Caso Elisa Amato, la famiglia Zini: "La Fondazione va avanti". Non si placa la polemica

"La Fondazione Federico Zini andrà avanti, come faceva quando Federico era ancora in vita". A dire la sua è Maurizio Zini, padre del giovane di San Miniato che uccise Elisa Amato e si suicidò lo scorso 26 maggio. Sono passati tre mesi e mezzo da quella tragica notte tra Prato e San Miniato e si sono susseguite molte notizie. Quella che ha destato più scalpore è stata la decisione di istituire una fondazione a nome di Zini, una decisione osteggiata da tantissime persone sul web, tanto che la petizione online registra oltre tremila firme. Inoltre il no alla fondazione è arrivato di recente dal Consiglio comunale di Prato.

Delle ultime ore sono invece due novità. La prima riguarda la diffida dell'avvocato della famiglia Amato a Maurizio Zini: nel mirino infatti sono finiti alcuni commenti su Facebook in cui il padre diceva di "voler spiegare a tempo debito la vicenda". Successiva alla diffida è la seconda novità, vale a dire la rottura del silenzio da parte di Zini sr. Negli ultimi tempi le parti in causa - gli Zini e gli Amato - hanno optato per il profilo basso, ma Zini ha deciso di diramare un comunicato a nome della sua famiglia.

Il papà di Federico Zini ha spiegato che chiede e chiederà sempre perdono agli Amato per il gesto del figlio, ma ha voluto fare alcune precisazioni sia sulla Fondazione sia sul legame tra i giovani: "Definita come 'una fondazione contro la violenza sulle donne' è stata oggetto di numerosi linciaggi mediatici che hanno portato ad attacchi gratuiti e a pesanti accuse mosse".

In più, fa riferimento a quando l'allora attaccante dell'Alessandria Bocalon dedicò i suoi gol a Zini e alla fondazione benefico-calcistica che aveva progettato. Era il marzo del 2017 e si parlava già della fondazione di Zini, anche se non esplicitamente di 'Fondazione Federico Zini'.

Si tratta di 'Un Pallone per un Sorriso', che sul web ha svariati follower e si occupa di vendere gadget calcistici e dare in beneficenza il ricavato. Come spiega Zini, "portava avanti anche obiettivi di sensibilizzazione e prevenzione di tutti quei fenomeni legati a tematiche di degrado e violenze, perpetrare nei confronti di soggetti accomunati da uno stato di debolezza". Sempre il padre annuncia che il progetto della fondazione andrà avanti, nonostante praticamente tutti i social e le autorità politiche della zona (e non solo) si siano mostrate contrarie.

Veniamo alla diffida. Il comunicato a firma della famiglia del sanminiatese afferma: "Non è nostra intenzione rimuovere verità o sminuire la responsabilità di nostro figlio. Non corrisponde al vero l’affermazione del legale della famiglia Amato quando scrive che la famiglia di Elisa non ha mai puntato il dito pubblicamente nei confronti di Federico; nonostante il profondo dolore condiviso con la famiglia, siamo rimasti in silenzio nell’ascolto di varie interviste che, definendo Federico come uno stalker o una persona disturbata, hanno raccontato una storia diversa. I ragazzi per quello di cui siamo a conoscenza, così come abbiamo riferito all’Autorità giudiziaria, si sono frequentati sino al mese di maggio 2018, non si erano lasciati da un anno".

Le parole di Maurizio Zini e dei suoi familiari sono piuttosto pesanti, così come la fine del comunicato: "Bisogna stare attenti alle affermazioni e al linguaggio. Siamo pronti a tutelarci nelle sedi più opportune".

L'impressione è che la strada della Fondazione sia già in salita, osteggiata da tutta l'opinione pubblica, condannata su tutti i media non per le finalità ma per la presenza dell'ex calciatore. Il nome rimarrà associato comunque al femminicidio, se non al grande pubblico, sicuramente ai familiari e agli amici della vittima pratese, come si evince dai moltissimi commenti sui social. Per quanto concerne la diffida e la successiva risposta, la sensazione è che si continuerà a parlare ancora della vicenda.

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