Anche nella nostra città ci sono i segni delle difficoltà sociali che connotano il paese: la precarietà del lavoro, i servizi sociali e sanitari (particolare vanto della zona negli ultimi lustri) si restringono, la povertà torna ad aumentare, si allargano le diseguaglianze. Per non dire degli effetti della crisi ambientale-climatica...
In Toscana, ormai, la maggior parte delle città capoluogo sono passate alla destra. Certamente Empoli ha visto negli ultimi anni, con l’amministrazione Barnini, una fase di realizzazioni, con capacità di portare avanti progetti e opere, di vecchia nuova e programmazione. Tuttavia, il periodo storico che hanno attraversato le ultime amministrazioni comunali è stato quello in cui l’ideologia egemone prevedeva che ‘il pubblico’ doveva limitarsi a svolgere funzioni regolatorie per il pieno dispiegamento della concorrenza di mercato, con dosi massicce di privatizzazioni. Questa filosofia si è fatta sentire anche localmente: ricordiamo le sottolineature al sostegno di ‘chi vuol fare’, superando troppo facilmente ogni vincolo di programmazione pubblica (varianti urbanistiche e proposte sulla multiutility, tanto per fare qualche esempio…). Proprio la vicenda ‘multiutility’ (la grande azienda che vorrebbero quotare in borsa per acqua rifiuti gas) ha ormai assunto un valore emblematico. Non a caso nel maggiore partito toscano incominciano incertezze e ripensamenti che evidentemente risentono positivamente di una certa mobilitazione contro la commercializzazione dei beni fondamentali della nostra vita.
Il M5S e le liste di sinistra (Buongiorno Empoli) – che alle ultime elezioni amministrative del 2019 hanno avuto ambedue risultati intorno al 9% - hanno sviluppato forme di controllo e denuncia, con l’appoggio a movimenti su specifiche questioni (ad es. il gassificatore rifiuti e in questi giorni la raccolta firme per il referendum contro la Multiutility quotata in borsa). Certamente l’esperienza di questi anni ha avuto una sua funzione importante, ma dobbiamo essere coscienti che, proprio la rilevanza dei problemi spinge a provare a portare queste istanze al governo della città. Altrimenti ‘la storia’, con i tratti egemonici che abbiamo detto, la detteranno altri.
Le ultime uscite di locali esponenti del Partito Democratico hanno dato l’impressione che si continui a puntare su una funzione di ‘dominus’ della continuità, magari confidando sulle tante relazioni nei mondi dei servizi, coop, associazioni. Non abbiamo visto tanti riferimenti alle problematiche concrete della città e del territorio, e neppure a vicende, pur importanti, che hanno recentemente interessato il territorio, come quelle del ‘keu’, il gassificatore di rifiuti (rispetto alla quale la sindaca ha fatto alla fine la scelta giusta, in seguito alla presa d’atto della insostenibilità del nodo ‘impianto alto rischio-vicinanza a centri abitati’ e dopo grandi mobilitazioni e larghe partecipazioni al dibattito) o la vicenda multiutility. Certamente al PD per primo, in quanto partito che governa in tutti i comuni della zona ed il più consistente, spetterebbe di aprire una stagione nuova, visto che ha mostrato qualche sforzo di rinnovamento a livello nazionale: Se invece si mantenesse, come sembra, su posizioni ‘di rendita’, senza scelte di rottura in funzione dei grandi cambiamenti della realtà cui abbiamo accennato (magari con schemi vetusti, aggregando solo piccole formazioni con minima rappresentanza sociale), sarebbe più probabile, non meno, l’affermazione della destra, al pari delle altre città toscane.
La destra può giocare di rimessa sperando che il vento del governo nazionale non si posi troppo presto e possa spingerla questa volta davvero a contendere la città. E sulle grandi scelte che stanno animando il dibattito cittadino (gassificatore, multiutility) hanno sostanzialmente le stesse posizioni di chi governa la città. Nonostante ciò, se specialmente si presentasse unita (come non è avvenuto nell’ultima tornata amministrativa di maggio in pochi comuni dove ha perso) potrebbe cogliere il frutto di un forte astensionismo che pare non regredire. E non è detto che ‘tanto farebbe cose più o meno uguali a quelle della sinistra’. Potrebbe realizzarsi una ben diversa combinazione di valori e azioni, una nuova egemonia, con un pesante colpo peggiorativo dell’identità di Empoli.
Vediamo tre punti base, irrinunciabili, per marcare un cambiamento e ricollegare la città alla sua storia (quando spesso anticipava necessità e nuove stagioni, specie in tema di servizi pubblici e di tutela ambientale):
- Fermare definitivamente la strada della ‘multiservizi’ quotata in borsa e fare, viceversa, della gestione pubblica di questi servizi il principale volano di una effettiva e non retorica conversione ecologica. La questione è oggettivamente un esempio di dicotomia tra decisione e democrazia. Infatti, la scelta non stava in alcun programma elettorale che, anzi, prometteva la ripubblicizzazione dell’acqua. La decisione pare non sia neppure passata al vaglio politico all’interno del PD.
-Il riorientamento delle priorità dell’azione comunale: meno effimero mercatista e più contrasto delle disuguaglianze (affrontare il forte regresso del settore sociale e sanitario, sviluppare politiche per la casa, per la non autosufficienza, a sostegno delle famiglie in difficoltà, ecc).
-La scelta della candidatura a sindaco che dovrebbe essere conseguente a questi orientamenti, non condizionata da esclusive logiche di partito, che porti all’individuazione di una personalità, preferibilmente civica, che susciti un entusiasmo di rinnovamento e partecipazione.
In ogni caso, il punto irrinunciabile, un livello minimo che fortemente auspichiamo, è l’unità di quelle forze che hanno rappresentato in questi anni la necessità di cambiamento delle politiche locali: Buongiorno Empoli e il nuovo M5S, con la sua peculiare azione di opposizione sul piano nazionale.
Dusca Bartoli, Enrico Roccato, Mauro Valiani
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