Tre infermieri e due medici della sanità marittima di Livorno sono stati raggiunti da cinque misure cautelari. L'inchiesta è stata condotta dalla polizia e riguarda presunti falsi certificati rilasciati a marittimi e anche per assenteismo. I reati contestati a vario titolo solo corruzione, falsità in atti e false attestazioni o certificazioni, e truffa aggravata ai danni di enti pubblici. Nell'indagine, partita l'estate scorsa, risulterebbero coinvolti altri operatori sanitari e numerosi marittimi.
Un infermiere è finito agli arresti domiciliari ed è stato interdetto dal lavoro per 12 mesi, per gli altri due suoi colleghi e per i due medici disposto l'obbligo di firma e per i dottori anche la sospensione per sei mesi dall'attività professionale.
L'infermiere ai domiciliari avrebbe ricevuto dai marittimi somme di denaro tra 10 e 100 euro o altre utilità per rilasciare falsi certificati medici, cosa che non poteva fare in quanto infermieri. Lui però avrebbe usato le credenziali di medici dell'ufficio e ne avrebbe falsificato la firma. Da novembre 2022 a gennaio 2023 ciò sarebbe avvenuto ventisette volte.
Pure uno dei medici coinvolti risulterebbe indagato per corruzione. Sempre secondo la tesi dell'accusa, anche lui avrebbe ricevuto una somma di denaro ed altre utilità per elaborare certificati medici per malattie non accertate: da dicembre 2022 a gennaio 2023 gli vengono contestati 5 episodi da parte di 3 marittimi. Oltre alla corruzione, lo stesso infermiere e due medici, sono indagati in concorso, per avere falsificato numerosi certificati di malattia a favore di diversi marittimi. I due medici avrebbero firmato certificati di malattia falsi, per visite mediche in realtà non effettuate e attestato, conseguentemente, malattie non verificate, mentre l'infermiere avrebbe redatto materialmente le certificazioni. Da qui emergerebbe anche la contestazione di truffa aggravata ai danni dello Stato.
Il reato di truffa è ipotizzato anche con riferimento a vari episodi di assenteismo che riguarderebbero sempre alcuni medici e alcuni infermieri. Per gli investigatori gli indagati avrebbero inserito manualmente, nel portale di rilevamento della presenza, un orario di entrata e di uscita diverso da quello effettivo.
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