Mostre: inaugurata la mostra di Luciano Pasquini 'Il coraggio della bellezza'
È stata inaugurata la mostra di Luciano Pasquini. “Il coraggio della bellezza”, a cura di Michelangelo Pepe, nello Spazio espositivo C.A. Ciampi, a palazzo del Pegaso in via de’ Pucci 16. L’apertura ufficiale era stata rinviata perché coincideva con il giorno del lutto regionale per la tragedia di Calenzano.
Luciano Pasquini pittore autodidatta, cresciuto nel territorio di Impruneta e dai suoi paesaggi ne è rimasto fortemente influenzato. Si avvia alla pittura a partire dal 1971 ed è oggi pittore dal largo apprezzamento di critica e pubblico in Italia e all’estero. Ha realizzato numerose mostre personali e pubblicato importanti cataloghi sulla sua opera. L’apertura ufficiale è avvenuta con l’intervento della presidente della Commissione Cultura Cristina Giachi e alla presenza dell’artista Luciano Pasquini.
“Un pittore toscano di grande qualità Pasquini che presenta la sua produzione recente, dai bellissimi fiori ai molti paesaggi toscani, ci sono i nostri tetti, le nostre colline, le aree coltivate, le morbidezze della visione – ha detto Cristina Giachi presidente della commissione Cultura – e c’è qualche tocco in più nel colore, ci sono dei colori più sognanti rispetto ai toni più ruvidi della nostra campagna. C’è un ‘umanità che non si vede raffigurata, ma l’uomo è in tutte le visioni che vediamo, nelle case abitate e nello sguardo che si posa su questa campagna bellissima. Una natura prorompente, addomesticata dall’uomo, e i quadri dell’artista riescono a cogliere un’identità del nostro territorio, tra la naturalità e l’aspetto più selvaggio e l’intervento dell’uomo che ha addomesticato la natura e la rende quella meraviglia che tutto il mondo ci invidia.”
“I quadri di Luciano Pasquini ci conducono ad osservare la bellezza dei paesaggi toscani – scrive in catalogo Antonio Mazzeo presidente del Consiglio regionale – in mezzo ai colori dei fiori, all’armonia dei casolari, alla dolcezza delle sue colline, alla pace profonda del suo mare. Grazie allo sguardo poetico di Pasquini che anche noi riusciamo a cogliere negli angoli consueti del paesaggio che circonda quei particolari capaci di evocare emozioni nascoste nel nostro animo.”
“Una mostra a cui tengo molto e dopo Firenze andrà a Numana nelle Marche dove aprirà un nuovo museo. Le opere sono state scelta dal curatore Michelangelo Pepe – ci ha detto l’artista Luciano Pasquini – e danno un’idea perfetta del mio lavoro. Ci sono nelle opere più recenti colori più forti e violenti, che nascono da una maggiore libertà di espressione che ho avuto dopo un ictus che mi ha colpito e ha in qualche modo modificato il mio stile. Non ho più paura di affrontare una tela bianca e di dipingere con libertà il mio mondo poetico.”
Scrive in catalogo il curatore e critico Michelangelo Pepe: “L’arte di Luciano Pasquini è Concettuale. Lo è perché non è banale, non rappresenta ma racconta, non risolve ma suscita emozioni, non contempla ma pone interrogativi; lo è perché Pasquini narra le sue emozioni, le vive. E l’idea del Bello, perseguita per anni con coerenza e passione, gli consente oggi di andare oltre la cronaca e di diventare un pezzo importante della storia dell’arte italiana. Soltanto uno sguardo superficiale può giudicare la pittura di Pasquini semplice. Dietro la purezza del risultato finale c’è un gesto nervoso, complesso, pieno di sfumature. Una tela piena di graffi, di segni, di colpi di pennello anche casuali che poi vanno a comporre una figurazione risolta nella felice comprensione del tutto. Laddove altri pittori scelgono l’inquietudine e il tormento del gesto come manifesto esplicito del loro lavoro, Pasquini adotta spesso tecniche aggressive nel suo “fare pittorico”, ma che poi nasconde e appiana nel risultato finale. Del resto, questo è coerente con il carattere dell’uomo. Luciano Pasquini nella immediatezza di una prima conoscenza è persona solare, schietta, a volte persino ingenua; poi scavando (e nemmeno tanto), viene fuori un’anima tormentata, a volte fragile. La sapienza di Pasquini è racchiusa dal mettere tutto il patimento del fare pittorico al servizio di una resa di grande serenità. Lo spettatore si compiace e si rassicura dentro scenari a lui familiari, che contengono gli archetipi di mondi sognati e desiderati, ma non si accorge che in realtà sta assistendo a una lotta interiore tra l’istinto di urlare la propria agitazione, e il bisogno di placare l’anima con una risposta calda e rassicurante. Prevale sicuramente il risultato finale, con il senso compiuto di una pace raggiunta, sia pure solo come compromesso.”
Fonte: Consiglio regionale della Toscana