La medicina di genere al centro delle politiche regionali
Barra a dritta sulla medicina di genere. “Qualcosa che riguarda la salute di tutte e tutti, su cui da parecchio tempo la Toscana ha dimostrato grande sensibilità e su cui il confronto è fondamentale” dice il presidente della Regione Eugenio Giani. “Una delle nuove frontiere da perseguire nella costruzione delle politiche sanitarie” sottolinea a sua volta l’assessore al diritto alla salute, Simone Bezzini. Una frontiera dove la Toscana può rivendicare di essere per l’appunto terra d’avanguardia, con progettualità che hanno anticipato quelle poi diffuse in tutto Paese.
Di medicina di genere si è discusso al Congresso medico fiorentino, che proseguirà anche il 22 novembre, organizzato nell’auditorium di Careggi a Firenze e parte del programma della “Toscana delle donne”. Un evento formativo a cui hanno partecipato, in presenza ed online, centinaia di studenti, specializzandi e medici.
La medicina di genere non è una novità per la Toscana, Se ne parla dal 2008, è stato il tema di un protocollo firmato con Inail nel 2010 – si ricorda nel corso del congresso -, nel 2014 nasce il Centro regionale di coordinamento e nel 2016 prende avvio un master universitario specifico. Anni di ricerca e di buone pratiche, premi per la pubblicazioni fatte ed attenzioni dedicate all’elaborazione di percorsi di cura e di presa in carico che tengano conto di come una stessa malattia comporti rischi diversi tra uomini e donne ed anche manifestazioni, sintomi e risposte diverse. Medicina di genere dunque per migliorare appropriatezza e personalizzazione delle cure. Medicina di genere come medicina delle differenze e trasversale.
Le malattie dell'apparato osteomuscolare colpiscono di più le donne. Ma forse, proprio perché l’osteoporosi è più studiata e controllata nel sesso femminile, ecco che sono più gli uomini che muoiono a seguito di una frattura al femore. Ugualmente le donne soffrono maggiormente di depressione, ma più alto è il tasso di suicidi tra gli uomini. Nelle donne diversi ed atipici sono i sintomi che precedono un infarto. Diversa è anche la natura del tumore al colon retto, ad esempio, che si sviluppa più tardi e non allo stesso modo, con diagnosi precoci che possono risultare più complicate. Diverso tra uomini e donne è anche il modo di reagire ai farmaci, che finora sono però testati quasi esclusivamente tra i maschi. Differenze pure culturali e sociali: tra le adolescenti ad esempio crescono i comportamenti a rischio, come bere e fumare, mentre sono in calo tra i coetanei maschi. In genere le donne vivono più a lungo degli uomini, ma passano l'ultima parte della vita in condizioni peggiori degli uomini.
Far crescere la medicina di genere vuol dire investire dunque sulla formazione, sulla costruzione di percorsi diagnostici terapeutici assistenziali specifici e sulla costruzione di reti.
“Tutto questo – evidenzia l’assessore Bezzini - può essere complicato in un contesto dove ci sono elementi di difficoltà. Ma non bisogna farci piegare dalle difficoltà quotidiane ma cercare di progettare e guardare al futuro. Vuol dire, sulla medicina di genere come in altri settori, lavorare su elementi di innovazione incrociando i bisogni di salute che si stanno evolvendo. E in questo grande importanza hanno i momenti formativi accanto all’assistenza”. “Quando si parla di medicina di genere - conclude - si tengono insieme il diritto alla salute ed altri diritti fondamentali della persona e la Toscana non vuole regredire di un millimetro su questo e, se possibile, avanzare”.
Fonte: Regione Toscana - Ufficio Stampa