Rigassificatore Piombino: di cosa si tratta, i tempi e le polemiche sull'opera

(foto gonews.it)

Da una parte un piano a carattere nazionale per ridurre, in tempi molto brevi, la dipendenza energetica dalla Russia, dall'altra i timori, soprattutto di natura ambientale, degli amministratori locali. La guerra in Ucraina fa sentire il suo boato anche sulle coste toscane e innesca un possibile conflitto tra strategie internazionali e interessi locali.

Tutto nasce ad aprile, quando il Ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, in un’audizione alla Commissione Affari esteri della Camera, indicò il porto di Piombino come luogo scelto per un rigassificatore galleggiante da installare entro settembre. Nel piano del Governo questo sarebbe dovuto entrare in funzione nell'aprile dell'anno successivo, per circa 1-2 anni. Un progetto che è altamente strategico per l'Italia, in quanto permetterebbe di ridurre significativamente il fabbisogno di gas dalla Russia.

L'importanza dell'opera, non a caso, ha accelerato notevolmente l'iter, a discapito del dialogo con le parti interessate, in primis gli enti locali e gli abitanti della zona. Il Governo non ha perso tempo e già nelle settimane successive all'annuncio ha organizzato una serie di incontri con la Regione Toscana, il Comune di Piombino, la SNAM (Società nazionale metanodotti) e l'autorità portuale per analizzare nel dettaglio i profili tecnici del progetto. SNAM il 1 giugno annuncia di aver acquistato il rigassificatore, mentre una settimana dopo il presidente Eugenio Giani è nominato Commissario dell'opera, un ulteriore pressione del Governo per velocizzare l'iter burocratico delle autorizzazioni e chiudere al più presto la partita. Il dialogo sembra quindi avviato su una doppia velocità: mentre il Governo procedeva a passi spediti, aumentavano infatti riserve e dubbi da parte degli Enti locali, a partire dal Comune di Piombino che si è opposto all'opera.

In appena tre mesi, tempi da record per i ben noti standard italiani, il Governo ha quindi messo in tavola l'opera, mentre sindaci e abitanti dovevano ancora sedersi a tavola. Peraltro senza ben sapere quali fossero le 'portate', dato che non si hanno troppe informazioni sul progetto  (Il quotidiano Domani ha pubblicato una sintesi lo scorso 20 giugno).

I malumori non si sono quindi fatti attendere: un fronte trasversale di forze politiche locali, dalla Lega al M5S fino a Rifondazione, di amministratori locali, come il sindaco di Piombino, fino ad associazioni ambientaliste, da Greenpeace a Legambiente, e tanti cittadini, si sono schierati contro l'opera. Il "No" è stato scandito bene attraverso una serie di iniziative e manifestazioni di piazza, in particolare il 18 giugno, a cui hanno partecipato circa duemila persone, e il 1 luglio.

COSA SI SA DEL RIGASSIFICATORE

Da quel che al momento è noto il rigassificatore, che ha già un nome, Golar Tundra, sarebbe una grande nave, lunga 293 metri e larga 40, che occuperà un’intera banchina del porto di Piombino, per un periodo di almeno 2 anni. È una Floating Storage and Regasification Unit, utilizzabile cioè per il trasporto di gas liquefatto,oppure come impianto di rigassificazione: in sostanza la nave permette di trasformare il combustibile da liquido, di volume circa 600 volte inferiore, a gas. Questo processo avviene attraverso un trattamento termico: rasportato ad una temperatura di -162°, torna allo stato gassoso con un riscaldamento controllato all’interno di un vaporizzatore. Questo processo di riscaldamento avviene facendo passare il GNL all’interno di tubi immersi in acqua marina.

La Golar Tundra permetterebbe di lavorare fino a 5 miliardi di metri cubi all’anno, riducendo il combustibile comprato dalla Russia (circa 29 miliardi di metri cubi). Secondo la società SNAM la nave da sola potrà contribuire al 6,5 per cento del fabbisogno nazionale.

LE PREOCCUPAZIONI SUGLI IMPATTI AMBIENTALI

A preoccupare cittadini e sindaci sarebbe il cloro scaricato in mare dal rigassificatore, che secondo le previsioni sarebbe di circa 50 chili al giorno, oltre alla installazione di un tubo lungo 8 chilometri dalla nave fino alla rete del gas sulla terraferma. Nel primo caso, quindi, l'immissione di grosse quantità di cloro in acqua, dall'altro l'installazione di un tubo che dovrà avvenire o sottoterra o in superficie, a discapito del paesaggio. Anche i pescatori sono inoltre preoccupati dei loro allevamenti. Altre preoccupazioni riguardano l'impatto del rigassificatore sulle attività del porto, che potrebbero essere ridotte a causa dello spazio occupato dalla nave e delle opere necessarie al suo funzionamento.

Il sindaco di Piombino parla quindi di un danno "economico, sociale, ambientale e turistico". Cingolani ha promesso "giuste compensazioni" e ha ribadito l'importanza strategica dell'opera senza la quale si sarebbe dovuto 'staccare a luce' del sistema produttivo italiano. Gli ha fatto eco Giani, il quale pur riconoscendo la bontà dell'opera, scarica sul Governo l'eventuale protesta, richiamandosi più meno esplicitamente ad una decisione dall'alto. La rassicurazione data, al momento, dal presidente è che la concessione sarà breve, da 1 a 3 anni, e non 25 come  aveva richiesto SNAM. Al momento sembra un po' poco e il fronte del "No" rischia di diventare una bomba politica per la Giunta Giani, ma anche un ostacolo alla politica estera del Governo italiano.

 

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