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Aurora, salvata da un dispositivo che porta il suo nome: impiantato un defibrillatore innovativo

Alla ragazza, che ha compiuto 18 anni durante il ricovero all’Ospedale del Cuore, è stato impiantato, per la prima volta in Toscana, un defibrillatore innovativo

Tanti palloncini colorati, i fiori e il sorriso di famigliari e medici: ha celebrato così, il 18 ottobre scorso, nella degenza dell'Ospedale del Cuore di Massa, il suo diciottesimo compleanno. Un compleanno che vale doppio, perché Aurora non ha festeggiato solo la maggiore età, ma anche quella che lei chiama “la sua seconda vita". Una rinascita dopo la malattia e l’arresto cardiaco. Un ritorno alla vita consentito da un innovativo dispositivo, il primo nel suo genere impiantato in Toscana. Un defibrillatore che - strano scherzo del destino -  porta proprio il suo stesso nome: Aurora.

Una storia di incontri e coincidenze quella della giovane lunigianese, nata con una patologia che può alterare l’attività elettrica del cuore, con il rischio di gravi aritmie. Patologia che, però, non si era ancora manifestata con sintomi importanti.

Lo scorso 14 ottobre, la ragazza si sottopone ad uno studio elettrofisiologico, un esame per accertare eventuali anomalie elettriche del cuore e verificare la necessità di un defibrillatore. Proprio durante l’esame, si innesca un’aritmia e Aurora va in arresto cardiaco, il suo cuore si ferma. I medici praticano la rianimazione per oltre 40 minuti, ma il massaggio cardiaco non basta; decidono, quindi, di impiantare l’Ecmo, la  macchina cuore - polmoni. A farlo è la dottoressa Francesca Chiaramonti.

La macchina consente al cuore di tornare a battere in autonomia, Aurora si riprende, ma il suo cuore ha comunque bisogno di un ausilio: serve un defibrillatore che, impiantato, intervenga con un impulso elettrico regolarizzando il battito nel caso si manifestino altre aritmie.
I dispositivi utilizzati fino ad ora non sono adatti ad Aurora, per lei ne serve uno speciale. Un dispositivo, mai impiantato prima in Toscana: si chiama come lei, Aurora. E’ un defibrillatore più piccolo degli altri e viene collocato così vicino al cuore che l’impulso elettrico inviato, in caso di necessità, è molto ridotto rispetto a quello di altri dispositivi. Non solo, il nuovo defibrillatore ha un periodo di autonomia più lungo.

Un device innovativo, quindi, il cui impianto richiede la stretta collaborazione tra l’elettrofisiologo e il cardiochirurgo. Il team di Monasterio quel device lo conosce bene, la dottoressa Silvia Garibaldi, elettrofisiologa e il dottor Giovanni Concistrè, cardiochirurgo, sono formati e certificati per l'impianto.
L’intervento, nella sala ibrida del nuovo blocco operatorio, viene pianificato nei minimi dettagli. Il team è composto dai dottori Andrea Rossi, Silvia Garibaldi, Giovanni Concistrè, Alessia Lenoci e Federica Ceccotti.

L'impianto riesce perfettamente, il dispositivo Aurora diventa l’alleato più prezioso per la giovane paziente: il suo cuore ora batte regolarmente.

Il 18 ottobre Aurora compie 18 anni. E i medici, gli infermieri, i tecnici festeggiano con lei e con la sua famiglia. Nei giorni scorsi la giovane torna all’Ospedale del Cuore per un controllo: il device funziona correttamente ed Aurora sta bene. Tra pochi giorni tornerà a scuola e organizzerà una grande festa con amici e parenti per il traguardo della maggiore  età e per “la sua seconda vita”.
Sono stati giorni difficilissimi  -  confida Francesca , la mamma di Aurora - ringrazio i medici che mi sono stati vicini. Ho trovato in loro professionalità, umanità e una grandissima  umiltà ".
In ospedale - racconta Aurora commossa -  ho festeggiato i miei 18 anni e l’inizio di una nuova vita.  Da oggi avrò due date da celebrare, quella in cui sono nata e quella in cui mi sono risvegliata e sono tornata a vivere. Grazie infinite a tutti coloro che mi sono stati vicini e a tutto il team del reparto e della sala operatoria. Sono tornata alla vita, mille volte grazie”.

La storia  di Aurora - sono le parole di Marco Torre, Direttore Generale di Monasterio - ci rappresenta: la patologia congenita, il nostro team multidisciplinare, la personalizzazione della cura che ci porta a impiantare un device altamente innovativo perché Aurora aveva bisogno proprio di quello che, stranamente, portava il suo nome. E la immancabile umanità di tutto il nostro personale. Tecnologia  e innovazione  sono una risorsa preziosissima per Monasterio, ma la loro forza è amplificata proprio da quella umanità e dalla capacità di mettere la persona sempre al centro. Per questo ci siamo sentiti tutti invitati al diciottesimo compleanno di Aurora perché la sua storia  è anche la nostra. Grazie a tutto il team e buona vita alla giovane Aurora”.

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