Ciao dottore, ti ricorderemo sempre con un sorriso

Il dottor Paolo Bruscino (foto Roberto Taviani)

Bruscino, non c’era nemmeno bisogno di dire Paolo o dottore perché, a Empoli, quel nome lo conoscevano tutti e tutti lo associavano a lui ed alla sua professione medica. Era il dermatologo della nostra città, lo è stato per molti anni e, anche ora che era andato in pensione e continuava a svolgere la sua professione in ambulatori privati, c’era la fila per farsi visitare da lui.

Da qualche settimana si sapeva che non stava bene, la malattia era avanzata e, alla fine, ce lo ha portato via. Sono le fasi della vita più difficili per un medico che, nello svolgimento della sua professione, può magari mentire a fin di bene ad un paziente ammalato ma, purtroppo, quando il paziente diventa lui non può mentire a sé stesso.

Potesse leggere quanto, in questo triste momento, si dice e si scrive, la valanga di commenti social che è partita quando la notizia è diventata di pubblico dominio, vorrebbe sicuramente che non si eccedesse nella retorica. Lo faremo e, proprio per questo, è giusto allargare il suo ricordo ben oltre la professione medica perché Bruscino era molto altro e molto di più.

Istrionico, personaggio a volte eccentrico con il suo maggiolino bianco, il suo baffo, le barzellette e la sua simpatia, aveva riservato una parte importante della sua vita ai deboli, agli ultimi. La mente corre subito ai palestinesi visto che, oltre a far parte dell’associazione di amicizia italo-palestinese che lo ha ricordato con parole piene di affetto e gratitudine, non mancava mai, con il suo consueto stile, di sventolare quando poteva la bandiera di quello stato arabo, per dimostrare la sua vicinanza a un popolo così martoriato. Ma c’era poi altro, la parte forse più importante per la vita di una persona, che è l’essere disponibile, in silenzio, quando qualcuno che non poteva permettersi cure mediche aveva bisogno di lui e della sua professionalità.

“Chiama Bruscino” era la prima cosa che veniva in mente perché lui, quando c’era bisogno, non mancava mai di dire sì, varcando la soglia di un dormitorio o andando dove fosse chi chiedeva aiuto. Ora che ci ha lasciati, la sua verve e la sua vitalità ce lo faranno ricordare sempre con un sorriso, provando così anche a spazzare via l’immancabile vena di tristezza che accompagna ogni distacco terreno.

E’ un altro dei medici empolesi che ci lascia, figlio di un tempo che molti ricordano con un po’ di immancabile nostalgia. Mancherà prima di tutto alla sua famiglia che stringiamo in un forte abbraccio, ma mancherà ad ognuno di noi, alla sua Empoli che lo saluta con le lacrime agli occhi ma con una certezza: quando ti ripenseremo, caro Paolo, lo faremo con un sorriso. Certi, così, di far sorridere ancora una volta anche te.

Marco Mainardi

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