La mobilitazione permanente per la Palestina non si ferma a Empoli. Il coordinamento che si è creato a partire da realtà sociali e politiche del territorio, dalla sensibilità di tante cittadine e cittadini, in questi giorni ha portato la propria voce nelle piazze e nelle strade, nei luoghi di svago e in quelli di consumo per ribadire la richiesta dal basso di un cessate il fuoco immediato.
Oltre 20mila morti, di cui il 70% donne e bambini, in poco più di due mesi rappresentano un’atrocità inaccettabile. Così come inaccettabile è l’immobilismo della comunità internazionale, che non è riuscita nemmeno a votare compatta per lo stop agli attacchi in seno agli organismi delle Nazioni Unite.
Lo Stato di Israele sta compiendo un genocidio contro la popolazione palestinese sotto gli occhi del mondo, creando quello che l’Onu stessa ha definito un inferno nell’area più densamente popolata al mondo. Le stime parlano di mezzo milione di persone che stanno rischiando la loro vita a causa della carenza di cibo, delle condizioni di insicurezza, delle epidemie e della mancanza di strutture sanitarie in grado di farsi carico delle emergenze a causa dei bombardamenti sugli ospedali e sulla scarsità di carburante per alimentare i generatori. I crimini contro l’umanità accertati dalle Ong e dai principali organi di stampa internazionali non hanno fine.
Per questo, sull’onda delle mobilitazioni che hanno preso campo in tutto il mondo, abbiamo portato la voce della Palestina a Empoli chiamando due presidi in piazza della Vittoria nel corso di novembre scorso. Quindi, abbiamo svolto un’azione di sensibilizzazione nel centro storico di Empoli l’8 dicembre scorso, nel piano della Città del Natale.
Il 23 dicembre abbiamo manifestato all’interno del Centro Commerciale di via Sanzio, invitando al boicottaggio dei prodotti che finanziano lo Stato di Israele e il genocidio in corso.
Il 24 dicembre abbiamo svolto un presidio di fronte alla Collegiata di Empoli al termine della messa di Natale, proprio mentre in Palestina si compieva l’ennesimo massacro (sono stati posti dei fantocci di cadaveri sul sagrato della chiesa, NdR)
Siamo stati presenti con bandiere e striscioni anche alle commemorazioni per l’eccidio di Santo Stefano, il 26 dicembre scorso nel quartiere di Cascine.
Ma la mobilitazione proseguirà nei prossimi giorni con nuovi appuntamenti di piazza. Non vogliamo e non possiamo rimanere inerti mentre a Gaza e nei Territori Occupati va avanti la pulizia etnica contro la popolazione palestinese. Continueremo a chiedere l’immediato cessate il fuoco, consapevoli che tutto ciò non sarà sufficiente. Perché per una pace duratura in Palestina c’è bisogno di ristabilire la giustizia nei confronti di un popolo che da quasi ottant’anni subisce lo sradicamento dalla propria terra e che da più di cinquanta anni vive sotto occupazione militare, subendo violenze e ritorsioni, vedendo il proprio territorio eroso dagli insediamenti illegali di coloni e la propria sopravvivenza messa quotidianamente a rischio. C’è bisogno di quella giustizia che lo stesso diritto internazionale ha ripetutamente riconosciuto attraverso risoluzioni e pronunciamenti e che lo Strato di Israele, sostenuto dagli Stati Uniti e da buona parte dei Paesi europei (tra cui l’Italia), ha sempre disatteso.
Fonte: Coordinamento empolese per la Palestina
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