In commissione sulle infiltrazioni mafiose e della criminalità organizzata, il quadro delle attività. Confermato l’avvio dei lavori sulla strada 429 con risorse già autorizzate e finanziate dalla Regione
I lavori per la messa in sicurezza di emergenza della strada 429 “sono stati affidati e partiranno in tempi brevi. Le risorse regionali sono già autorizzate”. L’accordo di programma per il trattamento dei reflui civili, siglato nel 2013 per complessivi 204milioni, “se ritenuto ancora utile, andrebbe forse integrato con un allegato. Il presidente Giani dovrebbe esprimersi”. Lo ha dichiarato il commissario straordinario per il presidio e coordinamento delle attività in materia di ambiente, Renata Laura Caselli, in commissione d’inchiesta sulle infiltrazioni mafiose e della criminalità organizzata, guidata da Elena Meini (Lega).
La nomina, relativamente recente (9 luglio), “è nota alla Commissione perché apparsa sulla stampa. Avremmo preferito fosse l’assessore Monia Monni ad informarci” ha tenuto a precisare la presidente Meini in apertura di seduta.
Il quadro disegnato da Caselli, già responsabile del settore Servizi pubblici locali, energia, inquinamenti e bonifiche della Regione, è stato accurato e ha riguardato 12 siti, “abbastanza diversi tra loro”, oggetto dell’inchiesta. “L’incarico affidatomi è di supporto all’assessorato. Operativamente e in sinergia con Arpat, lavoriamo per presidiare ogni situazione in stretto raccordo con i Comuni interessati perché le procedure da attivare per la messa in sicurezza o la bonifica devono seguire iter spesso anche complessi”. Si tratta insomma di “stabilire se ad attuare le eventuali diffide devono essere i Comuni o se il percorso da seguire è altro” ha spiegato Caselli dichiarando che il confine “non è sempre ben definito”. Certo è, ha precisato, che la priorità seguita è stata quella di non perdere tempo: “operare con velocità seguendo le indicazioni di Arpat relative alle rilevazioni sullo stato di contaminazione e rischio di diffusione”. Acquisti i dati dell’Agenzia regionale, “sono stati definiti gli interventi di messa in sicurezza di urgenza in attesa di definire i procedimenti di medio termine per la rimozione o bonifica solo per alcuni siti”, ha precisato il commissario.
E nello specifico ha dichiarato che per gli impianti Lerose di Bucine e Pontedera, “autorizzati in Aia per il trattamento di inerti”, le autorizzazioni sono state revocate e, in particolare, per il sito in provincia di Pisa “è già stata emessa diffida per mettere in atto interventi d’urgenza”. Per Bucine la diffida “è in fase di emanazione, molto probabilmente la Regione si dovrà sostituire in danno per gli interventi da fare”.
Sul sito della società agricola I Lecci di Peccioli, Caselli ha informato che sono già state date “disposizioni per la messa in sicurezza e per un eventuale rispristino dell’area. Abbiamo conferma che sono già in fase di predisposizione gli atti necessari per l’avvio degli interventi che potrebbero essere realizzati dal proprietario”. Per quanto attiene il sito di Montaione, “siamo in attesa di dati e di indicazioni dalla Procura per capire che tipo di intervento realizzare anche se il materiale è stato collocato al di sotto di una strada quindi la situazione è più protetta”, ha spiegato.
Sul terreno Ecogest a Massarosa il procedimento d’urgenza e stato avviato da tempo e i cumuli già ricoperti: “siamo in attesa di indicazioni per stabilire le modalità di messa in sicurezza definitiva del sito”. Su
Green Park di Pontedera c’è la disponibilità del proprietario ad intervenire, si tratta di stabilire se procedere con la bonifica o con altro procedimento. Sul cantiere per la lottizzazione a Bucine (Ar) le indicazioni sulla contaminazione prodotte da Arpat sono già pervenute e il proprietario sembra essere disponibile alla rimozione. Sempre a Bucine, in un terreno agricolo adiacente all’impianto Lerose, si è rilevata contaminazione “abbastanza importante. Adesso si tratta di capire se occorre una messa in sicurezza permanente, ma dobbiamo attendere l’eventuale risposta alla richiesta di diffida rivolta al proprietario e nel caso fosse negativa dovremo intervenire in sostituzione”, ha detto ancora.
Adiacente alla discarica di Terranuova Bracciolini, presso un pozzo di monitoraggio, è stata rilevata la presenza di metalli. Anche in questo caso c’è la disponibilità del gestore a farsi carco del percorso di messa in sicurezza, sono in corso “approfondimenti per capire la provenienza del superamento rilevato, si suppone derivi dalla realizzazione di una strada di accesso al sito frutto di un affidamento con protocollo siglato dalla Provincia qualche anno fa”.
Sollecitata da domande della presidente Meini e dal consigliere Alessandro Capecchi (Fratelli d’Italia), Caselli ha parlato anche dell’accordo per il riassetto del sistema di depurazione industriale e civile della Valdera, Val di Nievole, Empolese Valdelsa, siglato nel 2013. Da allora “sono passate due legislature, le Province di Pisa e Pistoia non hanno più un ruolo specifico visto che le competenze in materia ambientale sono passate alla Regione. Mi domando allora se è utile siglarlo di nuovo. Sarebbe opportuno che il presidente Giani si esprimesse a conferma dell’accordo anche perché ci sono elementi di carattere formale che occorre affrontare”. “Ammesso e concesso che c’è interesse a mantenerlo, occorre magari siglare un nuovo allegato nel quale riportare gli interventi da realizzare con le nuove scadenze e aggiornando anche gli strumenti di monitoraggio”, ha dichiarato il commissario.
L’accordo, in estrema sintesi e per come lo ha spiegato ai commissari, nasce “”principalmente per un fine pubblico”. La commistione e i dubbi di legittimità sollevati da Capecchi sono stati sciolti da Caselli: “la normativa nazionale consente che il servizio pubblico possa essere svolto da un soggetto esterno al servizio idrico integrato. Laddove questi soggetti di mercato svolgono un servizio pubblico sono sottoposti a disciplina di regolazione. Nel caso di riva sinistra la fognatura e gli impianti di depurazione sono di proprietà pubblica in gestione al privato Cuoiodepur. Acquarno, invece, opera in impianto di natura privata attraverso un atto di servitù perpetua del 2016 per la gestione dei reflui civili. In quell’addendum vi è l’obbligo di collettamento delle acque reflue urbane”. “Gli strumenti per validare queste operazioni sono previsti dal contesto normativo nazionale e dalla lettura dei vari atti, al momento non emergono elementi di illegittimità”, ha detto ancora il commissario.
Visti i tempi stretti della Commissione (entro il 17 novembre i lavori si dovranno chiudere) la presidente Meini ha chiesto l’acquisizione di dati e verbali in tempi rapidi e nello specifico Caselli dovrà inviare copia dell’accordo del 2013, i verbali del comitato di vigilanza, una nota sullo stato di avanzamento delle operazioni sui siti coinvolti nell’inchiesta, l’addendum di servitù perpetua per Aquarno.
Fonte: Consiglio regionale della Toscana - Ufficio stampa
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