Apicoltura, ecco come cambia la legge per migliorare il miele toscano

In attuazione del regolamento europeo sull'apicoltura e dell'apposito programma nazionale, la Regione Toscana, attraverso una specifica delibera di Giunta, ha approvato le azioni, relative alla campagna 2017-18, tese a migliorare la produzione e la commercializzazione del miele toscano nell'ambito del triennio 2017-19.

Secondo l'ultimo censimento, relativo all'anno 2016, in Toscana vi sono oltre 92 mila alveari, che producono diversi tipi di miele secondo l'origine floreale. La produzione regionale è riconosciuta come estremamente variegata e di qualità.

In armonia con quanto enunciato dal regolamento europeo, concernente le azioni dirette a migliorare la produzione e la commercializzazione dei prodotti dell'apicultura, le misure messe in campo dalla Regione intendono contribuire al miglioramento del prodotto, favorendo l'affermazione del miele locale sui mercati nazionali ed internazionali.

La realtà del comparto è caratterizzata da una moltitudine di piccoli operatori. Le misure di sostegno previste dalla Regione, che contemplano anche attività di informazione e di formazione per il personale addetto, hanno ulteriormente valore alla luce dei danni che la siccità di questa torrida estate sta provocando, e in parte ha già provocato, agli apicoltori, visto che le api, impazzite per il caldo, non solo non producono più il miele ma addirittura non riescono a fornire il consueto servizio di impollinazione all'agricoltura.

Tra le misure attivate dalla Giunta toscana, l'assistenza tecnica agli apicoltori e alle loro organizzazioni, la lotta contro le malattie degli alveari, la razionalizzazione della transumanza.

Complessivamente la Regione Toscana, per questo programma, impegna circa 445 mila euro. Oltre a voler facilitare la trasmissione delle informazioni in merito alla lotta alla varroasi e alle altre malattie che affliggono il comparto apistico, la Regione si pone l'obiettivo di favorire la produzione di miele di sempre maggior qualità ed anche per questo vuole incentivare l'acquisto di arnie ed attrezzature che consentano la razionalizzazione della transumanza.

Scheda: i numeri dell'apicoltura toscana nel 2017

La Toscana, come il resto del Paese, ha risentito dell'annata particolarmente negativa per le produzioni agricole e nello specifico per la produzione di miele a causa della prolungata siccità, registrata fin dall'inverno 2016-2017, accompagnata da altri fenomeni caratteristici dei cambiamenti climatici che, in maniera sempre più evidente, hanno un impatto negativo sulle api e sugli alveari.

La Toscana si conferma comunque regione ad alta vocazione per l'apicoltura: sulla base dei dati dell'anagrafe apistica nazionale (Banca Dati Apistica nazionale, istituita e gestita dal Ministero della Salute), nel censimento 2017 risulta che 3.050 apicoltori hanno dichiarato 93.524 alveari, ovvero hanno prodotto miele. Infatti, gli apicoltori registrati all'anagrafe apistica toscana sono 4.732, ma non è detto che ciascuno di essi, ogni anno, si iscriva al censimento nazionale, obbligatorio solo in caso di produzione di miele.

Gli alveari presenti nel territorio toscano sono per il 59% alveari nomadi (ovvero alveari che si spostano in funzione dell'andamento stagionale delle fioriture), per il 21 % sono stanziali e per il 20% sono alveari per autoconsumo (produzione per uso personale o hobby, ma non per la vendita a terzi; è importante che anche questi siano conosciuti ed iscritti all'anagrafe regionale per ragioni sanitarie e tutela di tutto il patrimonio apistico).

Le province con più alta presenza di alveari sono Lucca, con il 18%, seguita da Firenze 16% e Arezzo 13 %.

L'annata 2017 è andata male soprattutto per il miele di acacia, grande assente in tutta la penisola per il secondo anno di fila, e per i raccolti primaverili.

Anche i primi mesi del 2018, a causa delle gelate invernali di febbraio-marzo che hanno compromesso le fioriture, hanno messo a dura prova lo sviluppo di nuove famiglie.

Permane dunque la preoccupazione per la tenuta del tessuto produttivo apistico per l'aumento dei costi, in rapporto al raccolto ottenuto e in specifico per il ricorso all'alimentazione prolungata delle famiglie.

La produzione nazionale di miele è stata di 14.500 tonnellate, con una diminuzione pressoché costante dal 2011, quando erano 21mila (soltanto nel 2015 vi è stato un picco di 23mila tonnellate).

Il miele prodotto in Toscana è stato circa l'8% della produzione nazionale (circa 1.137 tonnellate).

Le modifiche alla legge sull'apicoltura (21/2009)

Obiettivi

modificare le procedure amministrative per l'inizio e lo svolgimento dell'attività di apicoltura, perseguendo una semplificazione dei procedimenti amministrativi; delimitare la soglia dell'attività di autoconsumo, prevedendo il limite massimo di 10 arnie; garantire una maggiore tutela delle api e degli insetti pronubi, la cui presenza è fondamentale per l'equilibrio dell'ecosistema, rivedendo anche la norma relativa al divieto di utilizzo di prodotti fitosanitari che possano essere dannosi nei periodi di fioritura.

La Toscana interviene nel settore dell'apicoltura con misure per migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dell'apicoltura con i fondi assegnati dal Mipaf, nel 2017 circa 420mila euro, così suddivisi:
245mila euro per assistenza tecnica alle aziende per accrescere la professionalità degli apicoltori sui metodi di produzione per elevare la qualità del prodotto; indagini finalizzate all'applicazione di strategie di lotta contro gli aggressori e le malattie dell'alveare; 173mila euro per contributi per l'acquisto di attrezzature per favorire la razionalizzazione dell'esercizio del nomadismo. Inoltre nel 2017, il Piano Regionale Agricolo Forestale ha stanziato circa 30mila euro per attività promozionali (eventi e divulgazione presso le scuole, svolte dalle Associazioni dei produttori apistici).

Fonte: Regione Toscana

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