"Fondamentale riuscire a garantire un equilibrio tra offerta abitativa turistica e residenziale" dice il sindaco Nardella. Il 75% degli appartamenti a locazione breve è in area Unesco, "questo provvedimento farà bene alla nostra comunità"
Il sindaco Dario Nardella ieri, lunedì 2 ottobre, è intervenuto in Consiglio comunale per illustrare la proposta di delibera sugli affitti brevi. Di seguito il testo dell'intervento:
Consiglio Comunale del 2 ottobre 2023
Delibera locazioni turistiche brevi – Adozione (art. 32, l.r. 65/2014)
"Oggi sottoponiamo all’adozione del Consiglio Comunale uno dei provvedimenti più impegnativi, importanti e rappresentativi del modo in cui abbiamo sempre cercato di interpretare e attuare il nostro mandato di governo della città.
Oggi vogliamo dare una risposta alle sacrosante richieste d’aiuto che vengono da tantissimi concittadini: dai nostri studenti; dalle giovani coppie; dalle famiglie in difficoltà; dagli anziani pensionati.
Oggi ci prendiamo la responsabilità di intervenire là dove, finora, Governi e Parlamenti non sono intervenuti.
Sono ormai diversi anni, come sapete, che a Firenze, in Italia, in Europa e nel mondo gli amministratori locali sono costretti a misurarsi con le criticità, sempre più evidenti e gravi, dell’incontrollata espansione del mercato delle locazioni turistiche brevi.
Stiamo parlando di un fenomeno che ha preso piede, nei primi anni del duemila, come forma di sharing economy.
Nel corso del tempo, ha però completamente smarrito la sua originaria vocazione, diventando una vera e propria forma di sfruttamento economico delle abitazioni civili. E in particolare nelle località che, come Firenze, sono a maggiore vocazione turistica.
In molti paesi le amministrazioni sono tempestivamente intervenute per regolare il fenomeno, in modo da preservarne la sostenibilità, anzitutto sul piano sociale. Ricordo, ad esempio, i casi di Parigi, Amsterdam, Barcellona, Lisbona, e da ultimo anche New York.
In Italia, invece, la mancata adozione di qualsivoglia regola e argine normativo ha finito per mettere in competizione la domanda abitativa turistica con la domanda abitativa residenziale. Poiché la prima è molto più redditizia della seconda, un numero sempre maggiore di appartamenti liberi, prima destinati a locazioni ordinarie, è stato spostato sul mercato turistico. Secondo uno studio del prof. Celata, pubblicato qualche giorno fa sul Corriere della Sera, nel solo centro storico di Firenze il 29% delle unità disponibili è affittato sulla piattaforma Airbnb.
La drastica riduzione dell’offerta residenziale, e il conseguente, fisiologico aumento dei canoni, hanno spalancato la porta alla gravissima crisi abitativa che tutti abbiamo sotto gli occhi.
Quello alla casa è un diritto fondamentale, ed ogni ente territoriale, a qualsiasi livello, deve fare tutto ciò che è possibile per garantirne la piena effettività.
Nonostante i nostri limitatissimi poteri di intervento sulla materia, non ci siamo mai voltati dall’altra parte.
Siamo stati la prima amministrazione comunale a richiedere insistentemente allo Stato un intervento regolatore della materia. Per ragioni incomprensibili, l’unica risposta legislativa ha riguardato la sola città di Venezia, che pure vive criticità assolutamente analoghe a quelle fiorentine.
Abbiamo allora presentato una nostra proposta normativa di iniziativa popolare, cercando nuovamente di sollecitare un intervento del legislatore nazionale.
Nel tempo, siamo riusciti a creare un fronte sempre più compatto con i sindaci delle principali città italiane: con quanti, cioè, da anni sono costretti a misurarsi, in prima linea, con le conseguenze deleterie di un fenomeno sempre più ingestibile.
Lo scorso 4 aprile ho riunito in questa stessa aula i principali stakeholder, studiosi e associazioni di categoria per discutere della crisi abitativa. Iniziative analoghe sono state prese a Bologna, Milano, Venezia, Napoli, e via dicendo.
Abbiamo anche incontrato associazioni rappresentative degli host.
Lo rivendico con orgoglio: è stato grazie alla compattezza e alla determinazione dei comuni italiani che siamo finalmente riusciti a portare il problema sull’agenda politica nazionale.
Quando, nel maggio scorso, la ministra Santanché ha per la prima volta annunciato un decreto in materia di locazioni turistiche, ho davvero sperato che si riuscisse ad arrivare a una proposta realmente condivisa ed efficace.
Ho da subito suggerito l’adozione di norme flessibili, che lasciassero alle amministrazioni locali la discrezionalità di introdurre regole e limitazioni specifiche per singole aree.
Il nostro obiettivo, infatti, non è mai stato quello di bloccare o addirittura criminalizzare un’attività economica assolutamente legittima e, in determinati contesti, anche potenzialmente virtuosa. Ciò che è fondamentale, semmai, è che si riesca a garantire, nei vari distretti urbani, un adeguato equilibrio tra offerta abitativa turistica e offerta abitativa residenziale, calibrato sulle specifiche esigenze di ciascun territorio, in modo da eliminare tutti gli effetti distorsivi a cui stiamo assistendo.
Purtroppo, a fine maggio il ministero ci ha inviato una bozza di decreto estremamente deludente. Il criterio del minimum stay di due notti è chiaramente insufficiente a risolvere le criticità che abbiamo denunciato. L’obiettivo non può essere (come peraltro candidamente ammesso dalla ministra) solo e semplicemente quello di “salvare” i fine settimana degli albergatori.
Neppure la seconda versione del decreto, inviataci il mese scorso, sembra essere più adeguata, anche se, apprezzabilmente, accoglie una delle richieste che avevo presentato al tavolo ministeriale di giugno, ossia l’abbassamento della soglia di imprenditorialità da 4 a 2 appartamenti.
E allora, vi chiedo, cosa avremmo dovuto fare? Continuare a sopportare passivamente questa insostenibile inerzia?
Nel 2016 avevamo poco meno di 6.000 appartamenti inseriti su Airbnb, oggi ne abbiamo quasi 14.378. In questo lasso di tempo, il costo medio dei canoni mensili per le locazioni ordinarie (residenziali) è aumentato del 42%, passando dai 13,4 €/mq del 2016 ai 19 €/mq dello scorso agosto. Solo nell’ultimo anno, l’aumento è stato del 15,1%. Significa pagare, per una singola stanza, almeno 500 € al mese. Si è poi avuta una escalation dopo il Covid, quando la forza attrattiva delle piattaforme online e l’assenza di regole, unica alla redditività altissima dello sfruttamento turistico dell’alloggio privato, ha portato a questa situazione.
Dobbiamo chiederci: che città abbiamo in mente per noi e per i nostri figli?
Possiamo davvero accettare che studiare, lavorare e vivere a Firenze, poco cambia se in centro oppure in periferia, sia diventato per i nostri stessi concittadini un lusso, un privilegio?
Secondo l’ISTAT [report su “Emergenza abitativa” del settembre 2022, riferito a dati del 2021], le spese per la casa (comprensive, dunque, non solo dei canoni di affitto, ma anche di utenze e ogni altro costo accessorio) sono sostenibili se si attestano, al massimo, sul 40% del reddito disponibile.
Leggo questi dati e penso, innanzitutto, ai più giovani. A Firenze e provincia, gli under 35 guadagnano in media meno di 20.000 € lordi annui. Significa non potersi permettere, ancora a 35 anni, un monolocale di 30 mq. È questo quello che vogliamo? Una città inaccessibile a tutti i giovani che non abbiano la fortuna di avere un appartamento di proprietà?
E come può un governo così preoccupato, perlomeno a parole, dalla crisi demografica e dalla denatalità, restare indifferente dinanzi a un problema di queste dimensioni? Come si può pensare che una giovane coppia, che a stento riesce a pagarsi un bilocale in periferia, possa anche solo immaginare di avere un figlio?
E quante altre volte ancora dovremo leggere sui giornali di persone che hanno dovuto rinunciare a trasferirsi a Firenze, pur avendo trovato un impiego, per l’impossibilità di trovarsi un alloggio a un prezzo sostenibile? Non possiamo rimanere fermi, abbiamo il dovere e l’urgenza di fare qualcosa.
Possiamo accettare che la straordinaria bellezza della nostra città venga messa a repentaglio da una turistificazione sempre più massiccia?
È un tema di rilevanza costituzionale, in relazione anzitutto all’art. 9.
Nell’area UNESCO, che rappresenta appena il 5% del territorio comunale, si concentra quasi il 75% degli appartamenti destinati a locazione breve. Davvero vogliamo lasciare che il nostro centro storico diventi sempre più un albergo diffuso? Per chi si professa conservatore non è forse un problema la progressiva scomparsa di tutti gli storici e tradizionali esercizi di vicinato, rimpiazzati quasi solo da servizi al turismo? La tutela del centro storico è anche tutela del suo tessuto sociale ed economico. E se un centro storico patrimonio mondiale umanità perde la sua identità sostanziale, noi dobbiamo intervenire prioritariamente nel centro storico.
Non voglio dire che lo spopolamento dei centri storici sia un fenomeno legato esclusivamente alla diffusione delle locazioni brevi. Negli ultimi trent’anni, i nuovi assetti urbanistici, l’introduzione delle ZTL, hanno spinto (non solo a Firenze, ma in tutta Italia) una parte dei residenti al di fuori dei centri storici.
Ma è innegabile che la conversione di un numero sempre maggiore di appartamenti a locazioni turistiche abbia impresso negli ultimi anni un’accelerata anomala e incontrollata al fenomeno.
Nel centro storico si registrano ogni mese tantissimi sfratti per finita locazione (non morosità!). Stiamo parlando di inquilini regolarmente solventi, che i proprietari decidono di sfrattare per poter poi passare ai più redditizi affitti brevi.
La cronaca degli ultimi anni è piena di testimonianze di chi ancora risiede in centro, 40 mila fiorentini: non si lamentano della ZTL, ma per essersi trovati, d’un tratto, a vivere in “condomìni-alberghi” (spese aumentate anche del 30%, biancheria sporca ovunque, bivacchi, schiamazzi, citofonate alle ore più improbabili da turisti che chiedono assistenza ai condomini come se si trattasse di personale alberghiero…)!
Questa nostra iniziativa è un passo concreto. Non è una panacea ma abbiamo la responsabilità di proporre al Consiglio comunale una strada con un significato politico: proviamo a fare breccia in questa situazione di inerzia nel Paese. Lo abbiamo fatto con il casco obbligatorio per i monopattini: per primi lo abbiamo introdotto, e poi il Governo ha annunciato una legge su questo tema. Vogliamo squarciare questo velo degli affitti brevi? Sono convinto che se facciamo il primo passo altri ci seguiranno. In tanti ci hanno ringraziato e chiesto di andare avanti.
In molti hanno denunciato inammissibili limitazioni della proprietà privata, forse non sapendo che è proprio la nostra Costituzione, all’art. 42, a prescrivere che il diritto di proprietà sia assoggettato ai limiti che ne assicurino “la funzione sociale”. L’art 9 stabilisce che la Repubblica deve tutelare il patrimonio storico e artistico della Nazione. E i centri storici non lo sono?
Faccio tesoro delle critiche ricevute, non nascondo le difficoltà, ma rivendico con orgoglio la strada intrapresa da questa amministrazione. Mi hanno chiamato anche ‘bullo eversivo’. Ma sono state molto di più le incitazioni ad andare avanti. Abbiamo la responsabilità della nostra comunità territoriale, dei nostri cittadini: come potevamo restare a guardare? Questo provvedimento farà bene alla nostra comunità e ci permetterà di aprire una breccia. Ancora una volta da Firenze con umiltà e convinzione poniamo tema urgente che i cittadini hanno a cuore, senza essere presuntuosi, rispettando legge, con un dibattito serio. L’unica cosa che non vogliamo permetterci è stare a guardare. Non ci hanno votato per questo. Noi abbiamo una sola missione, rispondere ai bisogni concreti della nostra gente".
L'assessore Giorgio: "Delibera atto politico giusto e necessario"
"La delibera che ferma la proliferazione degli affitti brevi nell’area Unesco è un atto politico necessario e una risposta, con gli unici strumenti che ha la città, ad un fenomeno senza controllo che contribuisce al caro affitti e limita la vivibilità del centro storico. È una delibera coraggiosa che con il sindaco Dario Nardella abbiamo voluto approvare sfidando un Governo incapace di regolare il fenomeno, dando voce ai fiorentini e alle tante città italiane che da anni chiedono di poter tutelare i propri centri storici e i cittadini dagli effetti che la deregolamentazione del settore hanno sul costo delle case e sull’economia urbana". Così l’assessore all’ambiente Andrea Giorgio commenta la discussione in consiglio comunale sulla delibera urbanistica per la regolamentazione degli affitti brevi.
"La regolazione è un tema fondamentale in tutte le grandi città turistiche del mondo, lo hanno fatto New York e Amsterdam, ad esempio, ed è necessaria. Da Firenze è sempre venuta questa richiesta, che oggi rinnoviamo con forza - sottolinea -. Il voto contrario di IV è incomprensibile, la consigliera Barbara Felleca ha detto che è una delibera politica, si: lo è.
È politica perché regolare il rapporto tra mercato e diritto alla casa è una delle più grandi questioni politiche di oggi per difendere diritti costituzionali troppo a lungo lasciati senza tutele. È politica perché lo è la difesa della vivibilità nei centri storici, colpiti da una trasformazione rapida che contribuisce a svuotare la residenza e il commercio con servizi di prossimità che spariscono. Il governo di una città ha bisogno di politica e visione".
L'assessora Funaro: "Strumento importante nella direzione di una città attenta alle esigenze dei residenti"
"Questo provvedimento che mette uno stop all’espansione degli affitti brevi in centro rappresenta uno strumento importante nella direzione di una città attenta alle esigenze dei residenti". È quanto dichiara l’assessore al Welfare Sara Funaro commentando la delibera urbanistica oggi al centro del dibattito in consiglio comunale.
"Chi amministra la città incontra ogni giorno cittadini e il tema della casa, insieme ai servizi sui quali stiamo investendo nell'ambito delle politiche di welfare, è prioritario. Negli ultimi anni nelle grandi città abbiamo assistito a un progressivo aumento degli affitti legato anche alla rendita turistica che ha finito per rendere difficile per i residenti abitare nei centri storici. Firenze non è un’eccezione".
"Dalle città – aggiunge l’assessora Funaro – è arrivata una richiesta forte al governo per regolamentare un mercato ad oggi selvaggio: ad oggi non sono arrivate risposte né su questo tema né su quello collegato dell’emergenza abitativa, come ad esempio l’azzeramento del contributo affitto, sul quale invece come giunta abbiamo deciso di investire. Per questo Firenze ha deciso di varare un provvedimento che tutela il centro storico imponendo delle regole. Un provvedimento politico, come giustamente ha rivendicato il sindaco Dario Nardella, per dare risposte concrete alle esigenze dei cittadini, un provvedimento per dare un segnale forte in un momento in cui la crisi abitativa è sotto gli occhi di tutti e in cui devono essere date risposte concrete ai cittadini" conclude l’assessora.
Cgil-Sunia-Progetto Firenze: "Ora serve la modifica delle norme regionali: ecco le 2 nostre proposte"
Approvazione dell’atto sullo stop agli affitti brevi in centro a Firenze da parte del consiglio comunale, il commento di Bernardo Marasco (segretario generale Cgil Firenze), Laura Grandi (segretaria generale Sunia Firenze) e Grazia Galli (Progetto Firenze): "Si poteva fare meglio? Sì, ma intanto si è fatto qualcosa, contro l’immobilismo generale in merito alla questione. Servirebbe anche una normativa nazionale? Indubbiamente sì, e la proposta elaborata da Alta Tensione Abitativa è la migliore possibile perché affronta uno per uno i nodi che solo una legge nazionale può sciogliere. Lo sosteniamo da tempo, pubblicamente e nei molti momenti di discussione con l’ampio gruppo di associazioni e residenti di tutta Italia che ATA ha saputo coinvolgere.
Tuttavia, non bisogna limitarsi ad addossare tutte le responsabilità di intervento alla maggioranza che attualmente guida il Paese, perché il governo del territorio e la disciplina urbanistica sono, infatti, materie in cui Regione e Comuni possono fare ancora tanto, e molto più di quanto si è visto sin qui. Il prossimo passo, perciò non può che essere quello che da tempo stiamo chiedendo: la modifica delle norme regionali.
Richiediamo alla Regione Toscana, come da tempo facciamo, due modifiche semplici e chiare. Sia l’articolo 99 della legge regionale, n° 65 / 2014 ("Norme per il governo del territorio"), introducendo due sottocategorie all’interno della categoria d’uso residenziale, in modo da permettere ai Comuni di distinguere, in tutto il proprio ambito territoriale e senza automatismi di passaggio, l’uso residenziale proprio da quello a fini di locazione breve, o turistico ricettiva. Al contempo, va modificato l’articolo 54 della legge regionale n° 86 /l 2016 ("Testo Unico del sistema turistico regionale"), laddove per varie fattispecie di attività ricettive extralberghiere la possibilità di insediarsi in immobili a destinazione residenziale senza necessità di cambiarne la destinazione d’uso. Un articolo che entra improvvidamente a piedi pari in materia urbanistica, interferendo con la potestà dei Comuni e alimentando indebite controversie interpretative".
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