Morte Duccio Dini, altri quattro rom arrestati. Era un regolamento di conti

Duccio Dini
(foto da Facebook)

Ad uccidere Duccio Dini, il 29enne morto in via Canova nel corso di un inseguimento tra auto, sarebbe stato "un commando, partito per uccidere una persona e che alla fine ne ha uccisa un'altra". Sono queste le parole del procuratore Giuseppe Creazzo nel corso della conferenza stampa che si è tenuta questa mattina nella caserma di Borgo Ognissanti per fare il punto sulle indagini. Alla fonte della tragedia ci sarebbe quindi un regolamento di conto tra famiglie rom.

Dopo l'arresto del 65enne Remzi Amet e del 36enne Dehran Mustafa, altri quattro rom sono stati trasferiti in carcere dai carabinieri su ordinanza emessa dal gip della procura di Firenze.

Quatro nuovi arresti

In manette sono finiti i conducenti di due delle vetture impegnate nell'inseguimento: il figlio di Remzi Amet, Antonio Mustafa, e il nipote Remzi Mustafa. Entrambi sono accusati di omicidio volontario per la morte di Duccio Dini e di tentato omicidio nei confronti del cognato di Remzi Amet, un 43enne contro il quale avevano organizzato la spedizione punitiva.

Arrestate per tentato omicidio anche i due uomini a bordo di un furgone, il figlio di Remzi Kole Amet e il cognato Emin Gani, che hanno partecipato solo alle fasi iniziali dell'inseguimento: la foratura di uno pneumatico li avrebbe bloccati.

Nei loro confronti questa mattina è stato eseguito il prelievo di un campione biologico di saliva per ulteriori riscontri investigativi.

La ricostruzione dei fatti

La spedizione punitiva era rivolta contro il 43enne: questo avrebbe colpito con un pugno il suocero che lo aveva accusato di maltrattare la figlia. Intorno alle ore 12 di quel 10 giugno la Zafira con a bordo il 43enne è stata speronata nel parcheggio di un supermercato di via Canova da una Lancia Lybra, guidata da Antonio Mustafa.

Poco dopo è arrivata anche una Volvo S60, partita anche questa dal Poderaccio. A bordo c'erano Remzi Mustafa, il cugino Dehran Mistafa e il nonno Remzi Amet, armati di mazza da baseball (arma poi lanciata dal finestrino durante l'inseguimento). Infine era presente un furgone Vivaro, proveniente sempre dal Poderaccio e con a bordo Kole Amet e Enim Gani.

Quando è partito l'inseguimento fuori dal parcheggio, il furgone è rimasto bloccato per la foratura di una gomma, mentre le altre auto hanno sfrecciato per la città a velocità superiore ai 100km/h, poi l'incidente che ha ferito gravemente Duccio Dini (morto il giorno dopo in ospedale) e ferito gravemente il 43enne rom. Quest'ultimo, riuscito a uscire dalla sua auto andata in fiamme, si è rifugiato su un albero mentre i tre occupanti della Volvo lo inseguivano con una mazza da baseball.

Le indagini dei carabinieri sono state condotte attraverso l'acquisizione delle testimonianze, la visione dei filmati delle telecamere, l'analisi dei tabulati telefonici e il prelievo dei campioni biologici sui veicoli coinvolti.

 

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