivarini aveva forse in mano una Ferrari che non riusciva a guidare: tenere Zajc in panchina è stato un altro errore. E con gente come Caputo, arrivato in estate con un investimento importante, e Krunic, rimasto nonostante le richieste, la squadra doveva dare qualcosa in più.
Il nome di Aurelio Andreazzoli è invece caduto dal cielo all'improvviso. L'Empoli arrivava da cinque risultati utili ed era a soli cinque punti dalla vetta del campionato, in quel momento comandata dal Palermo. Eppure dopo pochissimi giorni, all'esordio col Brescia, già si era capito dove voleva andare a parare.
4-3-1-2, ritmi di gioco intensi, scambi in velocità e tanta qualità in campo. Una filosofia, uno stile di gioco che sembra aver permeato l'Empoli Calcio. Da Sarri in poi, sembra che gli azzurri debbano sempre perseguire questa idea. Giocare a calcio, proponendosi su tutti i campi. Provando a vincerle tutte.
Alla fine così è stato: la dirigenza azzurra, dal presidente Corsi al ds Accardi, ci ha visto giusto. Ottimo l'inserimento di Maietta, diventato leader in un attimo, a gennaio e il cambio in panchina. Elementi che hanno reso straordinaria una stagione cominciata nel peggiore dei modi, con una contestazione durante l'amichevole a Lamporecchio. Tutte le storie più belle però iniziano sempre con una tragedia. E la storia scritta da questo nuovo Empoli non sarà dimenticata tanto presto.
Giorgio Galimberti
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