Cadaveri nelle valigie, l'omicidio dei coniugi Pasho torna in aula
Processo d'appello a Firenze per il caso dell'omicidio dei coniugi albanesi di Castelfiorentino Teuta e Shpetim Pasho, uccisi nel novembre 2015 i cui corpi furono ritrovati all'interno di quattro valige cinque anni dopo, nel dicembre 2020 in un campo alla periferia di Firenze tra la Fi-Pi-Li e il carcere di Sollicciano. In aula il figlio delle vittime ed ex fidanzato dell'unica imputata, Elona Kalesha, ha protestato durante le arringhe dei difensori della donna ed è stato allontanato. L'accusa ha chiesto l'ergastolo per Kalesha, condannata in primo grado a 30 anni di reclusione. Sentenza che, secondo gli avvocati dell'imputata, "presenta fragilità incolmabili e va riformata" chiedendo l'assoluzione per insufficienza di prove.
Secondo la sentenza di primo grado, tra i moventi il denaro e che la donna temeva che i Pasho avrebbero potuto svelare al figlio che aspettava un bambino da un altro uomo. Sempre secondo i difensori, che avevano presentato ricorso in appello, "non vi è certezza che i coniugi siano stati uccisi e fatti a pezzi nell'appartamento in via Fontana" a Firenze, appartamento che secondo l'accusa la donna aveva preso in affitto per i suoceri, in attesa di incontrare il figlio uscito dal carcere. La sentenza è fissata per il 12 febbraio 2025.