In vista delle elezioni amministrative del 26 maggio 2019, il circolo PRC “Dolores Ibarruri”-Valdelsa fiorentina ha deciso di non presentarsi con il proprio simbolo né di partecipare a generiche liste elettorali di sinistra nei comuni di Certaldo, Castelfiorentino, Gambassi e Montaione, tale decisione scaturisce da alcune valutazioni sulla situazione socio- politica italiana e dalla consapevolezza che le elezioni costituiscano un mezzo e non il fine dell'attività politica.
Non sarà certo il “civismo di sinistra” ad invertire il processo involutivo della sinistra e non lo saranno tantomeno “l'unità a prescindere” o le alleanze ad ogni i costo che, pur in nome di urgenze fascio-razziste, sono dettate solo da esigenze elettorali.
I comunisti giudicano il momento elettorale un momento puramente transitorio e d’importanza marginale se si prendono in esame le complessità di un’attività politica che rifletta lo scontro tra le classi.
Non sono le elezioni a determinare i livelli di disoccupazione funzionali ai profitti del capitale e non sono perciò i voti a stabilire quando o come limitare o addirittura sopprimere i diritti sul posto di lavoro, in modo tale da permettere al capitale possa di sfruttare al massimo i lavoratori, italiani o stranieri che siano; non sono i voti a questo o quel partito chino agli interessi padronali a ostacolare i contratti-rapina con cui i lavoratori vengono chiamati per poi essere mandati a casa, lavoratori come merce usa e getta, continuamente in attesa di una nuova chiamata, costantemente ricattati a causa del bisogno reale di reddito.
L'esperienza dei governi democristiani, socialdemocratici o apertamente reazionari ha dimostrato come i rapporti tra le classi e il potere contrattuale dei lavoratori non siano determinati dal voto ma dalla forza del movimento degli stessi lavoratori.
I partiti che si presentano oggi di fronte agli elettori non si differenziano tanto per la volontà di trasformare l'assetto sociale ad oggi esistente, quanto piuttosto per le diverse sfumature con cui siperpetua il dominio del capitale.
I comunisti rifiutano ogni appello al “bene dell'Italia”.Nella società divisa in classi, non può esistere un “bene comune della nazione”: esistono invece gli interessi contrapposti delle diverse classi.
Nell'interesse del capitale si abolisce l'articolo 18, si impone il Job’s Act, si urla contro il “salario minimo” d'accordo con Confindustria, si proclama la “necessità” del TAV d'accordo con i costruttori e mafia. Il“bene dell'Italia” nella società divisa in classi, risulta quindi essere il bene del grande capitale, dell'alta finanza oggi europeista.
I comunisti affermano che: o si è dalla parte dei lavoratori o si è con i padroni e le banche.
Non intendiamo aprire discussioni sulle provocazioni reazionarie e razziste dei leghisti, a simili
attacchi antidemocratici si risponde con la lotta. Quanto la loro demagogia “nazionale” sia funzionale alle necessità del capitale è palesemente dimostrato dall'obbedienza alla richiesta del padronato agricolo per l'urgente approvazione del Decreto Flussi 2019, decreto attraverso il quale si mette immediatamente da parte la retorica del “prima gli italiani” e si aprono le frontiere agli immigrati per la raccolta schiavistica dei pomodori.
Considerazione di mero opportunismo propagandistico da farsi per la tanto bandierata legittima difesa e per il tema della sicurezza , strettamente funzionali agli interessi delle industrie di armi.
E' il capitalismo che di per sé genera una crescente insicurezza, sul lavoro e nella vita in genere dei lavoratori salariati e delle classi subalterne.
Tutti parlano di sicurezza, ma nel 2018 si sono avuti sul lavoro ben tre morti al giorno e gli operai sono di fatto costretti a vivere sotto la minaccia costante di essere licenziati ed il timore quindi di rimanere disoccupati, in cassa integrazione, con riduzioni salariali, trasferimenti, sfratti o addirittura impossibilitati a curarsi oppure a riscaldare la casa.
Anche una certa sinistra cosiddetta “radicale” però, costantemente impegnata nella critica a Renzi e al “renzismo” oggi, dopo l'elezione di Zingaretti, si appresta a tornare nelle braccia della “sinistra liberale” del PD. Archiviata, e noi diciamo per ora, la variante democristiana di Renzi, il PD certo non cessa di essere il partito del grande capitale, delle banche e della finanza europeista, così come la Lega con il suo fascio-razzismo lo è della piccola imprenditoria autarchica.
Il “nuovo” PD socialdemocratico sta forse rinnegando le politiche padronali e antioperaie del PD renziano? Sta forse correggendo le politiche su pensioni, articolo 18, regali a palazzinari, politiche sulla casa, privatizzazioni sanitarie e esternalizzazioni? Sta forse mettendo in discussione la sudditanza alle imposizioni della UE o l'appartenenza a quell'alleanza di guerra che è la NATO? Con tutto ciò che comporta in termini di spese (oltre 100 milioni di euro al giorno) e di rischi per il nostro paese, in cui sono stivate decine di bombe nucleari USA nelle oltre cento basi militari yankee in Italia? Nessun governo si è mai opposto a che dalle basi aeree italiane decollino gli aerei che vanno a bombardare paesi vicini per “portare la democrazia” a stelle e strisce: dalla Jugoslavia, all'Iraq, alla Libia.
Orfani di rappresentanza restano invece milioni di delusi del M5S, delusi prima dalle scelte antioperaie dei governi PD e poi da un movimento rivelatosi illusorio e divulgatore di false speranze di cambiamento a favore di ceti popolari, di disoccupati e della piccolissima borghesia lavoratrice.
Per tutte queste considerazioni crediamo che le nostre energie debbano riversarsi non sul voto, ma sulla ricostruzione di una prospettiva comunista e quindi su un lavoro quotidiano e “pancia a terra” nella società, nelle sue contraddizioni, sulle questioni messe all'ordine del giorno dal capitale, con l'obiettivo di far crescere consapevolezza soprattutto nei giovani, giovani a cui il capitalismo non offre che disoccupazione, precarietà e “Alternanza scuola-lavoro” , regalando così alle imprese il lavoro gratuito degli studenti, sfruttamento in tutte le forme e emigrazione forzata.
Più che di voti c'è bisogno di militanti, di soggetti attivi quotidianamente e non solo in occasione di eventi politici o scadenze elettorali. Non parteciperemo quindi a questa tornata elettorale. Le nostre sedi saranno comunque aperte a tutti coloro che vorranno realmente partecipare e lavorare con noi per un'alternativa al capitalismo ed al radicale cambiamento dello stato attuale delle cose.
Circolo PRC 'Dolores Ibarruri'
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